La decisione del gigante della gelateria mondiale Ben&Jerry’s di fermare le vendite negli store degli insediamenti colonici israeliani in Cisgiordania non è una tempesta estiva in una vaschetta di gelato. Il neo capo dello Stato Isaac Herzog ha definito la decisione dell’azienda del Vermont “un atto anti-semita”. Con la sua abituale diplomazia il neo premier Naftali Bennett lo ha definito “un gelato nazista”. Parole che pesano e travisano il problema. Secondo questa logica, rifiutare di vendere i propri prodotti negli insediamenti nei Territori palestinesi occupati che il mondo intero considera illegali non è solo un attacco a Israele, ma costituisce in realtà un attacco antisemita all’intero popolo ebraico.

Il bersaglio accusato di anti-semitismo stavolta ha le “spalle larghe”. Ben&Jerry’s è un’azienda fondata nel 1978 a Burlington – Vermont Usa – da due giovani sognatori amanti della musica Ben Cohen e Jerry Greenfield, due cognomi che non lasciano dubbi sull’origine ebraica delle famiglie. I fondatori hanno venduto la loro azienda alla multinazionale Unilever, ma hanno mantenuto un diritto vincolante sulle politiche aziendali da sempre attente a fenomeni sociali e spesso in sostegno di varie cause di giustizia sociale.

”E’ incoerente con i nostri valori etici che il gelato di Ben&Jerry’s venga venduto nei Territori palestinesi occupati”, hanno annunciato i due fondatori in un comunicato stampa. “Anche se Ben&Jerry’s non sarà più venduto negli Territori palestinesi occupati, rimarremo comunque in Israele”, ha affermato la società.

L’Onu e gran parte della comunità internazionale considerano la Cisgiordania un territorio palestinese occupato da più di 60 anni e illegali gli insediamenti colonici israeliani che vi sono stati costruiti dove ormai vivono oltre 500.000 israeliani.

La risposta quasi isterica in Israele all’annuncio della società ha attirato l’attenzione sulla questione principale sui cui anche il governo Bennett-Lapid sperava di astenersi dall’intervenire: i palestinesi. I gelatai del Vermont non porranno fine all’occupazione – non è il loro lavoro – ma in una calda giornata estiva hanno rivelato alcune verità che gli israeliani non vogliono vedere.

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