Il riconoscimento è arrivato davanti alla Corte di assise, dopo che la donna ha rivisto in aula il video del turista straniero girato nello scalo felsineo la mattina del 2 agosto 1980.
Maurizia Bonini ha pochi dubbi: l’uomo ripreso in un video girato nella stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980 è il suo ex marito Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, imputato nel nuovo processo sulla strage. Difficile equivocare le parole della donna: “Sembra mio marito, è Paolo, è Paolo, perché ha una fossetta qua, ha i capelli più indietro, ma è comunque lui, nella foto del telegiornale lo riconosco ancora meglio. È Paolo, ed è riconoscibile da parte mia nella parte inferiore del video, qui però ha i capelli più indietro”. Il riconoscimento è arrivato davanti alla Corte di assise, dopo aver rivisto in aula il video del turista straniero girato in stazione a Bologna la mattina della bomba. L’imputato era uscito dall’aula poco prima della testimone, che ha parlato coperta da un paravento, su sua richiesta e dopo che la Corte d’Assise ha deciso in tal senso. “Noi diamo parere favorevole alla testimonianza con il paravento – ha detto il Pg – perché è una situazione delicatissima, conosciamo la storia di Bellini e si tratta di cose che riguardano legami familiari, emergono preoccupazioni e la Corte deve assicurare la genuinità della testimonianza”. Frase che ha scatenato una schermaglia con i legali dell’ex Avanguardia Nazionale. Anche Bellini, dopo la decisione della corte si è alzato e ha detto: “Io esco dall’aula durante l’audizione dei miei familiari, così non si creano problemi, ma i miei legali hanno diritto di vedere la testimone”.
“Ha ingannato tutti”
Al netto del paravento e della disputa tra difesa e accusa, Maurizia Bonini ha detto anche altro, specie sulla ricostruzione dei movimenti dell’imputato durante la mattina del 2 agosto di 41 anni fa. Riferendosi all’ex marito, la donna ha sottolineato che all’epoca l’uomo “ha detto una bugia, ha ingannato tutti, non potevo immaginare che fosse lì in quella situazione, e Daniela (cioè la nipote di Paolo Bellini, che era in auto con lui nel tragitto verso Rimini, ndr) c’era, dovete chiedere a lui dove ha messo la bambina, e anche se è arrivato in ritardo, era il 2 agosto”. Non solo. Rispondendo alle domande del sostituto pg Umberto Palma, Bonini ha precisato di aver detto “purtroppo è lui” quando riconobbe per la prima volta l’ex marito – durante l’interrogatorio del 12 novembre 2019 – nel video registrato da un turista il giorno dell’attentato perché, appunto, “non potevo immaginare che fosse lì in quella situazione“. Senza contare, ha aggiunto, che all’epoca Bellini “non aveva ancora fatto la carriera criminale” di cui fu protagonista negli anni successivi. “Ma aveva già ucciso Alceste Campanile nel 1975″, le ha ricordato il presidente della Corte, Francesco Caruso, a cui però Bonini ha replicato che nel 1980 non sapeva di quell’omicidio.
“All’epoca dissi il falso”
Quando Bellini fu indagato per la strage, però, la donna confermò l’alibi dell’uomo, dicendo che era arrivato a prenderla a Rimini intorno alle 9-9.30 del mattino, per poi partire insieme a lei, ai due figli piccoli e alla nipote per il Passo del Tonale: si tratta di orari non compatibili con la sua presenza in stazione al momento dell’esplosione della bomba, alle 10.25. Oggi il cambio di rotta. Motivato con queste parole: “Ho detto una bugia, chiedo scusa a tutti”. E ancora: “Sì, a questo punto, posso dire che all’epoca ho dichiarato il falso“. Completamente diversa anche la ricostruzione di cosa accadde quella mattina: “Non ricordo a che ora arrivò mio marito a prendermi a Rimini, mi ricordo però che mia madre tornò tardi in albergo” ha detto. La madre di Maurizia (Eglia Rinaldi, deceduta), infatti, come è emerso durante gli interrogatori, rientrò a Torre Pedrera, località vicino a Rimini, in ritardo per l’orario di pranzo, tanto che ci fu una discussione con il marito. Questa versione è stata confermata anche dal fratello della Bonini, l’ex cognato di Bellini. “L’orario delle 9.15 – ha spiegato poi Maurizia rispondendo alle domande dei legali di Bellini – me lo disse mio suocero (Aldo Bellini, ndr)”.
La testimonianza della figlia di Bellini
“Visto che mi trovo in questo processo, mi sento di voler dire a tutti che è stata una mia decisione testimoniare, perché questa vicenda ha scombussolato la mia vita, credo sia giusto dare testimonianza per una cosa così grave, ma soprattutto perché penso alle vittime, al di là di quello che sarà l’esito di questa cosa, nonostante io sono figlia di Paolo Bellini, vado a testa alta perché ho avuto una vita completamente diversa”. Sono le parole di Silvia Bonini, figlia di Paolo Bellini: quel giorno la donna aveva solo 9 anni. Oggi ha spiegato di aver cambiato cognome una ventina di anni fa prendendo quello della madre e di aver interrotto completamente i rapporti con il padre. Davanti ai pg ha spiegato di non ricordare nulla del giorno dell’attentato, tantomeno del viaggio fatto in auto con i genitori, il fratello Guido e la cugina Daniela, da Rimini al Passo del Tonale. Tuttavia ha dichiarato, con la voce rotta dall’emozione, di sperare che “tutte le testimonianze possano fare luce per le vittime. Per la mia famiglia è stata una grande sofferenza, mi sono sentita davvero di venire oggi, era più facile non rispondere, ma io ho una coscienza, perché siamo tutti toccati da questa cosa”.
La nipote Daniela si avvale della facoltà di non rispondere
La cugina Daniela Bellini (figlia del fratello di Paolo Bellini, Guido, deceduto) invece, che aveva la stessa età all’epoca, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma durante gli interrogatori con i Pg, anche lei aveva detto di non ricordare nulla di quel giorno. Tra gli altri familiari di Bellini che hanno testimoniato oggi, c’è l’ex cognato Michele Bonini, che ha confermato che il 2 agosto 1980, mentre la famiglia era riunita a pranzo a Torre Pedrera (Rimini), sua madre, Eglia Rinaldi, arrivò molto tardi, verso le 13.30, perché aveva accompagnato Maurizia Bonini (ex moglie di Paolo Bellini) a Rimini, da dove poi i due partirono con i figli per la montagna. Questo confermerebbe la falsità dell’alibi di Bellini, che collocò la partenza dalla cittadina romagnola attorno alle 9 di mattina. Più complicata la deposizione di Marina Bonini, vedova di Guido Bellini (fratello di Paolo), che dopo aver detto, in fase di indagine, di non ricordare come e con chi sua figlia Daniela raggiunse il Passo del Tonale per le vacanze nell’agosto del 1980, oggi ha detto di aver accompagnato la figlia, la mattina del 2 agosto, a Scandiano o a Pratissolo, nel Reggiano, e di averla lasciata a Paolo Bellini. Alle contestazioni dei Pg, che hanno più volte sottolineato questa incongruenza, Bonini ha spiegato di essere andata in confusione al momento dell’interrogatorio perché si è sentita “inquisita“.
Del mistero di Paolo Bellini si è occupato Giovanni Vignali nel libro L’uomo nero e le stragi (edizioni PaperFirst) in cui – attraverso la consultazione di atti giudiziari, rapporti di polizia, inchieste giornalistiche, interviste con magistrati e investigatori – ricostruisce la vicenda della “primula nera”.