“Se il vaccino per i docenti dovesse diventare obbligatorio la maggioranza delle 220mila persone che lavorano nel mondo della scuola lo farebbero. Non esiste tra gli insegnanti uno zoccolo duro di no vax”. Nessuna delle organizzazioni sindacali confederali si auspica che il governo decida di costringere maestri e professori ad immunizzarsi, ma tutti – piuttosto che guardare la pagliuzza negli occhi degli insegnanti – osservano la trave che è nell’occhio della politica. Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola – così come l’Associazione nazionale presidi – difendono la categoria: “Basta puntare il dito contro questi docenti e Ata. Il governo faccia un mea culpa: la campagna informativa è stata confusa e poco chiara”.
Non solo. Secondo il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli, il dato di 220mila non vaccinati potrebbe essere sbagliato: “Da un certo momento gli insegnanti hanno avuto la dose non come categoria ma per fascia d’età come tutti gli altri. Temo che negli hub abbiano continuato a fare iniezioni a maestri e professori senza registrarli come tali”. Ed è proprio il dirigente del sindacato dei presidi che chiarisce da subito una questione: “Se la politica deciderà di rendere obbligatorio il vaccino per il personale scolastico, nessuno pensi che noi dirigenti possiamo metterci a scoprire chi ha fatto la dose e chi no. La legge ad oggi nemmeno ce lo permette. È il sistema sanitario che dovrà occuparsi di individuare chi non è stato vaccinato, non certo noi”. Allo stesso tempo, proprio Giannelli, ha detto a RaiNews 24 che una forma d’obbligo si “potrebbe valutare” e, ad esempio, “per i non vaccinati non si avrebbe l’accesso a un determinato tipo di attività”.
La scelta dell’obbligo è nelle mani del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di quello della Salute Roberto Speranza e del Comitato tecnico scientifico, che per primo ha sollecitato una valutazione di questa opzione in vista del rientro in classe a settembre. Le Regioni hanno chiesto all’inquilino di viale Trastevere di attendere qualche settimana per verificare quanti docenti saranno coperti. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, vorrebbe utilizzare il green pass anche per la scuola solo nel caso in cui scoppiasse un caso di focolaio. E la maggioranza che sostiene il governo resta divisa sulla questione.
I sindacati hanno, invece, ben chiara la situazione attuale ma anche quella che si potrebbe presentare se dovesse scattare l’obbligatorietà. Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola, difende i lavoratori: “La pretesa dell’obbligo presume garanzie certe per chi farà il vaccino. Molti di questi 220mila sono persone con fragilità e patologie pregresse che hanno necessità che un’istituzione certifichi che non corrono alcun pericolo a immunizzarsi”. Altra questione: il personale precario. “Occorre – spiega Gissi – indicare in modo chiaro come la campagna di vaccinazione può essere portata a termine, includendo tra il personale scolastico anche i tanti precari ai quali va data la stessa possibilità di accesso del personale di ruolo. È auspicabile che non diventi necessario fare ricorso a norme vincolanti, anche se va detto che il rifiuto di vaccinarsi dovrebbe essere legato a comprovate ragioni di natura sanitaria”.
Altro tema: i no vax tra i docenti – a detta dei sindacati – sono pochi. Nessuno nega che ci siano ma la questione è cosa fare con loro. “Non si pensi – specifica la sindacalista – di mandarli in biblioteca o di attivare la didattica a distanza per loro”. Duro anche il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Per prima cosa si deve valorizzare il fatto che è vaccinato l’86% del personale. Va detto che ciò si è raggiunto nonostante la gestione della campagna vaccinale dal punto di vista dell’informazione non abbia brillato. Si deve quindi fare uno sforzo in più su questo versante e partire dal green pass come strumento di incentivazione, lasciando l’obbligo come ultima istanza considerando anche i diversi contesti territoriali che hanno gradi di copertura diversi”.
Anche secondo Sinopoli, qualora dovesse essere obbligatorio vaccinarsi, tanti di quei 220mila aderiranno alla campagna ma il sindacalista spera proprio che non si arrivi a quel punto anche se “non si tratta di una materia oggetto di contrattazione sindacale”. Sinopoli vorrebbe capire meglio dal commissario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, cosa è accaduto nelle Regioni dove i dati dei non vaccinati sono ancora alti, non solo tra il personale scolastico. Un problema che constata anche Rino Di Meglio della Gilda Scuola che chiede che sia il Cts, e non l’organo politico, a decidere in merito all’obbligatorietà.
Pino Turi della Uil Scuola è pure persuaso che in caso di costrizione non ci saranno opposizioni: “I docenti sono persone che conoscono le regole e le insegnano. Serve, tuttavia, che vi sia una norma chiara che definisca anche le deroghe per chi potrà non vaccinarsi. Non può diventare un obbligo amministrativo gestito in maniera autoritaria”. E a proposito di organizzazione Giannelli aggiunge: “Si potrebbe stabilire che uno dei requisiti necessari per restare in graduatoria sia quello di essere vaccinati. In ogni caso serve avere un’immunità di gregge per ogni singola scuola e questo dato lo deve stabilire il Comitato tecnico scientifico”.