Sotto la cima del Nuvolau, il Passo Giau, che mette in comunicazione Colle Santa Lucia e Selva di Cadore con Cortina d’Ampezzo, è un angolo di Dolomiti straordinariamente preservato in provincia di Belluno. Ma anche lassù c’è il rischio di una colata di cemento. E’ in programma, infatti, la costruzione di un albergo con 40 mila metri cubi di volumetria, a oltre duemila metri, in una montagna di struggente bellezza. E pensare che c’è già un rifugio-albergo di 17 stanze, chiuso da dieci anni.

“Se una struttura del genere è chiusa, significa che in quella zona un albergo non può contare su una domanda sufficiente. E allora perchè realizzare una struttura più grande? Si vuole portare fino al Giau il carosello dello sci. Ma questo significherebbe distruggere un angolo di paradiso”. Giancarlo Gazzola è impegnato con Mountain Wilderness Italia a difendere le Dolomiti patrimonio dell’Unesco. Da mesi hanno alzato la vigilanza sulle Olimpiadi Cortina 2026 e denunciano il rischio di speculazioni e danni irreversibili, dopo l’esperienza dei Mondiali. Per questo la notizia che in pentola bolle un progetto per un nuovo hotel ha fatto drizzare i capelli agli ambientalisti. “Il governatore del Veneto Luca Zaia si dice tanto rispettoso della compatibilità ambientale, ma allora perchè la Regione non promuove il recupero dell’esistente, anziché la costruzione di nuovi mostri?”.

“Salviamo Passo Giau dal cemento”. L’appello viene da Italia Nostra (sezione Veneto e di Belluno), Mountain Wilderness Italia, WWF Veneto, Peraltrestrade Dolomiti e Gruppo Promotore Parco del Cadore. Hanno scritto a Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Fondazione Dolomiti Unesco, Commissione Nazionale per l’Unesco, Comune di Colle Santa Lucia, Regione Veneto e Provincia di Belluno. Chiedono “di intervenire, ciascuna per la propria competenza, al fine di escludere qualsiasi intervento edilizio con forte impatto ambientale”. L’accusa è pesante: “Sul Passo Giau stanno prendendo il via le Olimpiadi del ‘mattone’. In gara per la medaglia d’oro, la squadra russa della Tsara Holding Limited, proponente e finanziatrice di un super ecomostro di 40.000 metri cubi di volumetria (di cui 24.500 fuori terra), da edificare dove sorge il piccolo albergo-rifugio Enrosadira”. Qualche condizionale è d’obbligo, perchè il progetto è in buona parte misterioso, ma le conferme sono venute da Colle Santa Lucia. “Facendolo passare come Progetto Turistico Strategico di interesse regionale, disciplinato dalla Legge Regionale 11/2013, il Comune sta valutando la realizzazione di un hotel 5 stelle gran lusso. Secondo le ottimistiche previsioni, il complesso sarà aperto tutto l’anno, impiegherà un centinaio di persone e sarà collegato con navetta (rigorosamente elettrica) con il paese di Colle Santa Lucia che, come per miracolo si salverà così dallo spopolamento perché i suoi giovani, trovando in loco un impiego, non avranno più motivo di emigrare”.

Queste sarebbero le promesse dei promotori. Gli ambientalisti non credono a un beneficio per il paese. Sono molti gli ostacoli al progetto. “E’ un’area protetta paesaggisticamente. L’intervento edilizio è decisamente fuori scala rispetto ai manufatti esistenti, localizzato nei pressi dell’area buffer del Sistema 1 Dolomiti UNESCO indicata come ‘Pelmo-Croda da Lago’. L’area è nelle vicinanze di un sito della rete Natura 2000, tutelato da Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca). Inoltre, l’ambito appare ancora ben conservato e privo di manufatti di rilevante impatto”. Non a caso vanno a girarci film, come “Ladyhawke”, con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer. Si sprecano poi motivi idrogeologici, di tutela del prato cresciuto sopra la roccia dolomitica. Un cantiere sarebbe devastante. Per non parlare delle dimensioni imponenti. “E’ un’ipotesi edificatoria scriteriata, che corrisponde per volume a tre edifici di almeno 7 piani o a una settantina di appartamenti di taglia media”.

Concludono gli ambientalisti: “Chiediamo al Ministero per i Beni Ambientali e Culturali di esprimere parere negativo, senza possibili spiragli di fattibilità. Questo è l’esatto contrario di quello che chiamiamo ‘sviluppo sostenibile’: comporta consumo del suolo e danno irreversibile al paesaggio e all’ambiente”. Giovanna Ceiner, di Italia Nostra: “Vogliono moltiplicare per dieci volte il volume dell’attuale rifugio. Il progetto può rendere solo se lassù arrivassero gli impianti di risalita”.

Questo è il vero bubbone delle Olimpiadi di Cortina, la tentazione di far avanzare i collegamenti con il Falzarego, Passo Giau, il Pelmo e il Civetta. Un grande carosello sciistico in un’area bellissima, ma ad un prezzo ambientale enorme. Poi un pullulare di iniziative edilizie e nuovi alberghi. Per non parlare del progetto della nuova pista da bob, da 80 milioni di euro, che ha registrato l’opposizione del Comitato Olimpico Internazionale. Così la Regione Veneto, che ne ha fatto un fiore all’occhiello, lo dovrà pagare totalmente e assumersi le ingenti spese di mantenimento.

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