Indagare sulle 17.594 concessioni demaniali marittime italiane. È la richiesta arrivata a partire dal 12 luglio a tutte le procure italiane competenti. A inviare l’istanza è stata la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova, Milena Catalano, che ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione della denuncia presentata da Claudio Galli, titolare dell’unico bagno sequestrato per violazione della direttiva Bolkenstein.
A questo punto sia la Procura di Genova, che con la richiesta d’archiviazione voleva fermarsi al solo Galli, sia tutte le altre Procure competenti sulle coste italiane hanno sei mesi di tempo per verificare se le concessioni demaniali del proprio territorio sono state assegnate con una procedura di evidenza pubblica, come imponeva la norma europea e avrebbe dovuto avvenire secondo la Corte di Cassazione – che giudicò in tal senso sul caso di Galli nel marzo 2019 – o sono state prorogate fidandosi delle varie leggi dello Stato con cui dal 2012 ad oggi l’Italia ha di fatto eluso le disposizioni europee. Poiché realisticamente i 17.594 concessionari stanno operando in proroga come faceva lo stesso Claudio Galli fino al 2018, la sorte toccata ai suoi bagni Liggia, dal punto di vista penale, potrebbe toccare a tutti i suoi colleghi. Dopo aver perso in primo e secondo grado contro Galli, la Procura di Genova ha ottenuto la citata vittoria in Cassazione nel marzo 2019 con una sentenza che ha di fatto invalidato le ultime leggi di bilancio dello Stato, inclusa quella del 2018 con cui la maggioranza del primo governo Conte aveva prorogato le concessioni per i balneari fino al 2033.
Trovatosi l’unico in Italia a subire le conseguenze di questa sentenza Galli ha però reagito col suo esposto collettivo. “Mi sono detto che peccato ho commesso io rispetto ad altri? – spiega a ilfattoquotidiano.it -. Allora avendo un master in informatica mi sono scaricato i dati georeferenziati di 17.594 concessioni balneari italiane, li ho messi su mappa divisi per Procura e ho presentato un esposto di 400 pagine: adesso sequestrateli tutti”. La Procura di Genova si era effettivamente fermata a lui e con la richiesta di archiviazione aveva provato a derubricare la sua denuncia collettiva, ma la gip Milena Catalano lo ha preso in parola e, con un decreto storico, potrebbe avere innestato l’epilogo penale del tormentato sistema balneare italiano.