La partita è tutt'altro che conclusa, spostata ora sulla nomina di Marinella Soldi come presidente che oltre all'ok del Cda Rai deve incassare i voti della Vigilanza dove trovare i numeri non sarà facile. Il malumore si avverte soprattutto dalle parti dei pentastellati che ricordano il ruolo dell'ex Ceo di Discovery che avrebbe trattato l'acquisto del famoso documentario "Firenze secondo me", ora al centro di un'inchiesta giudiziaria
La proposta di nominare come nuovi componenti del consiglio d’amministrazione della Rai Carlo Fuortes e Marinella Soldi sarà ufficializzata oggi 15 luglio dal ministro dell’Economia Daniele Franco, d’accordo con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Il sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma verrà proposto per il ruolo di amministratore delegato, per l’ex Ceo di Discovery si pensa alla poltrona di presidente, nomina che potrebbe rivelarsi più complicata del previsto. Intanto Camera e Senato, dopo il rinvio della scorsa settimana, hanno eletto gli altri quattro consiglieri del cda Rai di propria nomina. 102 preferenze al Senato per Igor De Biasio, in quota Lega eletto con il sostegno di Forza Italia, e 79 per Alessandro Di Majo, in quota Movimento 5 Stelle eletto con il sostegno di Pd e Leu. Nome che avrebbe suscitato parecchi malumori tra i pentastellati, era stato bocciato da sette membri grillini su otto in Vigilanza, molti avrebbero voluto puntare su Antonio Palma ma l’avvocato Di Majo l’avrebbe spuntata grazie agli ottimi rapporti con Giuseppe Conte.
Alla Camera eletti Francesca Bria con 162 preferenze, in quota Pd sostenuta in aula da 5S e Leu, e Simona Agnes con 161 preferenze, in quota Forza Italia eletta anche i voti leghisti. Proprio la nomina della figlia di Biagio Agnes, storico direttore generale della Rai, fa esplodere una “guerra” all’interno del centrodestra perché Agnes, stimata da Gianni Letta che l’avrebbe voluta come presidente, ruba il posto all’influente Giampaolo Rossi, consigliere uscente in quota Fratelli d’Italia.
L’unico partito di opposizione non sarà dunque presente nel consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini, scelta che fa arrabbiare Giorgia Meloni: “Quando l’Italia era ancora una Nazione democratica la governance della Rai, l’emittente pubblica, contemplava la presenza dell’opposizione, a cui spettava la Presidenza e la presenza nel Cda. Nell’epoca della maggioranza arcobaleno, invece, Fratelli d’Italia – unico partito di opposizione e secondo molti sondaggi primi partito italiano – viene epurato da qualsiasi rappresentanza, così che il servizio pubblico, pagato con i soldi di tutti gli italiani, sia più simile al modello cinese che a quello di una qualsiasi nazione democratica. Oggi i partiti che sostengono Draghi, negando per la prima volta nella storia diritto di rappresentanza all’opposizione, hanno scritto una delle pagine più buie della storia della Repubblica Italiana. Evidentemente la nostra crescita fa così tanta paura da giustificare la spudorata violazione dei più basilari principi democratici. Ma se facciamo così paura è perché siamo liberi, e questa è una buona notizia, e una ragione in più per continuare a batterci.”
A stretto giro il commento di Matteo Salvini: “La presenza di esponenti della Lega e di Forza Italia nel cda Rai saranno garanzia di pluralismo per tutti, opposizioni comprese, per bilanciare un eterno predominio della sinistra nella tv pubblica confermato, purtroppo, anche in occasione di queste ultime nomine”. Diversi retroscena avevano segnalato nei mesi scorsi l’irritazione di Lega e Forza Italia per la grande ascesa di Giorgia Meloni in Rai, favorita proprio dall’influenza di Rossi, legato da ottimi rapporti con l’ex ad Fabrizio Salini, che aveva ottenuto nomine di peso oltre a Rai2, diretta da Di Meo, in linea con il partito di destra.
“Tutti sanno cosa penso dei partiti in Rai e di quanto l’attuale legge che ne determina la governance sia dannosa. L’assalto alle poltrone di questi giorni e il metodo utilizzato sono stati deprimenti, in tutto ciò l’estromissione di qualsivoglia minoranza è un grave precedente”, ha commentato sui social Riccardo Laganà, consigliere riconfermato in Cda eletto nuovamente dai dipendenti Rai. La partita è tutt’altro che conclusa, spostata ora sulla nomina di Marinella Soldi come presidente che oltre all’ok del Cda Rai deve incassare i voti della Vigilanza dove trovare i numeri non sarà facile. Il malumore si avverte soprattutto dalle parti dei pentastellati che ricordano il ruolo dell’ex Ceo di Discovery che ha trattato l’acquisto del famoso documentario “Firenze secondo me“, ora al centro di un’inchiesta giudiziaria, realizzato da Renzi e prodotto dall’Arcobaleno Tre di Lucio Presta. La manager già nel 2019 aveva smentito di aver avuto un ruolo attivo nella vicenda: “La decisione di trasmettere il documentario e la relativa negoziazione dei diritti sono avvenute successivamente alla mia uscita dal gruppo Discovery, divenuta effettiva il 1° ottobre 2018. Non ho pertanto avuto alcun ruolo in tali decisioni aziendali.”
Non nominare Soldi come presidente potrebbe rappresentare anche uno sgarbo al premier Draghi, il centrodestra, e parte dei 5S si troverebbero a bocciare pubblicamente una sua scelta. “Non è il caso che io risponda alle polemiche sulla Rai. Ho avuto una designazione, è prematuro rispondere a domande sul mio futuro incarico. È ovvio che tutto il mio background possa essere molto utile alla Rai che, al di là, delle polemiche politiche, è la più grande azienda culturale italiana e questo deve rimanere. È importante ragionare sul prodotto, su quello che fa, tutto il resto è un problema che non mi sto ponendo. Direi che questo discorso deve essere rimandato ad un appuntamento futuro“, ha dichiarato ieri il futuro ad Fuortes agli Stati Generali della Cultura del Sole 24 Ore. La sua nomina è ritenuta da molti in quota Partito Democratico per la vicinanza con Walter Veltroni, Dario Franceschini e Goffredo Bettini. Difficile però affidargli la tessera del Pd perché i suoi rapporti e legami sono da sempre trasversali: apprezzato da Gianni Letta, la sua nomina ha entusiasmato Virginia Raggi, Carlo Calenda e ha lavorato anche con Alemanno quando era sindaco di Roma. La vera partita delle nomine è solo iniziata: i partiti sono già all’assalto di reti e telegiornali.