La riforma della giustizia passa per la digitalizzazione. Lo dicono praticamente tutti, soprattutto in questi mesi in cui il governo è chiamato ad accorciare i tempi dei processi civili e penali per accedere ai fondi del Recovery. Proprio a questo scopo, nel 2018 era partito un progetto-pilota finanziato dal ministero della Giustizia che forniva agli ufficiali giudiziari del Tribunale di Milano 110 tablet – ognuno valeva circa 1.100 euro – per ricevere le richieste di notifica o di esecuzione di un atto da parte degli avvocati, inviare i verbali e utilizzare sistemi di pagamento elettronici. Un’accelerazione non da poco, visto che attualmente gli avvocati devono recarsi fisicamente presso gli Uffici notifiche esecuzione protesti (Unep), quelli degli ufficiali giudiziari, o spedire i documenti via posta. Il progetto doveva partire dal Circondario di Milano, in via sperimentale, per poi allargarsi ai tribunali del resto del Paese. Salvo arenarsi subito: nessuno sa bene per quale ragione. E non sono servite a nulla le numerose sollecitazioni fatte dalle organizzazioni sindacali ai ministri competenti.

Il progetto – Tutti gli ufficiali giudiziari impiegati a Milano hanno ricevuto un tablet nel 2018, correlato di lettore scheda e connettore per la linea internet. Erano stati svolti anche alcuni giorni di corsi di formazione per introdurre il nuovo modus operandi: tramite Posta elettronica certificata gli utenti, ovvero gli avvocati, avrebbero potuto richiedere la notifica di un atto o l’esecuzione di un pignoramento o di uno sfratto all’ufficiale giudiziario che avrebbe inviato l’esito con il verbale sempre tramite Pec. Inoltre, il tablet avrebbe dovuto facilitare il lavoro di raccolta di materiale fotografico durante i sopralluoghi degli stessi ufficiali giudiziari. Una pratica – quella di scattare le foto dei beni del debitore passati in rassegna – prevista e obbligatoria, secondo l’art. 518 del codice di procedura civile, ma che spesso molti devono mettere in pratica con il proprio cellulare privato. Ma nonostante la fornitura dei dispositivi e i corsi di formazione, il progetto non è mai decollato. Così, gli avvocati hanno continuato a presentarsi presso gli uffici Unep, gli ufficiali giudiziari a redigere verbali che poi inviano per posta o riconsegnano a mano ai legali: insomma, tutto è rimasto come prima. E i tablet? Che fine hanno fatto i tablet? Ognuno li ha impiegati a proprio piacimento. “C’è chi lo tiene impilato tra le carte della scrivania, chi lo ha riposto chissà dove, chi lo impiega per altro e persino chi intanto è andato in pensione e lo ha restituito”, racconta Giuseppe Marotta, ufficiale giudiziario da sempre attento alle problematiche del settore. Eppure, continua, “su ogni dispositivo l’ufficio Unep paga anche un’assicurazione annua per furto e danno incidentale”.

Le sollecitazioni – La lettera inviata dalla Cisl Fp e firmata dal coordinatore generale Eugenio Marra alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, porta la data del 5 maggio 2021 ed è solo l’ultima di un lungo rapporto epistolare. Nella lettera – visionata dal fattoquotidiano.it – si chiede che gli Unep entrino a pieno titolo nel processo civile telematico, avviato nel 2014 che ha tradotto alcune delle attività finora realizzate in forma cartacea in via telematica, ma di fatto ancora “monco”, si legge. Come fa notare un addetto ai lavori, se il Processo civile telematico ha svuotato le cancellerie, il progetto-tablet avrebbe sortito l’effetto di svuotare gli sportelli degli ufficiali giudiziari e ridurre al minimo gli spostamenti che richiedono tempo e denaro. Un’altra lettera inviata nel gennaio dell’anno scorso dall’Associazione ufficiali giudiziari in Europa all’ex gurdasigilli Alfonso Bonafede, e all’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, citava il piano d’indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2020 redatto dal ministero della Giustizia a settembre 2019, secondo cui nel Circondario di Milano “si procederà a breve con la sperimentazione con avvio del servizio di richiesta di notificazioni telematiche agli Unep da parte degli avvocati e all’introduzione dell’utilizzo di tablet per la redazione delle relazioni di notificazioni e dei verbali dell’attività esecutiva”. I dispositivi, però, erano stati forniti già nel 2018, senza mai entrare in funzione. Nel piano per il 2021, invece, non si fa alcun riferimento ai tablet, ma ci si augura la stessa cosa dell’anno precedente, ovvero la diffusione della versione più aggiornata del software ministeriale – il Gsu-Unep – “installata solo su Milano, su tutto il territorio nazionale”. Sono molteplici, infatti, le versioni e i programmi in uso nei vari uffici Unep di tutta Italia.

La pandemia – La puntuale entrata in funzione del progetto-tablet, in grado di trasferire gran parte delle interazioni online, sarebbe stato utile in periodo di pandemia, visto che il sistema rende ovviamente più agevole il lavoro da remoto. L’emergenza sanitaria ha infatti paralizzato la già arrancante macchina della giustizia italiana. E proprio di “quasi paralisi” aveva parlato la procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, a gennaio, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, confrontando i dati “impressionanti” – come li aveva definiti – del periodo aprile giugno 2020, con quelli dell’anno precedente: le udienze penali in Corte d’Appello sono diminuite del 73%, mentre quelle civili del 70%. Il lavoro degli ufficiali giudiziari – racconta l’ufficiale giudiziario Marotta – in quel periodo si è ridotto anche “dell’80 o 90%”. Una percentuale che sarebbe potuta essere molto inferiore se il progetto tablet fosse già stato esteso al resto d’Italia.

Riceviamo e pubblichiamo

La mancata attuazione del progetto noto come “Progetto Tablet Milano” non è in alcun modo ascrivibile alle responsabilità e/o inadempienze dello scrivente Ufficio Unep della Corte di Appello di Milano, né pertanto della Corte di Appello di Milano stessa, che ha sempre garantito la piena e massima collaborazione ai componenti uffici del Ministero della Giustizia nelle fasi di analisi e studio del progetto, dando il proprio facoltativo contributo affinché si potesse arrivare alla messa in produzione. Inoltre molteplici sono stati – da parte di questo ufficio e del gruppo di lavoro Unep istituito presso il Ministero della Giustizia (costituito dai Dirigenti dei più importanti uffici) – i solleciti e le richieste di accelerazione dei lavori in tutti i tavoli istituzionali ministeriali (non ultima la nota del 20 luglio u.s.), istanze finalizzate a comprendere le ragioni di tali inaccettabili “ritardi” ma purtroppo rimaste prive di riscontro. E’ di tutta evidenza, infatti, che la mancata realizzazione del progetto Tablet, come pure la mancata attuazione di quanto previsto dall’art. 492 bis c.p.c. (ricerche telematiche dei beni da pignorare) costituisca un vulnus in primis per gli stessi uffici Unep che si vedono, nel 2021, esclusi dal Processo Civile Telematico e dalla digitalizzazione e modernizzazione delle attività ed impossibilitati, pertanto, a fornire ai cittadini risposte adeguate alle domande di tutela esecutiva.

La Dirigente Unep

Dr.ssa Annamaria Scatigna

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