Ora Fratelli d’Italia vuole la Vigilanza Rai. Il giorno dopo il voto sul consiglio di amministrazione della Rai (sono stati eletti Igor De Biasio, Alessandro di Majo, Francesca Bria e Simona Agnes), che dai quattro posti di nomina parlamentare ha visto escluso il partito di Giorgia Meloni, la destra è sul piede di guerra. Non si fida più di nessuno e sospetta di tutti. Specialmente degli alleati che le hanno fatto il biscotto. “È una pagina buia per la democrazia”, dice Meloni. “È stato uno sfregio istituzionale, non era mai successo che l’unica forza di opposizione sia fuori dal vertice della tv pubblica”, ha detto Ignazio La Russa in una conferenza stampa convocata nel pomeriggio, nella quale ha lanciato un appello al presidente della Repubblica e al premier affinché “si adoperino con una moral suasion per riparare il danno subìto”. E il modo sarebbe ottenere la presidenza della Vigilanza. “Ditemi voi perché ora il signor Barachini deve restare presidente della Vigilanza…?”, si chiede La Russa, spalleggiato dai capigruppo di Camera e Senato.
Facendo un passo indietro al voto di ieri, il problema è che su Giampaolo Rossi si sono consumate diverse vendette trasversali. Lui, infatti, in questi tre anni da consigliere è stato protagonista di una sorte di asse con l’ad Fabrizio Salini e, sapendo come muoversi in azienda, ha fatto vedere i sorci verdi soprattutto a Lega e Fi, accaparrandosi numerose posizioni di potere tra Viale Mazzini e Saxa Rubra. Per questo Matteo Salvini aveva chiesto a Meloni di cambiare cavallo, ma lei è stata irremovibile. Così, quando Forza Italia ha manifestato la volontà di entrare in Cda con Simona Agnes, Salvini ha preso la palla al balzo per fare fuori un pericoloso competitor, Rossi appunto. E così si è consumata la trappola per Fdi, nonostante il tentativo in extremis di La Russa con Licia Ronzulli di trovare un accordo.
Il problema, a destra, è che ora questa vicenda rischi di secernere veleni com’è accaduto col Copasir, dove il leghista Raffaele Volpi ci ha messo mesi prima di lasciare la poltrona al meloniano Adolfo Urso. Per quella vicenda Meloni e Salvini non si parlarono per settimane. Ora potrebbe accadere qualcosa di simile, con strascichi che avrebbero conseguenze anche sulla campagna elettorale per le amministrative nelle diverse città al voto. “Se qualcuno ha in mente di far saltare il centrodestra, lo dica chiaramente”, butta lì La Russa senza giri di parole. Già, perché al momento Fi non ha alcuna intenzione di lasciare la Vigilanza Rai e su Barachini farà muro. E Meloni non si sente affatto rassicurata dalle parole di Matteo Salvini, secondo cui “i due consiglieri di centrodestra garantiranno il pluralismo per tutti”.
L’altro problema all’orizzonte riguarda il presidente. Oggi il consiglio dei ministri ha indicato ufficialmente Marcello Fuortes come ad e Marinella Soldi come candidata alla presidenza. La sua nomina, però, deve essere votata in Vigilanza con maggioranza di due terzi (27 voti). Ma su questo passaggio potrebbero ricadere le fibrillazioni di queste ore, non tanto quelle di Fdi (che tanto non l’avrebbe mai votata), quanto quelle di Forza Italia e dei 5 Stelle. Non è un mistero che il partito berlusconiano pensava ad Agnes per la presidenza. E ora i berluscones potrebbero sfruttare i contrasti interni ai partiti per tentare il colpaccio. Tanto più che l’immagine di Marinella Soldi in questi giorni si è un po’ offuscata per la vicenda dell’inchiesta per finanziamento illecito sui compensi arrivati a Matteo Renzi, indagato insieme a Lucio Presta, per la realizzazione del documentario Firenze secondo me. Documentario che andò in onda su Discovery, con l’acquisto trattato dall’ex ad, Soldi appunto. Insomma, il voto in Vigilanza è sul filo del rasoio e alla manager indicata da Mario Draghi potrebbe mancare pure qualche voto pentastellato, come si è già visto ieri in Parlamento. Da quelle parti il malcontento è per la scelta caduta su Alessandro di Majo, avvocato voluto da Giuseppe Conte, mentre la scelta dei gruppi parlamentari era caduta su un altro avvocato, Antonio Palma. Tra i 5 Stelle i malumori non sono affatto sopiti e potrebbero trovare sfogo nel voto in Vigilanza sulla presidente. Anche se poi sarà difficile per le forze politiche dell’attuale maggioranza far mancare i voti alla persona che Draghi e Daniele Franco hanno scelto per quel ruolo. Tornando al punto di partenza, il vulnus del mancato posto al vertice Rai per il partito della Meloni genera riflessioni anche in Pd, Leu, Italia Viva e M5S. E forse saranno proprio queste forze, in attesa di altre moral suasion, a fare pressione sui berluscones affinché cedano la Vigilanza ai meloniani (Daniela Santanché?). Anche perché altrimenti il rischio è che Fdi si presenti al rinnovo delle direzioni di reti e tg, a settembre, con una cambiale troppo grande da incassare.