I pm, nella richiesta di convalida del fermo, hanno chiarito che, secondo il racconto delle vittime, “la lite sarebbe stata scatenata da futilissimi motivi”, cioè dal fatto che una delle vittime avrebbe avvicinato una donna in compagnia di Umberto Sardiello, fermato con l'accusa di tentato omicidio: "Improvvida e inutile azione di fuoco al suolo esponendo a rischio l’incolumità di numerosissime persone”
Una “violentissima reazione” a “una modesta provocazione”. Così la procura di Taranto ha definito l’azione di fuoco messa a segno da Umberto Sardiello, 37enne che nella notte tra il 20 e il 21 luglio ha esploso numerosi colpi di pistola ferendo dieci persone durante una festa in un lido del capoluogo ionico. Il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e il sostituto Enrico Bruschi nella richiesta di convalida del fermo, hanno chiarito che, secondo il racconto delle vittime, “la lite sarebbe stata scatenata da futilissimi motivi”, cioè dal fatto che una delle vittime avrebbe avvicinato una donna in compagnia del 37enne.
Uno “sgarro” che evidentemente Sardiello ha ritenuto insopportabile al puto da reagire con una violenza inaudita. Sardiello infatti, secondo l’accusa, non ha esitato a colpire il suo avversario al capo con la pistola e poi non ha avuto alcun timore esplodere diversi colpi con la calibro 9 sia all’indirizzo dell’uomo che di un altra persona intervenuta in difesa dell’amico. Per uno dei due la situazione è critica: pur non essendo in pericolo di vita, il malcapitato è in prognosi riservata e rischia l’amputazione di una gamba.
Ma dalla ricostruzione svolta dai poliziotti della Squadra mobile, guidata dal vice questore Fulvio Manco, è emerso anche che Sardiello, una volta scatenato il panico nel locale, avrebbe nuovamente aperto il fuoco: per aprirsi un varco e darsi alla fuga, infatti, avrebbe esploso altri colpi di pistola verso il suolo che rimbalzando hanno causato il ferimento di altre 8 persone che hanno riportato prognosi comprese tra i 10 e i 30 giorni. “Alla gravissima azione lesiva nei confronti di un contendente e di un individuo intervenuto in sua difesa – scrivono i pubblici ministeri – si assomma l’improvvida e inutile azione di fuoco al suolo esponendo a rischio l’incolumità di numerosissime persone”.
I magistrati hanno chiesto la conferma della misura cautelare in carcere evidenziando la “rilevantissima pericolosità” del 37enne e “a totale assenza di freni inibitori agli impulsi criminogeni, sia con riguardo al pericolo per l’incolumità degli ignari astanti presenti nell’affollato locale pubblico, sia con riguardo al timore di essere sottoposto a misure restrittive”. Secondo l’accusa, infatti, Sardiello non aveva alcuna paura di essere arrestato pur di infliggere la sua ‘punizione’ all’avversario e ciò appare evidente dal fatto che abbia agito a volto scoperto pur essendo pienamente consapevole del fatto che il locale fosse dotato di telecamere di videosorveglianza che avrebbe permesso la sua individuazione.
L’uomo nelle prossime ore, accompagnato dai suoi difensori Marino Galeandro e Salvatore Maggio, dovrà comparire dinanzi al gip per la convalida del fermo: anche in quella occasione potrà scegliere di restare in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere oppure fornire la sua versione dei fatti per provare a difendersi dalle accuse di duplice tentato omicidio, lesioni gravi e porto abusivo di arma da fuoco. Nelle scorse ore, però, i poliziotti della questura di Taranto sono intervenuti anche all’interno del locale: dalla visione delle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza, infatti, è apparsa evidente la presenza di centinaia di giovani privi di mascherina e a distanza ravvicinata. La violazione delle norme anti-Covid ha portato così a una sanzione di 400 euro e alla chiusura di 5 giorni del bar della struttura. Anche al titolare dello stabilimento balneare è stato notificato un verbale: la contestazione è di non aver sospeso la serata in presenza di queste violazioni imposte dall’emergenza sanitaria.