L'annuncio del presidente francese ha provocato una corsa alle prenotazioni per il vaccino che ha toccato quasi 1 milione di richieste in un giorno. Una strategia che, così, anche in Italia in molti auspicano per dare un ulteriore sprint alla campagna d'immunizzazione. Se la leader di Fratelli d'Italia si dice contraria, sono in molti coloro che la trovano una soluzione corretta per limitare il rischio di una nuova ondata
Se in Francia esultano per lo sprint impresso alla campagna di vaccinazione dall’annuncio del presidente Emmanuel Macron dell’intenzione di impedire l’ingresso nei locali al chiuso, agli eventi e sui mezzi pubblici alle persone che rifiutano di vaccinarsi, e quindi senza green pass, in Italia a scagliarsi contro questa linea condivisa da diversi esponenti politici, sia di destra che di sinistra, è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “L’idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante, è l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile”, ha scritto su Twitter. E più tardi si allinea anche Matteo Salvini: “Vaccino, tampone o green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo“.
Di diversa opinione, però, alcuni leader ed esponenti di partito, da Matteo Renzi a Paola De Micheli, oltre ad alcuni governatori che si sono già esposti pubblicamente. “Il mio consiglio è seguire Macron – ha detto il leader di Italia Viva – Ieri ha fatto un discorso potente e pesante, probabilmente in Francia occorrerà il green pass per entrare anche in bar, ristoranti e teatri. Rischiamo di andare lì anche noi. La mia opinione personale è che io sarei per l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e scolastico. Ma è una mia opinione personale”. Anche l’ex ministra dei Trasporti invita ad adottare “anche in Italia la linea annunciata dal presidente francese Emmanuel Macron di voler estendere il green pass per accedere a ristoranti, caffè e trasporti. Di fronte alla risalita dei contagi a causa delle varianti del virus occorre ribadire un principio fondamentale a chi è ancora scettico, ossia che vaccinarsi è l’unico modo per proteggere noi stessi e gli altri, soprattutto le persone più fragili. Per questo è giusto riconoscere a chi si vaccina la possibilità di tornare a una vita normale. Occorre un di più di responsabilità anche per affrontare la stagione autunnale”. Una posizione sposata anche dalla collega di partito, Alessia Morani.
Anche da Forza Italia, la presidente dei senatori Anna Maria Bernini non boccia l’idea macroniana, anche se sostiene che basterebbe intanto rendere obbligatoria l’immunizzazione per tutto il personale sanitario e scolastico: “In Francia quasi un milione di persone ha preso appuntamento per il vaccino dopo che Macron ha annunciato l’obbligo del certificato Covid per accedere a bar, ristoranti, teatri, centri commerciali e mezzi pubblici. Una misura draconiana ma ritenuta necessaria per salvare le vacanze estive e l’economia e per scongiurare una ripresa esponenziale dei contagi. In Italia un piano vaccinale eccellente rischia di essere vanificato dai milioni di indecisi e la mobilitazione di medici di base e farmacisti rischia di non essere sufficiente perché l’autunno è vicino, insieme alla riapertura delle scuole. Ecco, se non è percorribile la strada del green pass obbligatorio alla francese che penalizzerebbe consumi e ripresa turistica, almeno per i 200mila insegnanti ancora non vaccinati introdurre l’obbligo come per gli operatori sanitari non dovrebbe essere considerato un’eresia illiberale”.
Per il Movimento 5 Stelle, invece, si tratta di un’ipotesi prematura: “Al momento – scrivono i deputati e le deputate M5s in Commissione Affari sociali- l’ipotesi di un pass sanitario esteso come quello pensato in Francia per entrare nei ristoranti, nei bar, negli aerei, nei treni, al cinema e a teatro ci pare prematura e pone non pochi interrogativi anche dal punto di vista pratico, soprattutto per coloro che non possono vaccinarsi e devono forzatamente ricorrere al tampone. Oggi con i vaccini abbiamo un’arma straordinaria che la scorsa estate non avevamo. Siamo fermamente convinti che si possa arrivare all’immunità di gregge con l’adesione convinta della stragrande maggioranza degli italiani che già durante le fasi più dure della pandemia hanno dimostrato grande senso di responsabilità”.
Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, si dice invece totalmente d’accordo col presidente francese: “Se il governo italiano” metterà in campo gli stessi provvedimenti “saremo pronti a farlo convintamente – ha detto – Se non si vuole proporre l’obbligo vaccinale per alcune categorie, si agevoli la volontà delle persone dando la possibilità ai vaccinati di fare una vita normale. Chi sceglie di non usufruire di quanto la scienza e la tecnica ha messo a disposizione, ne pagherà le conseguenze in qualità della vita”. E aggiunge: “È una decisione legittima. Io sono sempre stato contrario a imposizioni e divieti ma in una situazione così complessa qualche sprone a far andare avanti la campagna vaccinale è necessario. Bisogna incentivare le categorie più restie a vaccinarsi con una serie di azioni come quelle messe in campo dalla Francia”.
Più indeciso il presidente lombardo, Attilio Fontana, che interpellato sulla questione prima si dice “sicuramente favorevole a una misura di questo genere”, pur ricordando che “a Roma mi sembra che ci sia una riunione con il Garante della Privacy perché pare esistano problematiche di questo genere”. Una posizione che aveva stupito, vista anche quella esplicitata qualche ora dopo dal leader della Lega Salvini. Tanto che, infatti, poco dopo il governatore puntualizza: “Io non ho detto che si debba incentivare il green pass. Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene. Tutto qui. Non è che io chieda l’utilizzo del green pass per andare al ristorante. In questo momento, oltre a non essere possibile in Italia per privacy, in Lombardia non ce ne è bisogno anche perché le adesioni alla nostra campagna sono sopra la media nazionale” .
Il governatore campano, Vincenzo De Luca, rivendica invece la paternità dell’idea, dicendo che “il green pass l’abbiamo fatto quattro mesi fa in Campania, anche se abbiamo un governo nazionale che è molto distratto da questo punto di vista. La nostra carta di vaccinazione la rilasciamo dopo la seconda dose. Avrebbero potuto seguire l’esempio della Campania sia il governo italiano che il governo francese e avrebbero risolto i problemi”. E aggiunge che un provvedimento come quello francese, nella sua regione, non ha motivo di essere proposto perché di fatto già in essere: “Andremo avanti così, avremo la tessera di vaccinazione che consentirà di viaggiare con tranquillità, di prendere l’aereo e i treni, di andare al cinema, teatro e ristoranti, però dobbiamo completare la vaccinazione”.
Mentre l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, chiede all’esecutivo maggiore chiarezza sull’uso da fare del documento vaccinale: “Sarebbe utile che il Governo decidesse in che maniera vada utilizzato il green pass, possibilmente con la vaccinazione completa, prima di adottare misure restrittive generalizzate con i vecchi parametri. Milioni di cittadini hanno scaricato questo documento ma si fa difficoltà a comprendere a cosa serva se non viene messo in campo un meccanismo regolatorio come in Francia. I parametri utilizzati per i colori dovrebbero essere attualizzati. Oggi sono prioritari due indicatori, ossia il tasso di completa copertura vaccinale e il tasso di ospedalizzazione”. Ma sull’idea macroniana dice: “Non ci vedrei nulla di strano, ma solo un discorso coerente. D’altronde se in piscina si entra con la cuffia, non vedo perché chi deve, ad esempio, viaggiare in treno non lo possa fare esibendo, assieme al titolo di viaggio, anche il green pass”.