Siamo in estate e tutti abbiamo voglia di vacanze. Ora che abbiamo anche vinto il campionato europeo di calcio ci sentiamo più forti rispetto alle altre nazioni che, in questo anno e mezzo di sofferenza globale, ci hanno sempre visto come la nazione che ha reagito peggio alla pandemia, soprattutto nelle fasi iniziali, a causa della carenze dettate da chi avrebbe dovuto proteggerci e non lo ha fatto.

L’8 luglio è cominciata infatti al Tribunale di Roma la prima udienza del processo per le vittime di Bergamo. Credo che Ranieri Guerra e Roberto Speranza dovrebbero alzarsi dalle loro sedie dorate liberandole almeno per il tempo necessario a spiegare alle 500 famiglie della bergamasca quali sono i segreti nascosti, le parole non dette o quelle inutilmente dette, perché grazie a Francesco Zambon abbiamo capito che ci sono persone non disposte a subire. Persone che saranno anche “pesci piccoli”, che saranno anche “somarelli di Venezia”, ma che non sono più disposte a rimanere mute. Tuttavia, dalla parte del potere nessuno si è mosso dalla propria poltrona, per cui la gente dovrà decidere se svegliarsi dal proprio torpore o continuare a subire. Anche la morte, senza volerla.

La politica di qualunque partito intanto si accorda, studia strategie comuni che sembravano impossibili, litiga e si riconcilia ben sapendo che lo sciogliersi non garantirebbe la permanenza su quelle poltrone dorate, magari ottenute con una manciata di voti, quando esisteva l’onestà condivisa ed urlata che non permetteva inciuci di potere, dissolta in un “vaffa” che ha tanto di accordo democristiano di italiana memoria.

Ed ecco che in una giornata di caldo estivo anch’io passo sotto ad un casello autostradale: i pensieri e le idee mi frullano in testa come negli ultimi diciotto anni di lotta personale per l’onestà, contro le prepotenze, le perdite economiche e le strategie per una sanità pubblica migliore, quella sanità che tutti dovremmo difendere. Allora per un attimo, solo per un attimo vista la netta differenza con la sanità, proviamo a pensare a cosa si potrebbe fare per evitare le interminabili code ai caselli. Ed il paragone con la sanità viene subito.

Il Consiglio dei ministri dovrebbe, a mio avviso, fare uno studio approfondito di quanto costa la gestione delle strade italiane, a qualunque livello, senza dare in gestione a privati. Le strade, come la sanità, devono essere pubbliche e devono essere “mantenute” dai cittadini con un contributo obbligatorio, come il canone Rai inserito in ogni bolletta. Una cifra certa, sulla base di calcoli precisi in modo tale che possa non essere in deficit ma nemmeno utile a ricavi di privati che poi provocano morte, come il famoso ponte di Genova. Finalmente toglieremmo caselli e avremmo controlli di sicurezza, non di elusione colpevole di morte.

Proprio come nella sanità. Se la gestione privata fosse stata controllata avremmo avuto più rianimazioni per salvare i cittadini. Se lo Stato avesse fatto meno il padrone per giochi di potere avremmo avuto un piano pandemico di difesa di vite umane. Mettiamo insieme le mie idee con quelle di Francesco Zambon per cominciare a cambiare il sistema. Poniamo tante persone dentro il Vicolo degli Onesti in modo che, onestamente, si possa porre il cittadino, paziente o meno, al centro.

Serena estate a tutti.

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