Mi sono messa ad ascoltare tutta la discussione in aula sul ddl Zan, appuntando le assurdità più clamorose. Poi mi sono pentita, ma mi sembra giusto raccontarvi come mai.

L’intervento di Marco Perosino (Forza Italia) è praticamente una puntata di Voyager. Secondo lui il testo in esame è addirittura dannoso per lo sviluppo della società. Perché? Perché la società esiste da sempre e si fonda sull’educazione che uno riceve dalla famiglia. Non è compito dello Stato educare. È sicuro, senatore? E allora non parliamo più di antimafia. Non celebriamo la Giornata della Memoria per le vittime della Shoah. Non ricordiamo i nostri caduti, né la liberazione dalla dittatura.

Io credo, invece, che tra i valori della politica debba esserci un desiderio di miglioramento e crescita sociale che passa per l’educazione dei cittadini e delle cittadine, all’inclusione, al rispetto, all’ascolto. E poi – attenzione – Perosino gioisce perché anche i musulmani (come i cattolici) sono contro il ddl Zan, facendo riferimento al parere dell’Ucoii (Unione Comunità Islamiche d’Italia). Improvvisamente per la destra l’Islam non è più una minaccia ai valori occidentali. Evidentemente lo è a giorni alterni, quando fa comodo. Poi passa alla necessità di ritornare alla Chiesa di un tempo, si intende il medioevo e il monastero di Cluny (l’ha detto eh, giuro!).

Infine, solo per veri appassionati di Storia e Geografia: il ddl Zan (e anche la proposta per l’Eutanasia Legale) è paragonabile ai sintomi che fecero cadere l’Impero Romano. Presto il documentario disponibile on demand.

E dal 476 d.C., arriviamo alla finale degli Europei di calcio, con il sen. leghista Simone Pillon che tira in ballo l’amore per la mamma dei nostri campioni azzurri. Per festeggiare hanno telefonato alla mamma – dice – non al “genitore 1”. Però nel ddl Zan non compare mai la parola “genitore”. Non si parla di sostituzione delle diciture. La destra si ostina con questa fake news, insieme a quella della Gpa o dell’obbligo della teoria gender nelle scuole (su cui è cascato anche Renzi), quando tutto ciò che si chiede è la possibilità per gli istituti di inserire iniziative di sensibilizzazione contro il bullismo nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa, anche in materia di lotta al sessismo e all’abilismo.

Pillon ammette che molti in aula non hanno chiaro il concetto di identità di genere. Quindi vogliono cancellare dal ddl una roba che non sanno neanche cosa sia, lasciando senza tutela le persone transgender e non binarie d’Italia. Pillon parla di identità gay, confondendola con l’orientamento sessuale. Surreale, come quando mia madre si mette a giudicare i tuffi alle Olimpiadi… lei che non sa nuotare. Il punto è che mia madre non fa parte della giuria di gara, può sparare tutte le idiozie che vuole dal divano. Chi decide delle nostre vite, invece, dovrebbe avere l’obbligo di sapere di cosa sta parlando.

Andrea Cangini (FI) cita l’art. 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero, che mal si accorderebbe, secondo lui, con l’imposizione di una certa visione della natura umana nelle scuole. Visione? L’esistenza di persone gay, disabili, transgender o bisessuali non è un modo di vedere le cose, è un fatto. Si tratta di ragazz* che dentro quelle scuole camminano, studiano, crescono. Il senatore aggiunge che più diritti si garantiscono a piccoli gruppi, più si rischia di lasciare fuori altre persone che possono essere altrettanto discriminate. Si riferisce, nello specifico, a “ciccioni, cacciatori, vegani”. “Più aggiungiamo, più escludiamo. Più proteggiamo, più danneggiamo”. Glielo vada a chiedere, Cangini! Lo chieda alle centinaia di persone LGBTIQ+ che ogni anno vengono aggredite, cacciate di casa, umiliate per strada. Glielo chieda se preferiscono essere protette dalla legge oppure no.

Segue Silvia Fregolent (Lega) che evidentemente non ha avuto il tempo di leggere bene il ddl, perché pensa che ci saranno delle pene da scontare per chiunque dica che un bambino nasce da un uomo e una donna. Se potesse indicarci in quali righe è previsto questo tipo di sanzione, magari me le sono perse io, ma non credo. Poi paragona la giornata contro l’omolesbobitransfobia (proposta da Zan e già celebrata in molti Paesi il 17 maggio) a una giornata per l’orgoglio etero. Io non capisco se queste persone facciano fatica a comprendere la necessità delle minoranze di essere riconosciute e tutelate, o se stiano fingendo per farci credere che davvero in giro ci sono persone etero e cis che vengono discriminate in quanto tali.

Prosegue chiedendosi se il ddl Zan servirà a garantire diritti fondamentali alla comunità LGBTIQ+ e si risponde che no – alla Marzullo – perché la legge Cirinnà già gli permette di unirsi civilmente. Ma cosa c’entrano le unioni civili con le misure di prevenzione e contrasto a violenza e discriminazione? Si può avere solo un diritto alla volta?

Ho la sensazione che per chi si oppone al ddl Zan il problema sia la comprensione del testo. Ai miei tempi si faceva già alla scuola elementare e se, scrivendo la risposta, buttavi dentro roba che non c’era nel brano da analizzare, la maestra ti dava un’insufficienza. Fuori tema, c’era scritto con la penna rossa. Ci vorrebbe una maestra anche al Senato, le discussioni durerebbero molto meno!

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