Un pugno a freddo mentre l’agente della polizia penitenziaria lo sta scortando nel corridoio del carcere di Bancali. Il boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella, 79 anni, ha nuovamente aggredito un poliziotto della struttura carceraria di Sassari, dove è rinchiuso in regime di 41bis. Nel video delle telecamere di sorveglianza, risalente a gennaio 2021, i due camminano affiancati e parlano: l’agente ha in mano un metal detector, ad un certo punto si fermano e Bagarella, che appare in perfetta forma fisica, affonda un pugno in pieno volto dell’agente. In suo soccorso arriva un collega che blocca il boss corleonese che tenta di scagliarsi ancora contro il poliziotto colpito. Ma non è la prima volta. Già nel gennaio dello scorso anno, Bagarella aveva aggredito con un morso un agente del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria sempre nel carcere sassarese. Un’aggressione avvenuta mentre il detenuto veniva accompagnato nella sala delle videoconferenza, da dove avrebbe dovuto assistere a distanza all’udienza del processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. “Non ho notizie dirette – dice l’avv. Antonella Cuccureddu, legale di Leoluca Bagarella – ma sono certa che se fosse accaduto nei termini riportati non sia affatto da interpretare come una manifestazione di aggressione ma che derivi piuttosto da uno stato fisico gravemente compromesso e da un malessere tale da condizionare le sue condotte. Il signor Bagarella da oltre 3 anni ha gravi problemi di salute noti al Direttore del carcere”, ha aggiunto. “Con numerose istanze – prosegue l’avvocato Cuccureddu – sono state sollecitate visite specialistiche ed esami strumentali che avrebbero consentito la formulazione di una diagnosi, la somministrazione delle terapie, e l’adozione delle soluzioni più adeguate per l’espiazione della pena nel rispetto dei principi costituzionali”. “La magistratura di Sorveglianza – aggiunge la legale di Bagarella – con più provvedimenti ha chiesto al carcere di attivarsi affinché fosse sottoposto agli esami clinici indispensabili e fosse inviata relazione sanitaria con la diagnosi. Ebbene a tutt’oggi, non si ha notizia che siano stati eseguiti. Quindi da più di tre anni, vi è in carcere una persona anziana, gravemente malata, senza una diagnosi e di conseguenza senza cure mirate. Spero che l’amministrazione penitenziaria abbia adottato tutte le misure necessarie a garantire il diritto alla sua salute e auspico che tutte le Autorità preposte si attivino per le opportune verifiche”, conclude Antonella Cuccureddu.

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