Piazza Affari maglia nera, ha lasciato sul terreno il 3,5%: la peggiore dietro a Francoforte (-2,62%), Parigi (-2,54%), Madrid (-2,4%) e Londra (-2,34%). La discesa delle quotazioni del greggio ha a sua volta affossato i titoli del comparto
La pandemia torna a spaventare i mercati. Borse europee tutte in rosso, lunedì, su timori per la diffusione della variante Delta che preoccupa gli investitori riaccendendo i timori per la ripresa economica. In contemporanea pesa anche il calo del prezzo del petrolio, dopo che domenica la riunione dell’Opec ha concordato di allentare i tagli all’offerta a partire da agosto e almeno fino al dicembre 2022. La decisione, motivata da considerazioni sul buon ritmo della ripresa e sull’accelerazione dei programmi di vaccinazione, ha comportato un’immediata discesa delle quotazioni del greggio il che ha pesato sui titoli del comparto.
In Italia, mentre il governo valuta misure più restrittive sull’uso del green pass, Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 3,5%: la peggiore in Europa dietro a Francoforte (-2,62%), Parigi (-2,54%), Madrid (-2,4%) e Londra (-2,34%). Bper Banca ed Enel i titoli più pesanti, crollati di oltre il 5%. Male anche Exor, Saipem e Stellantis. Sul fronte obbligazionario, lo spread Btp-Bund si è allargato a 108 punti base. In scia ai listini del Vecchio continente, ha aperto in forte calo anche Wall Street che ha poi archiviato la seduta in forte calo. Il Dow Jones ha perso il 2,09%, in quello che è il calo maggiore da ottobre. Il Nasdaq ha ceduto l’1,06%, lo S&P 500 l’1,58%, la flessione maggiore da maggio. Male soprattutto i titoli che hanno beneficiato della riapertura delle economie, come quelli delle compagnie aeree e titoli di multinazionali del calibro di Caterpillar, Boeing e General Motors. I tassi sui Treasuries a 10 anni sono scivolati fin sotto l’1,2%, scontando la prospettiva del rallentamento dell’economia con nuove eventuali misure di restrizione.
Per quanto riguarda il petrolio la decisione dell’Opec prevede che da agosto l’alleanza petrolifera aumenterà la sua produzione giornaliera di 400.000 barili al mese. Questo significa, tra l’altro, che la disputa tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che ha bloccato l’accordo due settimane fa, per ora è risolta. La riunione ministeriale ha deliberato che, a partire dall’1 maggio 2022, ci sarà un “adeguamento” delle quote di produzione per Emirati Arabi, Iraq e Kuwait. La situazione sarà riesaminata nel dicembre 2021, secondo quanto hanno concordato i Paesi produttori.