Torna a salire la preoccupazione nello Stato ebraico, dove per il terzo giorno di fila si sono contati oltre 750 contagi. Il nuovo direttore generale del ministero della salute israeliano, Nachman Ash, ha detto di non poter escludere una nuova chiusura generale nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare, in linea con le dichiarazioni di ieri del primo ministro Naftali Bennett
In Israele torna lo spettro del lockdown. Non immediato, visto che il Paese dal 1 agosto riaprirà anche i confini ai turisti, ma l’aumento del numero di casi di coronavirus nonostante la massiccia campagna di immunizzazione in tutto il Paese ha portato il nuovo direttore generale del ministero della Salute, Nachman Ash, a non poter escludere una nuova chiusura generale a settembre, nel periodo di festività ebraiche che iniziano con Rosh Hashana: “Penso che potremmo arrivare ad un punto in cui diciamo che serve un lockdown”, ha detto all’emittente Channel 13 augurandosi però che questo non accada.
Le parole del nuovo componente del ministero arrivano nel terzo giorno consecutivo che fa registrare oltre 750 contagi. Sono 765 le persone risultate positive al coronavirus nelle ultime 24 ore, con il numero di attualmente positivi che è il più alto dal 5 aprile, con oltre 5.300 casi. Sinora il governo è rimasto contrario a nuove strette anti-contagio su spostamenti e negozi, sebbene ieri anche il premier Naftali Bennett abbia avvertito che un lockdown potrebbe essere necessario se la situazione si deteriorerà.
Solo un’ipotesi da monitorare attentamente, al momento, visto che il Paese si sta preparando a riaprire i propri confini ai turisti dal 1 agosto “se il tasso di morbilità allora lo consentirà”. Lo ha annunciato il ministro del Turismo, Yoel Razvozov, al termine di un sopralluogo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il membro del governo ha aggiunto che per i turisti in arrivo saranno allestiti due percorsi: uno sarà destinato a quanti siano stati vaccinati nei loro Paesi con vaccini approvati da Israele e che abbiano compiuto prima della partenza test Pcr, l’altro riguarderà invece quanti abbiano ricevuto vaccini non riconosciuti dal ministero della sanità israeliano. Per quest’ultimi sarà necessario compiere test sierologici all’arrivo in un’area dell’aeroporto, con i risultati che dovrebbero giungere entro quindici minuti. Razvozov ha avvertito che questo secondo percorso rischia però di non essere pronto per la data prestabilita.