La polemica è rientrata in poche ore e sul corso Garibaldi, al centro di Reggio Calabria, anche ieri era attivo il gazebo per la raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale che l’associazione Luca Coscioni sta portando avanti da tempo e che ha già raggiunto quota 155mila adesioni. Questo spazio per alcune ore sembrava conteso: l’associazione che lo chiedeva, il Comune che lo negava. Almeno stando a una mail con la quale due funzionari dell’amministrazione avevano negato la concessione “a lungo termine” di piazza Camagna “essendo in corso altri eventi durante l’estate”, specificando, tra l’altro, che per un’altra piazza, quella davanti alla chiesa di San Giorgio al Corso, sarebbe stato necessario un preventivo parere del parroco. Questo perché, in realtà, quella non è proprio una piazza ma è il sagrato della chiesa che confina con il marciapiede. Nell’ultima parte della mail i due funzionari che hanno scritto all’associazione si sono avventurati pure nelle motivazioni per le quali “solitamente” il parroco nega la piazza San Giorgio al Corso e cioè che “non può essere concessa ad associazioni attiviste politicamente o che trattino argomenti antitetici ai dogmi religiosi”. Tanto è bastato per provocare la reazione di Marco Cappato che, sabato, aveva annunciato un comizio “autorizzato o meno” proprio in quella piazza.
In realtà lo scontro tra associazione Luca Coscioni e il Comune guidato dal sindaco Giuseppe Falcomatà è stato subito chiarito tanto che Irene Calabrò, l’assessora comunale da cui dipende il settore che concede l’occupazione del suolo pubblico, è una delle autenticatrici delle firme raccolte. Calabrò è del Psi, uno dei partiti che ha promosso e sostiene il referendum sull’eutanasia legale. Ecco perché, “in merito alle dichiarazioni pubbliche dell’onorevole Marco Cappato”, l’assessore ha dovuto precisare già sabato che “la lettera firmata da due dipendenti dello Sportello Unico Attività Produttive del Comune di Reggio Calabria, in risposta alla richiesta del locale comitato per il referendum e dell’Associazione Luca Coscioni, risulta assolutamente impropria e non rappresenta in alcun modo la posizione ufficiale dell’Amministrazione comunale”.
Domenica la migliore testimonianza che si è trattato di un equivoco è stato il gazebo allestito a piazza Camagna dove molti cittadini si sono avvicinati e hanno firmato per il referendum. C’era pure l’assessore Calabrò secondo cui “la polemica è rientrata dopo alcuni chiarimenti, ovviamente interni con gli uffici e soprattutto con il comitato”. “Dal punto di vista politico, – dice – la posizione dell’amministrazione era ed è chiara e cioè di sostegno a questo referendum. Io personalmente sono autenticatrice delle firme. Un polverone che si è alzato da un disguido che abbiamo subito chiarito pubblicamente. Circa la posizione sul rilascio dell’occupazione suolo non c’è alcun tipo di ostacolo o boicottaggio alla raccolta firme. Anzi, d’accordo con il comitato ci vedremo nei prossimi giorni per aumentare i gazebo per come è stato richiesto da loro e poi ci prepariamo ad accogliere l’onorevole Cappato il 28 in città anche per dare testimonianza di quella che è stata la risposta della città a questa iniziativa”.
Gli fa eco Francesco Benedetto, referente provinciale per il referendum Eutanasia legal per Reggio Calabria. “Con il Comune è sicuramente rientrata questa cosa nata da un disguido. – afferma – Siamo felici che l’amministrazione faccia fronte comune con noi in questo diritto che diamo alla cittadinanza di poter firmare per l’eutanasia legale. La campagna sta andando benissimo. Abbiamo avuto un ottimo riscontro sin da subito. La seconda settimana di luglio abbiamo raccolto 272 firme. In Italia siamo oltre 155mila firme e dobbiamo arrivare a 500mila. Con questi presupposti, se continuiamo a remare tutti insieme, sia l’amministrazione comunale ma anche tutti gli attivisti e gli autenticatori, daremo la possibilità a tutti di firmare e di esprimere un proprio diritto”.