La polemica sulla sfilata per le strade di Roma degli azzurri trionfatori d’Europa non è che un’amplificazione – dovuta all’importanza dell’evento – delle consuete dinamiche che incontrano le autorità preposte alla gestione dei servizi di ordine pubblico.
Riannodiamo il nastro. In pieno timore per l’espansione della variante Delta del Covid, assistiamo alla nazionale italiana di calcio che va in passerella per le strade di Roma su un bus sightseen raccogliendo ovunque tripudi da migliaia di tifosi senza mascherina, di distanziamento neanche a parlarne. Ovviamente qualcosa non quadra, perché o il Covid non c’è più oppure, se ancora c’è, bisognava fare le cose seriamente e vietare la sfilata.
Il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, persona esperta e seria, in un’intervista al Corriere della Sera ha chiarito ieri la situazione, che è questa. Lunedì mattina si tiene il consueto vertice in prefettura, con le Forze dell’Ordine e la Figc, per decidere come gestire l’ordine pubblico del trionfo azzurro alla luce dei problemi legati alla pandemia. La Federazione chiede di far sfilare la nazionale in un bus scoperto per le strade del centro di Roma, ma questo non viene autorizzato in quanto creerebbe assembramenti di ogni tipo. Viene invece autorizzata la proposta Figc di montare una pedana in Piazza del Popolo su cui far salire i calciatori: in questo modo le Forze di Polizia sarebbero agevolate nel controllare la folla assicurando il rispetto delle norme anticovid.
La Figc prova ancora a chiedere il bus scoperto, ma la risposta dello Stato è la stessa: no, troppo pericoloso per gli assembramenti che creerebbe. Quindi tutto era chiaro, sulla carta: niente sfilata in bus scoperto, ma i giocatori salgono su una pedana e vengono acclamati sul posto. Poi però dalle parole si passa ai fatti, e i responsabili dell’ordine pubblico si accorgono che in Piazza del Popolo non ci sono pedane, e che invece all’uscita dal Quirinale c’è un bus scoperto in attesa dei calciatori per l’agognata passerella romana. Ovviamente il prefetto non la prende bene, in quanto le sue disposizioni sembrano essere state completamente ignorate.
Il responsabile del servizio di ordine pubblico, allora, interviene per fermare il tentativo di sfilare in bus, entra in gioco Bonucci, che cerca di convincere il dirigente della questura che per loro quel giro è essenziale. La risposta del funzionario, suppongo, continua a essere “non se ne parla”. Il prefetto chiama il presidente della Figc Gravina, chiedendogli conto dell’inosservanza della disposizione, e questi risponde che i calciatori “vogliono” fare il tour sul sightseen: insomma, dopo la vittoria sull’Inghilterra hanno il diritto di chiedere il mondo. Dopo aver valutato la situazione, il prefetto e il questore autorizzano la sfilata in bus scoperto, in quanto, viste le migliaia di persone in attesa, impedirla avrebbe significato mettere in pericolo l’ordine pubblico. La Figc ribatte al prefetto con una nota in cui si dice che davanti a Palazzo Chigi non era possibile contenere i tifosi, per cui, con il beneplacito delle Forze dell’Ordine, hanno fatto salire gli azzurri sul bus scoperto.
Questa la cronaca. La sostanza è un’altra. Come spesso avviene, le disposizioni impartite per tutelare l’ordine pubblico in una manifestazione non sono gradite ai promotori in quanto in genere limitano l’evento. Capita, perciò, che la manifestazione si svolga ignorando le prescrizioni, e in questo caso andrebbe sciolta. Ma sciogliere una manifestazione significa usare mezzi duri, che di frequente sconfinano in manganellate e feriti. Perciò nella gestione dell’ordine pubblico esiste una vera e propria “politica” dell’ordine pubblico: è più conveniente sanzionare l’infrazione e arrivare allo scontro o chiudere gli occhi e consentirla, cercando di gestirla al meglio? Talvolta impedirla con la forza è necessario, come quando facinorosi violenti aggrediscono i tifosi di squadre avversarie o cercano di interrompere con la forza summit o riunioni importanti. Altre volte è meglio seguire la seconda strada, per evitare danni gravi e sproporzionati all’entità della situazione.
Applicando questa “politica” alla passeggiata trionfale degli azzurri, è successo questo: lo Stato ha dato delle prescrizioni, la Figc – ebbra del successo europeo – ha forzato la mano facendo trovare in piazza comunque il bus scoperto e mettendo le autorità con le spalle al muro. Il prefetto Piantedosi avrebbe dovuto ordinare al questore lo scioglimento di una manifestazione con migliaia di persone esultanti? Provocando così scene da guerriglia e feriti? Chiunque capisce che questo non sarebbe stato giustificabile sotto nessun profilo. In ordine pubblico si applica la realpolitik, cioè l’arte del guardare le cose con un occhio che coglie cosa è meglio fare per tutelare la piazza e i manifestanti. Quindi bene hanno fatto Piantedosi e il questore Della Cioppa a limitarsi a gestire la situazione senza arrivare allo scontro.
È chiaro che l’essere stato messo in difficoltà dalla Figc non è stato gradito dal prefetto, che bene ha fatto, perciò, a stigmatizzarlo pubblicamente.