A Roma è boom di casi nei dieci giorni successivi alla festa per la vittoria degli Europei e l’assessore alla Sanità della Regione Lazio tira in ballo il presidente della Figc. Di fronte ai 557 nuovi positivi nella Capitale, la quasi totalità dei 681 registrati nel Lazio, l’assessore Alessio D’Amato non usa giri di parole: “Stiamo pagando il cosiddetto ‘effetto Gravina’, ma senza complicazioni negli ospedali”, ha spiegato citando il numero uno della Federcalcio Gabriele Gravina, che aveva difeso la grande parata con bus scoperto della Nazionale allenata da Roberto Mancini dopo il successo di Wembley contro l’Inghilterra. Una festa che era stata al centro di una “trattativa” tra i giocatori e le forze dell’ordine, criticata dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi con una dura intervista sul Corriere della Sera, a cui aveva risposto proprio il numero uno della Federcalcio. In quella occasione, Gravina aveva sottolineato come la scelta di far sfilare i giocatori della nazionale su un autobus scoperto per le vie di Roma fosse stata condivisa con le istituzioni. Nei retroscena dei giornali, quelle “istituzioni” avevano un nome e un cognome: il premier Mario Draghi, ma la notizia del suo lasciapassare alla festa azzurra è stato sempre smentito da Palazzo Chigi. Ad ogni modo, il bagno di folla per celebrare i campioni d’Europa a Roma ha rappresentato l’ultima appendice di quello che D’Amato definisce un “calo di tensione”, anche se per il momento non si vede un riflesso sulle ospedalizzazioni. I ricoverati nel Lazio sono 133, tre in più di ieri, e le terapie intensive reggono (28 assistiti, uno in meno di ieri).
“I casi sono ancora destinati ad aumentare per l’effetto del calo di tensione in occasione dei festeggiamenti per gli Europei, che durerà ancora alcuni giorni. I positivi sono per lo più giovani ancora non vaccinati e questo significa, ancora una volta, quanto sia importante vaccinarsi e raggiungere l’immunità di gregge”, ha aggiunto D’Amato sottolineando come “ancora una volta ricadono sulle spalle del Servizio sanitario regionale e dei suoi operatori l’onere e gli effetti del calo di tensione”. A Roma, negli scorsi giorni, aveva destato scalpore il maxi-focolaio sviluppatosi in un pub di Monteverde dove venivano trasmesse le partite dell’Italia. A quanto avvenuto nel locale sarebbero riconducibili circa 100 casi di infezione. Non si tratta dell’unico focolaio sviluppatosi nei luoghi di aggregazione per seguire le partite della Nazionale tra l’11 giugno e l’11 luglio, giorno della finale vinta contro l’Inghilterra, e seguita dall’appendice della festa per le vie del centro storico con la coppa esibita dagli azzurri tra due ali di folla.