Secondo le accuse sarebbero sette i minori tra i 7 e gli 11 anni che avrebbero subito abusi da parte del prete in otto episodi distinti. Ma davanti al Gip di Varese, Stefano Colombo, il sacerdote 29enne ha negato ogni coinvolgimento nei fatti che sarebbero accaduti tra febbraio 2020 e maggio 2021 tra le mura della sua abitazione dove i bambini andavano a giocare con i videogiochi
Don Emanuele Tempesta, arrestato con l’accusa di abusi sessuali su minori nega ogni addebito. “Accuse infamanti, sono scioccato e provato da quello che sta accadendo” ha dichiarato nell’interrogatorio di garanzia. Secondo le accuse sarebbero sette i minori tra i 7 e gli 11 anni che avrebbero subito abusi da parte del prete in otto episodi distinti. Ma davanti al Gip di Varese, Stefano Colombo, il sacerdote 29enne ha negato ogni coinvolgimento nei fatti che sarebbero accaduti tra febbraio 2020 e maggio 2021 tra le mura della sua abitazione dove i bambini andavano a giocare alla playstation.
Le testimonianze dei minori sono state raccolte in forma protetta e alla presenza di psicologi dalla procura di Busto Arsizio. Il computer e altri dispositivi elettronici del sacerdote sono stati sequestrati dagli inquirenti che stanno esaminando il contenuto. Intanto, don Tempesta, arrestato mentre si trovava in viaggio con i ragazzi dell’oratorio a Bardonecchia è agli arresti domiciliari in una località segreta scelta dalla Diocesi di Milano e nella parrocchia di Busto Garolfo è arrivato il vicario episcopale monsignor Luca Rimondi.
L’inchiesta è partita da alcune famiglie dopo che i figli hanno raccontato cosa accadeva a casa del prete mentre giocavano ai videogiochi. La Diocesi di Milano è stata la prima a divulgare la notizia, avendo cura di tenere i bambini che partecipavano al campo estivo a Bardonecchia all’oscuro dell’arresto. Il prete, infatti, dopo essere stato avvicinato dagli agenti in borghese della squadra mobile di Milano e informato dei fatti, ha comunicato ad uno degli animatori di dover andare a casa. A quel punto, ai bambini è stato impedito di utilizzare il cellulare per non causare turbamenti, mentre i genitori erano in contatto con gli animatori del campo.