Si è svolta ad Aversa il 14 e 15 luglio la sedicesima edizione del Bianca d’Aponte, il più importante premio italiano dedicato alla canzone d’autrice, intitolato alla bravissima cantautrice prematuramente scomparsa nel 2003. È stata un’edizione speciale, perché recupero di quella che avrebbe dovuto svolgersi a ottobre 2020, e poi perché per la prima volta si è fatta d’estate.
Vado ad Aversa per seguire il D’Aponte dal 2007, ho saltato solo un anno. Mi sbilancio e dico che questa è stata la migliore edizione di sempre, per più di un motivo. Intanto si è svolta in un luogo importante, cioè nel cortile del liceo che frequentò Bianca. Poi è stata molto suggestiva e di spessore la presenza di Arisa – che per me è la migliore cantante italiana in circolazione -, madrina di questa occasione, che ha partecipato con trasporto durante la serata e sul palco, cantando il brano di Bianca “Cantico dei matti” e alcune canzoni proprie, successi scritti per la stessa Arisa da Giuseppe Anastasi, poi intrattenendo il pubblico, mostrando anche un autoironico lato umano.
Diversi sono stati i riconoscimenti per le cantautrici in gara. Fra tutti, spicca quello alla vincitrice assoluta Bambi, al secolo Monica Sannino, per il brano “Maledetto amore”, canzone pop-rock ritmata. Il Premio della critica “Fausto Mesolella” è andato invece a Simona Boo con il brano “Estate ’89 – Una storia dal mare”. Inoltre la menzione per il miglior testo se l’è aggiudicata Lucrezia, cantautrice dalla composizione raffinata, quella per la migliore musica Elena Romano e la migliore interpretazione Lamante.
Più in generale, mi è parso che dopo 17 anni questa manifestazione abbia raggiunto davvero alti livelli di maturazione artistica. Diventa sempre di più per le partecipanti un’ottima vetrina e un’opportunità di farsi conoscere, stabilire rapporti di collaborazione con gli addetti ai lavori e tra loro stesse.
Quest’anno le dieci proposte erano molto varie nell’espressione musicale, e ognuna rappresentava benissimo il proprio genere di riferimento. Una citazione la meritano per esempio Emanuela Zero, che ha proposto una performance teatralmente notevole, e Sara Romano, che forse con il brano “Nella neve” ha cantato la più bella canzone della serata.
C’è da fare i complimenti dunque al direttore artistico Ferruccio Spinetti e alle tre persone che principalmente rappresentano l’anima della manifestazione: Gaetano e Giovanna, genitori di Bianca, e Gennaro Gatto. Loro tre sono il cuore pulsante di un evento che mette al primissimo posto l’empatia tra le persone presenti. Nessun calcolo (come potrebbe essere altrimenti, con una motivazione così?), nessun personalismo, nessun opportunismo. Io in quattordici anni, lì, non ne ho mai visti. E se qualcuno ci ha provato, negli anni successivi naturalmente non si è fatto più vedere. Il mondo perfetto.
Chi va ad Aversa per questa manifestazione lo fa per una passione che ne muove gli intenti, perché vuole bene alla famiglia D’Aponte, perché Bianca era una cantautrice maledettamente brava che il destino ha strappato troppo presto alla vita. E così è nato questo miracolo di premio: un’isola nel panorama della musica italiana.
Photo credits: Giorgio Bulgarelli