I dati del mercato automobilistico europeo di giugno certificano un calo delle immatricolazioni del 14% rispetto a giugno 2019 (e un aumento del 13,3% su giugno 2020, anno della pandemia), che fa salire a quasi due milioni le immatricolazioni di nuove vetture andate perse nei primi sei mesi dell’anno (-23%) rispetto al livello pre-pandemia del 2019. Infatti, a giugno 2021 sono state registrate 1.282.503 nuove auto nei 31 paesi europei (UE+UK+EFTA) contro le 1.491.465 di giugno 2019. In un semestre il totale delle immatricolazioni è pari a 6.486.351 unità, contro le 8.427.639 nel periodo gennaio-giugno 2019. Nei primi cinque major markets europei fa peggio di tutti la Spagna, che rispetto al primo semestre 2019 perde il 34%. Male anche Regno Unito (-28%) e Germania (-25%). Un po’ meno peggio Francia (-21%) e Italia (-18%).
“Il piano della Commissione UE, con l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni entro il 2035, ha suscitato l’allarme occupazione nei paesi produttori: solo in Francia si stima la perdita di 100 mila posti di lavoro legati ai motori termici”, si legge in una nota ufficiale dell’Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. “Lascia perplessi che, da un lato, si dichiari il massimo ma esclusivo supporto alla mobilità elettrica per i veicoli di nuova immatricolazione, mentre dall’altro ci sia la totale inosservanza del principio di neutralità tecnologica: quel grande malato che è il parco veicolare circolante in Europa, e particolarmente in Italia, ha invece bisogno di un mix di soluzioni molto più ampio, che affronti i problemi con pragmatismo e senza ideologie, puntando alla massimizzazione dei risultati nel minor tempo possibile”, spiega il Direttore Generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, ribadendo che “un primo passo che l’Italia può fare verso l’obiettivo della UE, è rendere strutturale l’Ecobonus”.
“I Costruttori – sottolinea ancora Cardinali – sono in prima linea nella transizione energetica del settore auto, e la loro parte la stanno facendo già da molti anni con investimenti plurimiliardari nella conversione alle nuove tecnologie. L’iniziativa della Commissione è senz’altro accettabile per quanto riguarda gli obiettivi di sviluppo infrastrutturale e mix di fonti energetiche nei Paesi membri, senza i quali la transizione nel mondo della mobilità risulterebbe azzoppata o addirittura inutile, però è fondamentale che gli impegni assunti siano sufficientemente ambiziosi, declinati in un cronoprogramma e raggiunti senza ritardi o deviazioni”.
L’Acea, l’Associazione dei costruttori europei, peraltro, inoltre, valuta come “incongruente” il piano UE di costruire 3,5 milioni i punti di ricarica per il 2030 quando, per raggiungere gli obiettivi di CO2 indicati dal piano “Fit for 55” – che raccoglie provvedimenti su ambiente, energia, trasporti, consumo del suolo e politiche fiscali pensati per combattere i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di CO2 – ne sarebbero necessari almeno 6 milioni.