La Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza che autorizza le missioni militari all’estero, confermando quindi gli accordi con la Libia e destinando 500mila euro in più alla guardia costiera libica, per un totale di 32,6 milioni di euro spesi dal 2017.
La trasmissione radiofonica “Nessun luogo è lontano”, su Radio24, ha proposto uno stralcio di una intervista a Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per per il Medio Oriente e il Nord Africa, che ha descritto con dovizia di dettagli le orribili condizioni nei centri di detenzione in Libia: “Nell’ultimo periodo abbiamo parlato con oltre 50 migranti, alcuni dei quali anche 14enni, che sono stati riportati in Libia dalla guardia costiera libica e sono stati sottoposti a detenzione arbitraria in condizioni orribili. Migranti e rifugiati ci hanno raccontato di essere regolarmente picchiati, privati del cibo, sottoposti ai lavori forzati e ci hanno spiegato che a loro viene richiesto un riscatto in cambio della libertà. Le donne vengono stuprate dalle guardie oppure costrette ad atti sessuali in cambio di cibo e acqua. Le guardie impediscono loro di usare i bagni per diverse ore e questo succede anche alle donne incinte. Quelle che provano a resistere vengono picchiate“.

E ha lanciato un duro j’accuse alla Ue e in particolare all’Italia per la delibera del 15 luglio: “Queste situazioni si verificano in centri di detenzione che lo Stato ha riservato a soggetti vulnerabili e questa condotta ha, di fatto, legittimato quelli che prima erano casi di sparizione forzate, sostenuti dal governo libico. Tutto questo sta avvenendo col sostegno degli Stati membri della Ue e in particolare dell’Italia, che continua vergognosamente ad aiutare la guardia costiera libica a riportare la gente sulle sue coste. Amnesty International ha raccolto tantissime testimonianze di migranti e di rifugiati che sono stati intercettati dalla guardia costiera libica e costretti a tornare in Libia. Molti ci hanno raccontato il comportamento violento, pericoloso e incauto della guardia costiera libica che spesso in alto mare ha messo in pericolo la vita dei migranti invece che fornirgli assistenza e salvarli“.

Eltahawy ha sottolineato: “In almeno due casi documentati da Amnesty International questo comportamento ha causato l’annegamento di diverse persone, nonostante i migranti avessero già avvistato gli aerei della Ue o altre navi che sono venuti meno all’obbligo di assistenza. Come risultato di questa mancanza di soccorso, i migranti sono stati riportati in Libia dove sono stati incarcerati in condizioni orribili, vedendosi negati tanti altri diritti umani e subendo torture, lavori forzati, stupri e altre violenze. Tutto questo – ha ribadito – accade ormai da oltre 10 anni, grazie anche al supporto della Ue e dei suoi Stati membri. Amnesty International chiede con forza alla Ue di sospendere immediatamente la cooperazione col governo libico per quanto riguarda l’immigrazione e il controllo delle frontiere. Solo in questo modo la vita umana avrà più valore rispetto alla politica”.

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