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Anthony Bourdain, le rivelazioni sul suo suicidio nel documentario Roadrunner: “La premonizione del suo amico su Asia Argento”

Da quando la stampa statunitense ha visto in anteprima Roadrunner: a film about Anthony Bourdain, diretto dal documentarista premio Oscar Morgan Neville, l’interrogativo sui motivi che hanno portato al suicidio il celebre chef è ricominciato a rimbalzare su ogni pagina web

Perché Anthony Bourdain si è suicidato? Da quando la stampa statunitense ha visto in anteprima Roadrunner: a film about Anthony Bourdain, diretto dal documentarista premio Oscar Morgan Neville, l’interrogativo sui motivi che hanno portato al suicidio il celebre chef è ricominciato a rimbalzare su ogni pagina web. Come spiega il sito Indiewire, analizzando il documentario che il 16 luglio uscirà nelle sale cinematografiche americane, “il successo di Bourdain è arrivato con un grande costo personale”. Già in Kitchen Confidential, libro biografico parecchio intimista e delicato, il cuoco giramondo aveva mostrato fragilità caratteriali, accompagnate da una modalità aspra e schietta di raccontare la verità su di sé, che aveva lasciato spesso sorpresi.

Quindi successo televisivo e letterario a go-go, ma anche non poche problematicità nell’ambito dei rapporti familiari e sentimentali. Per Roadrunner si parla proprio di “sbirciare sotto il velo della celebrità per trovare la vera personalità del protagonista sotto la sua superficie pubblica”. Neville intervistato nello stesso articolo di Indiewire spiega di aver raccolto testimonianze di amici e conoscenti di Bourdain per un anno e mezzo, subito dopo la morte dello chef avvenuta l’8 giugno del 2018 in un hotel di Kaysersberg Vignole in Alsazia. Quando l’intervistatore poi domanda “hai scelto di non intervistare Asia Argento anche se alla fine è stata parte fondamentale della vita di Bourdain”, il regista spiega che se l’avesse intervistata “avrebbe saputo più o meno cosa avrebbe risposto, ovvero che Asia amava Tony e si sentiva travisata nel suo amore per lui”; ma anche che se lo avesse fatto “avrei dovuto registrare molti mal di pancia da molte persone vicine a Tony che avevo intervistato”.

Insomma Neville fa capire che “nessuno ha detto che non avrei mai potuto farlo, ma sapevo che se l’avessi fatto, avrei fatto meglio a essere dannatamente sicuro che fosse quello che volevo”. La parte del documentario in cui appare la Argento non sembra essere molto onesta e cristallina, almeno da come la racconta la recensione pubblicata da Slate che la definisce come “il segmento più preoccupante del film”. “Il documentario non arriva mai a suggerire che Argento fosse colpevole della morte di Bourdain”, spiega il recensore del celebre sito web statunitense, “infatti Neville include una clip di uno degli amici di Bourdain che chiarisce “Tony ha ucciso se stesso.” Ma la sezione del film che mostra la relazione tra Asia e Tony assume comunque un tono (compresa la musica inquietante in sottofondo) che vira sgradevolmente vicino alla cattiveria. La relazione con Argento sembra essere stata parte dell’oscurità generale che ha investito la vita di Bourdain nei suoi ultimi anni;”anche quando cominciava a innamorarsi di lei, ricorda un collega, già prevedeva che sarebbe andata a finire male”. Slate conclude spiegando un’altra sequenza. Quando la “voce di un amico invisibile dice a Bourdain “lei (Asia ndr) prenderà il controllo della tua vita, lo sai“, è difficile non percepire che il regista sta facendo un commento sessista dando la colpa ad una donna come nel modello “Yoko ha fatto sciogliere i Beatles”.