L'ultima settimana non ha portato ad alcuna svolta nella campagna all'interno delle fasce più a rischio di sviluppo di una malattia grave, nonostante i richiami del generale Figliuolo. E dal report della struttura commissariale si scopre che, a due mesi dall'inizio delle somministrazioni in quel range di età, il 26,4% dei cittadini nella fascia 50-59 anni è in attesa della prima dose. Il 'nodo scuola': 221.354 senza vaccino nel personale docente e non docente
Non solo le vaccinazioni degli over 60 restano in stallo, ma anche tra i cinquantenni la situazione è preoccupante. L’ultima settimana non ha portato con sé alcuna svolta nella campagna nelle fasce ritenute più a rischio di sviluppo di una malattia grave, nonostante i richiami del generale Francesco Figliuolo di fronte a una curva epidemiologica impennatasi sotto la spinta della variante Delta. E scorrendo il report settimanale diffuso dalla Struttura commissariale anche il dato dei 50enni ‘scoperti’ non lascia tranquilli: in 2.547.930 sono totalmente non vaccinati. Fatti i conti, il 26,4% della popolazione in questo range d’età non ha ricevuto neanche una dose. Impossibile fare un confronto con le settimane precedenti per comprendere quanti si stiano avvicinando agli hub nell’ultimo periodo, perché la fascia 50-59 anni è inserita per la prima volta nel report pubblicato sul sito del governo. Di certo il numero si assottiglierà, però sono passati ormai due mesi dall’inizio della campagna per i cinquantenni e oltre una persona su quattro non si è vaccinata pur non mancando fiale e slot liberi nei centri. E l’adesione tutt’altro che rapida di questa fascia nel primo periodo utile (l’inizio di maggio) spiega almeno in parte il “liberi tutti” che ai primi di giugno ha portato al superamento delle fasce d’età come criterio per prenotare la dose, spalancando le porte dei centri vaccinali agli under 50.
Quasi 5 milioni di over 50 senza neanche una dose – La campagna, quindi, fatica. La conferma arriva dal numero delle persone intercettate all’interno della popolazione più anziana, inferiore alle due settimane precedenti, che erano già state di flessione. Dal 10 al 16 luglio le prime dosi inoculate a cittadini con più di 60 anni sono state 68.747, tra il 3 e il 9 erano state 79.046, un dato già in netto calo rispetto alle oltre centomila nell’ultimo periodo di giugno. Lo zoccolo duro resiste ed essere scesi sotto la soglia dei 2,5 milioni di ‘scoperti’ è un risultato effimero, visto che la campagna continua a perdere di propulsione. Ad oggi sono 2.437.720 gli over 60 che non hanno ricevuto neanche una dose, con il maggior numero concentrato nella fascia 60-69 anni: 1.372.956 italiani che non si vaccinano, pari al 18,18% della popolazione in quel range di età. E appena 38.591 hanno deciso di recarsi in un hub o dal proprio medico curante nell’ultima settimana. La percentuale di ‘scoperti’ in questa fascia è sensibilmente superiore a quelle più anziane: tra gli over 80 i non vaccinati sono 327.964 (pari al 7,2% del totale) e tra i 70 e 79 anni senza iniezione restano 736.800 persone, il 12,2%. Inserendo in questo calcolo anche i cinquantenni si arriva quindi a 4.985.650 di cittadini over 50 che fino a questo momento non hanno ricevuto nemmeno una somministrazione.
Il green pass e gli scenari di ospedalizzazione – Mentre sul tavolo di Figliuolo ci sono ormai i dossier inviati dalle Regioni su quanti hanno liberamente scelto di non vaccinarsi e quanti invece hanno difficoltà di adesione alla campagna per motivi fisico-clinici o informatici, i numeri spingono il governo a riunirsi per stabilire a quali settori estendere l’uso del green pass. Se l’introduzione dell’obbligo per mezzi di trasporto a lunga percorrenza, concerti e stadi trova tutti d’accordo, si discute ancora intorno ai ristoranti al chiuso. Una soluzione, quella di coinvolgere i locali, che sarebbe sgradita a diverse forze della maggioranza, dalla Lega al M5s. L’inizio della prossima settimana, con la riunione della cabina di regia in programma lunedì o martedì, sarà un momento spartiacque. Di certo l’esecutivo ha fretta, perché i casi salgono e – come confermato dall’Istituto superiore di sanità – anche l’indice Rt ospedaliero ha invertito la tendenza tornando a puntare verso l’alto. Con i dati a disposizione in questo momento, ha spiegato venerdì il portavoce del Cts Silvio Brusaferro, è ipotizzabile un riempimento dei posti di area medica e terapie intensive superiore al 10% ad agosto nello scenario peggiore. Lontano dalle soglie critiche fissate al 30% e al 40%, ma vorrebbe comunque dire centinaia di ricoverati in più rispetto al migliaio di letti occupati da positivi al Covid in questo momento.
Il personale scolastico – A breve il governo dovrà affrontare anche un altro tema chiave, il rientro a scuola a settembre. In questo caso vaccini e green pass proseguiranno probabilmente a braccetto. Il parere fornito dal Comitato tecnico scientifico al ministero dell’Istruzione è chiaro: la scuola dovrà essere in presenza, ma per riuscire a far partire l’anno in tranquillità è necessario “ogni sforzo” per raggiungere una elevata copertura vaccinale nel personale scolastico. In alcune Regioni si tratta di una chimera: se a livello nazionale è scoperto il 15,15% di questa popolazione, ovvero 221.354 persone, in 7 aree del Paese la percentuale supera il 20 per cento. Con punte di oltre il 40% come in Sicilia, dove non si sono vaccinate 60.540 persone che lavorano in ambito scolastico, e superiori al 30 per cento in Provincia di Bolzano, Liguria, Calabria e Sardegna. Negli ultimi 7 giorni sono state appena 1.500 le persone che hanno deciso di aderire alla campagna. Troppo poche. Si spiega così la raccomandazione per niente velata da parte del Cts di valutare l’introduzione dell’obbligo vaccinale per chi lavora a scuola. La forma è morbida: incentivare le somministrazioni valutando “ulteriori misure” anche “legislative”, come l’ipotesi – se “giuridicamente percorribile” – di richiedere “il green pass per il personale”. La traduzione pratica è “vaccino o niente scuola”. La partita è aperta, la campagna in stallo all’interno di alcune fasce e il governo dovrà decidere come muoversi per mettere in sicurezza il Paese nei prossimi due mesi, convincendo i più restii a ricevere le dosi.