I dati emergono dal rapporto annuale presentato lunedì. Per il ministro del Lavoro Orlando la percentuale di aziende irregolari è "una realtà inaccettabile". I controlli svolti lo scorso anno hanno portato alla regolarizzazione di 41.477 lavoratori (il 16,76% in meno rispetto al 2019). Denunciati 1.538 incidenti mortali: oltre un terzo consiste in decessi per Covid contratto sul posto di lavoro
Più di otto su dieci. Su 7.486 aziende ispezionate dall’Inail nel 2020, l‘86,57% è risultato irregolare dal punto di vista del versamento dei premi e degli obblighi contributivi. Nell’anno della pandemia, in cui i controlli si sono ridotti anche causa emergenza sanitaria oltre che per l’assottigliamento dell’organico (all’istituto sono rimasti solo 246 ispettori), sono inoltre aumentati del 27,6% a 1.538 gli incidenti mortali denunciati. Oltre un terzo dei casi consiste in decessi per Covid contratto sul posto di lavoro. I dati emergono dal rapporto annuale presentato lunedì dal presidente Inail, Franco Bettoni. Per il ministro del Lavoro Andrea Orlando la percentuale di aziende irregolari è “una realtà inaccettabile“. L’esponente Pd ha parlato di rafforzamento del ruolo e delle dotazioni organiche dell’Ispettorato nazionale del lavoro con l’assunzione di nuovi ispettori. “Occorre reintegrare il personale perduto negli ultimi anni. L’attività di vigilanza deve essere mirata, programmata, frutto di una osservazione scientifica dei flussi informativi sulle realtà aziendali e sui rischi”, ha detto.
I controlli svolti lo scorso anno hanno portato alla regolarizzazione di 41.477 lavoratori (il 16,76% in meno rispetto al 2019), di cui 39.354 irregolari e 2.123 in nero, all’accertamento di retribuzioni imponibili evase per circa un miliardo e mezzo di euro e alla richiesta di premi per oltre 38 milioni di euro.
Per effetto della pandemia e del lockdown le denunce di infortunio sono calate ma sono cresciuti i casi mortali. All’Inail sono arrivate poco più di 571mila denunce di infortunio (-11,4% rispetto al 2019) riferiti all’anno della pandemia, un quarto delle quali relative a contagi da Covid di origine professionale. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.238 (-9,7% rispetto al 2019). “La pandemia ha fortemente condizionato l’andamento del fenomeno infortunistico nel 2020 – ha evidenziato Bettoni – da un lato, infatti, ha comportato la riduzione dell’esposizione a rischio per gli eventi ‘tradizionali’ e in itinere, a causa del lockdown e del rallentamento delle attività produttive, dall’altro ha generato la specifica categoria di infortuni per il contagio da Covid-19″.
Gli infortuni mortali per cui è stata accertata la causa lavorativa sono 799 (+13,3% rispetto ai 705 del 2019), di cui 261, circa un terzo del totale, occorsi “fuori dell’azienda” (i casi ancora in istruttoria sono 93). Gli incidenti plurimi, che hanno comportato la morte di almeno due lavoratori contemporaneamente, sono stati 14, per 29 decessi nel complesso. Crollati gli incidenti in itinere complessivi (-38,19%) e quelli mortali sempre nel percorso casa lavoro (-31,72%) con 226 contro i 331 del 2019. Nel 2020 si registra un calo delle denunce di malattia professionale del 26,6% con 45.000 casi. Ne è stata riconosciuta la causa professionale al 35,34%, mentre il 3,33% è ancora in istruttoria.
Gli impegni prioritari per il presidente Inail sono estendere la tutela assicurativa agli oltre tre milioni di lavoratori che non ne hanno ancora diritto, migliorare le prestazioni economiche per gli infortunati e gli ammalati causa lavoro, destinare maggiori risorse per il potenziamento della prevenzione attraverso i diversi filoni di intervento e affinare gli strumenti di rendicontazione dell’Istituto. “La pandemia – ha detto Bettoni – ha riaperto la questione dell’esclusione dalla tutela Inail di soggetti particolarmente esposti al rischio contagio, come quella dei medici di famiglia e dei medici liberi professionisti”, che insieme ad altre categorie “non possono beneficiare della copertura assicurativa e delle conseguenti prestazioni economiche, socio-sanitarie, riabilitative e di reinserimento”.