Sono 700 gli emendamenti del Carroccio, 134 quelli di Fi e 127 a firma Fdi. 80 quelli presentati da Paola Binetti (Udc). Mentre i renziani avevano promesso che non ne avrebbero depositati, alla fine ne hanno presentati quattro. Vito (Fi): "È evidente che in queste condizioni non sono possibili mediazioni"
Il ddl Zan, sommerso da oltre mille emendamenti, sparisce dal calendario dei lavori di luglio a Palazzo Madama e rischia ormai di essere rinviato a settembre. Come previsto, oggi sono state decine le richieste di modifica presentate dal centrodestra (e non solo) al disegno di legge contro l’omotransfobia: una mole talmente imponente da rendere difficile qualsiasi dialogo, a differenza da quanto promesso in questi giorni dagli stessi partiti che da mesi fanno ostruzionismo. Sono infatti 700 gli emendamenti del Carroccio, 134 quelli di Fi e 127 quelli di Fdi. 80 quelli presentati da Paola Binetti (Udc). E i renziani, se avevano da sempre promesso che non ne avrebbero depositati, alla fine ne hanno presentati quattro. “Sono il chiaro tentativo di affossare la legge. Altro che volontà di dialogo e mediazione. Salvini sui diritti conferma di avere la stessa linea di Orban“, ha scritto su Twitter Alessandro Zan, deputato Pd e primo firmatario del disegno di legge. Intanto oggi Enrico Letta, interpellato da Repubblica, ha ribadito: “Non c’è nessun cambio di linea. Sì al confronto in Senato” ma “nessun negoziato con Salvini. Per noi il testo Camera rimane il migliore”.
Ormai, salvo colpi di scena, il disegno di legge è destinato a slittare a settembre: un rinvio che può fare comodo ai partiti in vista della campagna elettorale per le amministrative, ma che ne può sancire l’affossamento definitivo. Far ricominciare il percorso parlamentare al provvedimento (che alla Camera a novembre aveva avuto l’approvazione compatta della maggioranza giallorossa) e farlo nel pieno del semestre bianco, significa di fatto lavorare per farlo fallire. Un esito che era temuto già da mesi, ma che è diventato inevitabile dopo il voltafaccia di Italia viva che, dopo aver contribuito alla scrittura del testo, ha deciso di non sostenerlo più. Per tutto il pomeriggio intanto, in Aula, è andata avanti la discussione generale: sono intervenuti 19 senatori sui 35 previsti nella maratona ostruzionistica voluta dal centrodestra. I restanti potrebbero intervenire la prossima settimana, ma ancora non è chiaro quando. Ancora non è stato stabilito quando ci sarà tempo per riprendere e concludere la lunga maratona oratoria al termine della quale Lega e Fratelli d’Italia intendono porre la richiesta di non passaggio agli articoli. Sembra che lo abbiano messo nero su bianco in una lettera presentata durante la capigruppo. L’ennesima spada di Damocle che pende sul ddl. Con le firme di 20 senatori potrebbe anche essere a scrutinio segreto e se passasse per il provvedimento non ci sarebbe futuro. Quello che è chiaro è ormai che il ddl è su un binario morto, almeno fino a settembre. Da domani infatti Palazzo Madama sarà impegnato nella discussioni dei decreti: dl sostegni bis, dl recovery e poi dl sulla cibersecurity. Si tratta di decreti in scadenza che devono essere approvati prima della pausa estiva e l’orizzonte naturale per il ddl Zan resta settembre.
Gli emendamenti – Le proposte di modifica chiedono per lo più la modifica degli articoli 1, 4 e 7: libertà di espressione, clausola salva idee e attività di prevenzione alla violenza omotransfobica nelle scuole. Chi ha presentato più richieste di modifica è il Carroccio con 672 emendamenti, ai quali si aggiungono 20 solo dal senatore Roberto Calderoli. Di questi oltre 1000 emendamenti, 700 sono stati presentati dal Carroccio: 672 dal gruppo e 20 a firma di Roberto Calderoli. Ma a sorpresa, e nonostante avesse detto che non lo avrebbe fatto, anche Italia viva ne ha depositato quattro: di cui due a firma del capogruppo, Davide Faraone insieme al collega Giuseppe Cucca e due di Cucca con il socialista Riccardo Nencini. In particolare i renziani puntano a trasformare la “finalità” del provvedimento per togliere il riferimento all’identità di genere, dicitura che permette la tutela delle persone trans. Forza Italia ne ha presentati 134 mentre da Fratelli d’Italia ne sono arrivati 127. La senatrice Udc, Paola Binetti da sola chiede un’ottantina di modifiche. Le Autonomie ne propongono 4. Un po’ più difficili i conti delle richieste che provengono dal gruppo Misto: 5 da Gregorio De Falco; 3 da Mattia Crucioli dell’Alternativa C’è. Alle 15.30 si riunisce la capigruppo del Senato per capire, prima dell’avvio dei lavori d’Aula previsti per le 16.30, come procedere con l’iter parlamentare. Il termine per presentare gli emendamenti è scaduto alle 12.
Lega: “Se si dialoga, Lega pronta a ritirare gran parte degli emendamenti”. Vito (Fi): “A queste condizioni mediazione impossibile” – Ormai l’obiettivo è chiaro: rimandare tutto e cercare di affossare definitivamente il provvedimento. La Lega sostiene di essere ancora pronta a mediare, anche se qualsiasi modifica significa far ricominciare alla legge il percorso da zero: “Se si dialoga, la Lega è pronta a ritirare gran parte degli emendamenti presentati al Ddl Zan. Se invece il Pd continuerà a volere lo scontro, affosserà la legge e la tutela dei diritti di migliaia di persone”, ha detto Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato. A rispondere è stato Elio Vito, deputato di Fi che, in dissenso con il gruppo, sostiene il ddl e che ha respinto l’offerta: “La Lega sul ddl Zan rispetta la media, dopo avere chiesto 170 audizioni in Commissione, ha presentato 700 emendamenti in Aula. È evidente che in queste condizioni non sono possibili mediazioni. Il Ddl Zan diventi al più presto legge”, ha detto. Intanto nel pomeriggio Matteo Salvini ha incontrato una delegazione di Gay Lib, associazione vicina al centrodestra che ha aperto alla possibilità di modifiche.
Per tutto il giorno ha protestato il Partito democratico, soprattutto a partire dalle richieste di modifica.”672 emendamenti ha presentato la Lega sul ddl Zan. Quelli del dialogo e della mediazione, che si ispirano al Santo Padre”, ha twittato il deputato dem Filippo Sensi. E pure la senatrice Monica Cirinnà ha dichiarato: “672 emendamenti solo dalla Lega. Concordati con Orban? Ecco il dialogo auspicato da alcuni. Non abbiamo mai avuto dubbi. Condizioni politiche per mediazioni non ci sono mai state. Basta con la tattica. Basta insulti alla dignità delle persone ddl Zan subito e senza modifiche”. Proprio mentre in Aula continuava la discussione generale, su Twitter andava avanti lo scontro tra Lega e Partito democratico. La polemica è ripartita dopo un tweet di Claudio Borghi, deputato della Lega, che ha attaccato i giornalisti che lo contattano per chiedergli se si sia vaccinato e li invita a chiedere a “un lgbt” se “sia sieropositivo o faccia la profilassi”. A quella frase ha risposto il segretario dem Enrico Letta commentando: “Coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia…”.
Lo scontro intorno al testo Zan è sempre lo stesso, quello che a Palazzo Madama occupa la scena ormai da mesi. Pd, M5s e LeU tirano dritti sulla volontà di approvarlo così come uscito dalla Camera nel novembre scorso. Lega, FdI compatti contro il testo chiedono una mediazione su alcuni temi. Forza Italia, pur con qualche voce interna contraria, si accoda ai due partiti di centrodestra. Italia viva e Autonomie dopo essere partiti lancia in resta a fianco del Pd si sono sfilati considerando un testo condiviso la chiave di volta per approvare almeno una legge di compromesso. L’alternativa, mettono in guardia i senatori renziani, rischia di essere niente. E ormai non è più solo una minaccia.