"Nell’estate del 2016 aprii questa pagina pubblica con entusiasmo, serietà, passione e voglia di condivisione, pensando di trasferirvi le mie riflessioni, i miei sentimenti, i miei ricordi e quel minimo se non di competenza perlomeno di esperienza maturata in decenni di lavoro (frase da stampare e incorniciare in molti uffici, ndr)...", inizia così il lungo post assolutamente da leggere
Marino Bartoletti è un giornalista e un conduttore amatissimo. Dai tanti programmi sportivi alla selezione delle canzoni di un’edizione di Sanremo fino alla presenza in diversi programmi Rai per dare la sua opinione su fatti di attualità, Bartoletti è esempio di competenza, talento, educazione. Ora il giornalista ha deciso di chiudere il suo profilo Facebook e le ragioni per cui lo fa potrebbero essere condivise da molti (che inizi una fuga dal social di M.Z?): “Cinque anni di Facebook sono un periodo congruo per capire e valutare – scrive in un lungo post correlato a un’immagine che, va detto, è perfetta e non manca di una punta di ironia – Nell’estate del 2016 aprii questa pagina pubblica con entusiasmo, serietà, passione e voglia di condivisione, pensando di trasferirvi le mie riflessioni, i miei sentimenti, i miei ricordi e quel minimo se non di competenza perlomeno di esperienza maturata in decenni di lavoro (frase da stampare e incorniciare in molti uffici, ndr). E l’ho sempre tenuta viva, stringendo i denti, anche quando avrei avuto ragionevolmente ben altro a cui pensare. Non volevo certo cambiare il mondo: però speravo che la mia fatica – sincera, disinteressata e ovviamente aperta a tutti – fosse un pochino più contagiosa sul piano della civiltà e della voglia di reciproco arricchimento (allora l’aggettivo “contagioso” era più facilmente sdoganabile). In parte credo di esserci riuscito: ma purtroppo solo in parte. È vero, ho trovato tantissimi compagni di viaggio meravigliosi che mi hanno seguito nello spirito e nel piacere di un fertile scambio. Ma ho anche trovato una massa – a un certo punto per me incontrollabile – di personaggi sostanzialmente votati all’infelicità (oltre che all’insolenza, all’ignoranza, alla maleducazione gratuita, alla provocazione, alla ricerca dell’attimo di gloria, alla negazione dell’evidenza, all’anonima vigliaccheria, al vittimismo, alla grafomania perniciosa, al fanatismo, all’odio insensato, in alcuni casi alla barbarie) “grazie” ai quali ho capito che il mio tempo era assolutamente sprecato. E, dunque, che il piccolissimo tentativo di “civilizzazione” era naufragato. Ho cercato il dialogo in tutte le sue forme: a volte mi sono morso la lingua, a volte no (e me ne scuso). Nella pagina pubblica più aperta al confronto che credo ci sia, mi sono sentito apostrofare con epiteti spesso ingiusti (se non addirittura pesantemente ingiuriosi) solo perché, al limite della sopportazione, ogni tanto mi sono “permesso” di replicare a commenti poco simpatici (o fuori tema): come se non ne avessi il diritto. Forse si può cercare di sconfiggere la volgarità (o perlomeno di ignorarla): ma non la tigna di voler apparire a tutti i costi pur di fare i bastian contrari (e spesso i fenomeni), ma soprattutto l’italianissimo “benaltrismo”, vero tumore di ogni forma di confronto costruttivo. A volte ho avuto la sensazione che qualsiasi cosa scrivessi risultasse completamente inutile a chi aveva già in canna una risposta “a prescindere”: contro la quale ogni forma di dialogo è compromesso in partenza. Per non parlare dell’”ultraismo” cieco e irragionevole: per cui un post sull’interessante (e raro) incontro Guccini-Sarri, o un altro su galantuomini come Baggio e Baresi citati ad esempio di sportività diventano pretesto di scontri e insulti incrociati fra followers che risalgono le generazioni e che ovviamente non c’entrano nulla con lo spirito originale di ciò che è stato scritto. Ma sono solo gli ultimi esempi. Io posso anche leggere, rispondere, tacere, replicare, ingoiare o, al limite bloccare (cosa che ho fatto raramente, sempre convinto che non sia la strada più costruttiva): però non posso passare i miei giorni (e le mie notti) a fare la “sentinella” di quello che poteva e doveva essere un fertile terreno di confronto e che invece troppe volte è diventato un incontrollabile e spesso incivile campo di battaglia da parte di chi ha solo il desiderio di aggredire, offendere e avvelenare i pozzi di una corretta convivenza (spesso nel nome di un’”appartenenza” interpretata in maniera invasata). Ma a questo punto non più sulla mia pagina, grazie! Ce ne sono decine e decine di più “adatte”. Quelle nelle quali il confronto è fatto solo di livore, quando non di urla zotiche e selvagge! Che ovviamente non sono il mio genere!
Moltissimi di voi mi mancheranno!”. Anche lei ci mancherà, Bartoletti.