di Eugenia Romanelli
Loredana Bertè, dai propri social, risponde al nostro Movimento Culturale che, il 4 giugno scorso, dalle pagine di rewriters.it (ecco l’articolo), le aveva proposto il Premio ReWriters: “Cari amici di ReWriters, sono orgogliosa di accettare il vostro Premio come riscrittrice dell’immaginario”.
Cari amici di @Rewritersmag sono orgogliosa di accettare il vostro premio come riscrittrice dell’immaginario ????????????️????
Grazie di cuore#grazie #premio #rewriters pic.twitter.com/5JHVehZX4A— Loredana Bertè (@LoredanaBerte) June 30, 2021
Ma cosa significa “riscrivere l’immaginario”? Me lo ha chiesto inizialmente la sua manager, Francesca Losappio, da anni al fianco di un’artista mai scontata, che ha lavorato con artisti complessi e straordinari come Woody Allen, Jose Carreras, Joaquin Cortes, Alan Parson Project, Toto, Madonna, Jimmy Somerville, Marc Almond, Tony Hadley, Patty Pravo, Gianna Nannini, Boy George, Dead or Alive, Grace Jones, insomma, mica cippa.
Significa progettare un nuovo design dell’esistenza, essere designer esistenziali, immettere nella cultura planetaria e nelle sue espressioni, nuovi simboli potenti capaci di generare sistemi di pensiero e weltanshauung innovativi, basati su giustizia intergenerazionale, pluralismo, inclusione, sostenibilità, fluidità, diritti. Una sorta di attivismo vocazionale laico in area socioculturale, un umanesimo 4.0, una rivoluzione valoriale. Insomma, un progetto politico, se si riesce a recuperare il significato originario di questa bellissima parola, che ha a che fare con qualcosa dimenticata da tempo, come direbbe Il Piccolo Principe, e cioè il bene comune.
Per fare questo, servono artistə, pubblicitarə, comunicatorə, filosofə, designer, ma anche attivistə, giovani e giovanissimi, e poi changemeker nella moda, nella politica, nell’impresa, nelle nuove tecnologie, servono bioeticə, scienziatə, artigianə del pensiero laterale, influencer e testimonial, e così via.
Losappio si è entusiasmata, e con lei Loredana, che ha scritto un saggio sulla cultura fluida delle nuove contemporaneità per il Mag-Book di ReWriters di agosto (Queer, a cura degli artisti in drag KarmaB.) che uscirà il 4 e verrà presentato lo stesso giorno alle 18 in diretta streaming sul canale Facebook ReWriters Magazine (ma anche sul sito e sul canale YouTube). Ecco un passaggio in anteprima:
“A volte mi sembra di assistere al nuovo Medioevo, pandemia inclusa! Ed è davvero un paradosso perché da una parte vedi giovani tranquilli, rilassati, sessualmente fluidi (sia per una questione di identità di genere che di orientamento) e dall’altra il rinascere di gruppi e idee di estrema destra tra gli stessi sopra citati, pronti ad intervenire con brutalità e violenza (anche verbale) al minimo accenno di libertà e lo Stato è assente! Dobbiamo uscire da questo Nuovo Medioevo e riscrivere tutto l’immaginario. Spero solo, davvero, che un giorno, ‘da qualche parte oltre l’arcobaleno’ non ci sia più bisogno di sventolarla questa bandiera poiché saremo tutti liberi e fusi in un’unica parola senza bisogno di acronimi: umanità. E l’umanità, si sa, è variegata”.
Il Premio ReWriters verrà assegnato a Loredana Bertè in data e location ancora da definire, ma certamente a Roma, dove è stato fondato il Movimento Culturale e dove risiede l’Associazione ReWriters, di cui sono Presidente. Non è escluso che l’artista faccia una comparsa al ReWriters fest. di ottobre (qui il programma), realizzato con la Regione Lazio e grazie all’entusiasmo di due donne straordinarie, vere portatrici di cambiamento, Sabrina Alfonsi, Presidente del Municipio I Roma Centro e Marta Leonori, cosigliera della Regione Lazio.
Dopo il Premio ReWriters a Bebe Vio per aver riscritto il concetto di competizione sportiva e a Serena Dandini per aver portato le donne nella TV di Stato, le motivazioni per il Premio a Loredana sono di aver riscritto la terza età e inaugurare la cultura ageless, senza età: “Hai riscritto tutti i codici della musica, dell’arte, della vita, e adesso anche della Terza Età, dicendo alle donne, a tutte le donne, che non siamo bambole a scadenza, come ci ha insegnato lo sguardo maschile, e anzi, abbiamo la magnifica responsabilità di guardarci prima di tutto con i nostri, di occhi, e di amarci per ciò che siamo state, che siamo e che saremo. Fino all’ultimo istante di vita. Regine assolute della nostra esistenza e delle nostre scelte”.