E’ arrivata la conferma che Palazzo Chigi ha preso in carico la vertenza. Il governo, il Mise e il ministero del Lavoro stanno definendo una norma che impedisca alle multinazionali di “andarsene quando lo decidono”. Lo ha annunciato Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil, dopo l’incontro al Mise sulla Whirlpool. Ma la norma, ammesso che con una norma si possa modificare la decisione annunciata da tempo, “devono farla entro i 65 giorni”, ha continuato Tibaldi, dato che l’azienda ha già avviato la procedura di licenziamento. La sottosegretaria al Mise Alessandra Todde ha confermato che si sta lavorando “ad un progetto che sarà condiviso al più presto. Le trattative sono delicate e non possiamo permetterci altri ritardi o passi indietro. Stiamo parlando con interlocutori seri con spalle robuste, e siamo consapevoli che i tempi scorrono”.
Dal Mise si sottolinea come la decisione dell’azienda di non accettare le 13 settimane di cig gratuita sia stata “molto grave”, e si ribadisce come le istituzioni abbiano preso in carico “il piano di reindustrializzazione, ma c’è bisogno ancora di tempo”. Nel giorno del nuovo sciopero, con un’adesione del 100% negli stabilimenti del gruppo di Pero, Varese, Melano, Siena, Fabriano, Comunanza, Carinaro e Napoli, le produzioni si sono fermate in tutti i siti, in particolare a Varese dove è stato organizzato un presidio davanti allo stabilimento. A Roma si sono ritrovati i dipendenti provenienti da tutti gli stabilimenti, che dalla stazione Termini hanno raggiunto il Mise, dove una delegazione è stata ricevuta dai viceministri Gilberto Pichetto Fratin e Alessandra Todde.
I sindacati hanno ribadito che “non va abbandonato l’obiettivo di mantenere Whirlpool in Italia”. La linea delle parti sociali è semplice: in base all’accordo siglato nel 2018 l’azienda ha ricevuto incentivi e fondi dal governo e non può chiudere così Napoli, visto che in Italia registra quasi il 20% di utili. Di qui la richiesta di “essere convocati entro sette giorni con Invitalia per un tavolo di verifica”. Il fine è quello di “dimostrare, dati alla mano, la sostenibilità e la competenza dello stabilimento di Napoli, a partire dalla produzione di lavatrici”. Come sottolinea Tibaldi, “proprio oggi la Whirlpool ha annunciato di aver aumentato i propri utili, compresi quelli fatti in Italia, addirittura del 20%”.
Tibaldi ha risposto poi alle affermazioni dell’ad per l’area Emea, Luigi La Morgia ricordando che l’azienda “ben due volte al Mise, a fronte della nostra richiesta di sospendere la procedura di licenziamento, si è rifiutata di utilizzare la cassa integrazione per poterci confrontare e trovare una soluzione”. E “la seconda bugia è che lo stabilimento di Napoli non è redditizio, nel 2018 si è firmato un piano industriale che prevedeva di portare nuove produzioni a Napoli“. Inoltre, “l’anno scorso Whirlpool ha fatto dividendi e il sito partenopeo ha lavorato a pieno regime e ha contribuito a distribuire soldi ai soci americani”.
Le organizzazioni sindacali si dicono pronte a sedersi al tavolo di confronto, solo “se verranno ritirati i licenziamenti”. Altrimenti, l’obiettivo è quello di “andare fino in fondo per affermare giustizia e dignità” per i lavoratori dello stabilimento di Napoli. “Qualunque cosa si farà a Napoli, lo si farà con l’accordo dei lavoratori”. Oltre a farsi carico della vertenza, il governo ha anche fatto sapere che sta lavorando a delle misure che presenterà ai sindacati quando saranno finalizzate. Intanto, continuano le iniziative di protesta dei lavoratori “fino a quando non ci sarà una soluzione” perché “i contratti, gli accordi, si rispettano” conclude Tibaldi.