Con il nuovo provvedimento allo studio del governo il certificato verde diventerà uno strumento fondamentale per la vita durante la pandemia. Decine di lettori però segnalano falle burocratiche e difficoltà a ottenerlo. Il più grande paradosso riguarda i guariti che hanno completato il ciclo con una somministrazione o coloro che hanno effettuato l'eterologa: sul loro pass risulta invece una sola dose. Il ministero della Salute conferma: "Al lavoro per risolvere tutte le criticità". Compreso il rafforzamento del numero 1500, che dovrebbe servire a risolvere i problemi e invece risulta praticamente irraggiungibile
Il green pass si appresta a diventare il lasciapassare per godersi una serata al ristorante al chiuso, così come per andare allo stadio o a un concerto. Con il nuovo decreto anti-Covid allo studio del governo, sarà il principale strumento alternativo alle restrizioni nella lotta alla pandemia. Eppure, in Italia esiste una platea di persone ingiustamente escluse dal certificato verde: guariti o vaccinati che avrebbero diritto al green pass ma che semplicemente non riescono a ottenerlo, oppure l’hanno ricevuto ma è sbagliato. I nostri lettori ci hanno inviato decine di segnalazioni: le loro testimonianze sono il racconto delle falle burocratiche e dei paradossi che si incontrano nell’ottenimento del green pass. Le storie più inverosimili riguardano coloro che tre mesi dopo la loro guarigione dal Covid hanno effettuato un’unica dose di vaccino, sufficiente per considerare completato il ciclo vaccinale: alcuni raccontano di non aver nemmeno ricevuto il green pass, altri lo possiedono ma è errato. Risulta infatti che abbiano effettuato una dose su due e la dicitura “certificazione valida fino alla prossima dose”. Che però non è prevista. Lo stesso problema, peraltro, viene riscontrato anche da chi ha effettuato la vaccinazione eterologa. Questo certificato è valido? Se sì, fino a quando? Cercare spiegazioni chiamando il numero di pubblica utilità (1500) è praticamente impossibile: risulta occupato, se si prende la linea il tempo di attesa è in media di circa un’ora.
Lo stesso ministero della Salute spiega che dato l’altissimo numero di chiamate, il call center è in sofferenza. È in corso un rafforzamento del personale a disposizione e i primi effetti dovrebbero vedersi nei prossimi giorni. Il 1500 dovrebbe aiutare ad esempio a risolvere i problemi di chi non ha ricevuto o ha smarrito il suo codice AUTHCODE, che si dovrebbe ricevere via sms o mail dopo la vaccinazione. Il problema che riguarda i guariti o chi ha effettuato l’eterologa però è più complesso: il ministero e le Regioni sono al lavoro per risolvere tutte le criticità che i cittadini stanno incontrando nell’ottenimento del green pass, spiegano dal dicastero della Salute. Nei giorni scorso si sono tenuti tavoli tecnici e altri sono in corso, una soluzione dovrebbe essere in arrivo. Il tempo stringe, perché tra oggi e giovedì in Consiglio dei ministri è atteso il via libera al nuovo decreto Covid: il green pass sarà necessario, a seconda del colore della Regione, per entrare nei bar e nei ristoranti (forse basterà una sola dose), per andare in discoteca, in palestra, al cinema e più in generale nei luoghi dove si tengono eventi e concerti, stadi compresi. L’ipotesi è che da settembre sarà necessario anche per prendere i mezzi pubblici (treni, aerei e navi).
Attualmente il green pass si ottiene con un tampone negativo (ma è valido solo 48 ore), con la guarigione (dura sei mesi) e appunto con la vaccinazione. In questo caso, il certificato è valido in Italia già 15 giorni dopo aver ricevuto la prima dose e fino alla data in cui si riceve la seconda dose, da lì in poi la validità è di altri 9 mesi. Anche questo però potrebbe cambiare con il nuovo decreto. Per viaggiare all’estero, invece, serve anche il richiamo. E qui nascono i primi problemi per chi ha un green pass sbagliato. A fine giugno una coppia del Savonese è stata bloccata al confine tra Italia e Francia perché, nonostante avessero effettuato la doppia vaccinazione eterologa, sul loro certificato risultava una sola dose. E’ la stessa situazione che denuncia Michele: il 30 marzo ha effettuato la prima dose AstraZeneca, il 15 giugno la seconda con Pfizer. Nel suo green pass però “compare solo una dose di Pfizer”. Al momento è un problema soprattutto per viaggiare all’estero, a breve però potrebbe diventare un ostacolo insormontabile anche per partecipare a un evento o prendere un treno in Italia.
L’odissea di chi non riceve il green pass – “Sono una delle tante persone che ha avuto il Covid negli ultimi mesi (a fine maggio), non ho fatto il vaccino e non ho scaricato il green pass perché non è presente da nessuna parte. Siamo in un limbo e nessuno parla di noi”, scrive Cristina. La sua situazione è quella di chi non ha il certificato di guarigione (NUCG) o il codice autorizzativo (AUTHCODE) che viene solitamente inviato dopo il vaccino. Le segnalazioni di disagi simili arrivano da Regioni diverse. Sonia, ad esempio, scrive dal Friuli: è insegnante, il 17 dicembre è guarita dal Covid e a marzo ha ricevuto la prima dose Astrazeneca. “Non ho però ricevuto il codice dal ministero – racconta – dal 27 giugno sto cercando di ottenerlo. Un’odissea fra telefonate al Dipartimento di Prevenzione, alla Protezione Civile di Palmanova, ai numeri verdi indicati dal Ministero, al medico di base, a tutte le farmacie del territorio… Nulla. Il vuoto”. Una storia simile la racconta Anna: “Sono di Milano, ho avuto il Covid a dicembre e come insegnante ho ricevuto una dose di vaccino ad aprile, ma il green pass non arriva. Quasi impossibile contattare i riferimenti indicati nel sito preposto dgc.gov.it“.
La procedura indicata dal ministero – Dcg.gov.it è appunto il sito ad hoc per scaricare la certificazione verde. Il portale spiega come ottenere il green pass anche senza aver ricevuto l’sms o l’email con il codice per avvenuta vaccinazione o guarigione. Per acquisire il certificato però bisogna autenticarsi con le credenziali SPID oppure CIE (la carta d’identità elettronica). Un’altra possibile strada prevede l’utilizzo dell’App Io, dove si riceve direttamente un messaggio quando la piattaforma nazionale rilascia il certificato. Se però una persona è sprovvista di SPID, CIE o APP IO, al momento l’unica via indicata dal ministero è quella di rivolgersi al proprio medico o farmacista: “Il medico e il farmacista, accedendo con le proprie credenziali al Sistema Tessera Sanitaria, potranno recuperare la tua Certificazione verde COVID-19. Serviranno il tuo codice fiscale e i dati della Tessera Sanitaria”, si legge sul sito. L’altra possibilità, spiegano sempre dal dicastero della Salute, è rivolgersi sempre al medico di famiglia o all’Asl competente, ovvero l’ente preposto a inviare i dati al ministero che poi comunica il codice al cittadino, per verificare che i dati siano stati correttamente inviati. Come raccontano le segnalazioni dei nostri lettori, però, spesso la rincorsa al codice si riduce in un rimpallo di responsabilità senza esito.
Il caso di chi ha ricevuto il certificato sbagliato – Ancora più complessa invece è la situazione che riguarda quella platea di persone guarite dal Covid e vaccinate con un’unica dose, necessaria e sufficiente a completare il ciclo vaccinale. “Nonostante la certificazione vaccinale rilasciata dall’Hub dove ho effettuato il vaccino (Fiera del Mediterraneo, Palermo) riporti la dicitura ‘unica dose’… ‘perché guarito’… Il green pass riporta diciture ‘1/2 dosi’ e ‘valido fino alla prossima dose'”, segnala Ivan. Il suo è un problema comune a molti: “Adesso noi siamo in un limbo, non rappresentati, non calcolati”, si sfoga. Per quanto sarà realmente valido il loro certificato? Ne riceveranno uno nuovo corretto? Tutte domande al momento senza una risposta, in attesa che governo e Regioni trovino una quadra. Intanto queste persone vivono il paradosso di avere completato il ciclo vaccinale ma di non avere un green pass idoneo: per viaggiare all’estero sono costretti a effettuare un tampone, presto rischiano di doverlo fare anche per muoversi in Italia. Sara denuncia una situazione simile, ma al contrario: a febbraio ha effettuato la prima dose, poi è risultata positiva. Il suo ciclo vaccinale è considerato concluso, quindi dovrebbe avere un green pass valido 9 mesi: “Ora trovo scritto che scadrà ad agosto, a 6 mesi dalla malattia”. Una falla, come quella che sta sperimentando Marinella: “Sono una delle migliaia di persone che ha fatto la vaccinazione eterologa. Il green pass che mi è stato rilasciato fa riferimento a 1/2 dosi previste, quindi come se non avessi completato il ciclo vaccinale”. “Il problema ora è: questo green pass è da ritenersi valido? O quando tenterò di prendere un treno a lunga percorrenza mi faranno storie?“. Sono i timori giustificati di chi si trova in questo limbo.
Le altre situazioni critiche – Ci sono infine i casi specifici. Riguardano ad esempio chi per allergie, disturbi e malattie pregresse non può effettuare la vaccinazione: ad oggi per queste categorie di persone non è previsto green pass, se non tramite tampone. Così come il certificato non viene rilasciato a chi è guarito da più di 6 mesi ma allo stesso tempo ha ancora un numero elevato di anticorpi: il test sierologico infatti non viene considerato valido. Infine, l’ennesimo paradosso è quello denunciato da Gianluca: “Io, cittadino italiano residente a Roma, lo scorso 2 giugno sono risultato positivo a un tampone molecolare mentre mi trovavo all’estero, in Colombia. Dopo essere guarito sono rientrato in Italia con un tampone molecolare negativo. Ciononostante, il mio medico non è riuscito a inserire nel sistema il mio tampone positivo, dal momento che il test non è stato effettuato in Italia e perciò, non posso ottenere il green pass per pregressa infezione”. “Sono indignato e mi sento abbandonato dallo Stato”, scrive Gianluca.