Tra circa dieci giorni inizieranno le perizie per accertare le cause della rottura della fune della funivia che collega Stresa alla cima del monte Mottarone. Si inizierà con sopralluoghi in vetta, fino ad arrivare alla perizia della scatola nera e dei dispositivi informatici prevista per il 30 agosto
Il primo sopralluogo tra pochi giorni, gli esiti il 16 dicembre. Si terrà il prossimo 3 agosto ci sarà il primo sopralluogo in vetta per far luce sull’incidente della funivia del Mottarone avvenuto esattamente due mesi fa, in cui persero la vita 14 persone. Che darà il via all’analisi dei periti sulla fune per accertare “le cause della precipitazione della cabina”, come deciso durante l’udienza di conferimento degli incarichi per l’incidente probatorio che si è tenuta oggi. Il 30 agosto inizieranno, invece, le analisi sulla cosiddetta “scatola nera” – dispositivi, pc e altro – che potrebbero fornire dettagli cruciali per rispondere alla domanda ancora senza risposta nell’inchiesta, cioè perché la fune si sia rotta. Il 16 dicembre gli esiti delle perizie saranno esposti in aula.
Si comincia, dunque, tra poco più di 10 giorni con la squadra di docenti guidati dal professor Antonio De Luca, ordinario dei tecnica delle costruzioni all’Università Federico II di Napoli che si recherà sul luogo dell’incidente per i rilievi sulla fune, sulla cabina, sui freni e sull’intero impianto per poi fare la loro ricostruzione senza tralasciare nulla. Particolare attenzione sarà posta, poi, alla genesi della funivia, da quando è entrata in funzione, i vari passaggi di proprietà, la manutenzione ed anche la normativa. Paolo Reale, professore all’Università Uninettuno di Roma e il consulente informatico Paolo Dal Checco si occuperanno rispettivamente delle analisi sulla cosiddetta scatola nera e su alcuni supporti informatici, tra cui pc, riconducibili “al sistema di registrazione dati ed eventi dell’impianto” in particolare del secondo tronco, ossia il tratto Alpino-Mottarone, quello in cui si è avvenuto l’incidente.
La rottura della fune resta, per molti, inspiegabile. Gabriele Tadini, l’unico dei 12 indagati (più due società) che si trova ai domiciliari, “non si spiega questa cosa – ha ripetuto il suo avvocato, Marcello Perillo – La rottura della fune è a monte della tragedia”, ha aggiunto. “È un fatto non solo imprevedibile, per alcuni addirittura impossibile”, ha detto Francesco Caroleo Grimaldi, il legale della nonna materna del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla strage. “Non ho rimorsi”, ha dichiarato Tadini, “ma la mia vita è cambiata con quella telefonata”, il giorno dell’incidente. “Devo farmi forza”, ha aggiunto, spiegando poi di escludere che l’inserimento dei forchettoni – il sistema che disattiva i freni e che avrebbe bloccato la cabina dopo la rottura – possano aver “stressato la fune”.
Durante l’udienza le difese dei 14 indagati, in particolare quelle di Luigi Nerini, patron delle Ferrovie del Mottarone, del capo servizio Gabriele Tadini, e dell’ingegner Enrico Perocchio insieme ai legali delle oltre 50 parti offese hanno chiesto l’estensione dell’incidente probatorio ad altri soggetti, come la società costruttrice del cavo che si è spezzato, uno dei dipendenti dell’ente gestore dell’impianto e dell’Ustif, organismo ministeriale deputato ai controlli ciclici. Istanza rigettata dal giudice, in linea con la Procura. “Adesso ci sono le condizioni e le istruzioni per portare avanti gli accertamenti e individuare i profili di colpa e le responsabilità”, ha affermato Armando Simbari, legale di Eitan che ora “sta meglio ed è seguito con molta attenzione dalla zia”.