Al Consiglio superiore della magistratura slitta la votazione del parere alla riforma della processo penale di Marta Cartabia. Solo ieri la sesta commissione di Palazzo dei Marescialli aveva approvato a larga maggioranza, 4 voti a favore e 2 astensioni, una relazione che equivaleva a una totale bocciatura del meccanismo dell’improcedibilità studiato dalla guardasigilli. “Riteniamo negativo l’impatto della norma perchè comporta l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi”, ha spiegato Fulvio Gigliotti, presidente della commissione. Quella proposta era attesa in plenum il 28 luglio per essere discussa, eventualmente modificata e votata. Ma non sarà così. Il motivo? Il presidente della Repubblica, che come è noto è pure presidente del Csm, ha chiesto al Consiglio di posticipare la discussione, in attesa che la commissione vari una proposta di parere su tutta la riforma. A chiedere che il Csm si esprima su tutta la riforma e non solo sull’improcedibilità – che è poi il cuore della legge – è stata la stessa guardasigilli. Che in un primo momento non aveva chiesto a Palazzo dei Marescialli alcun parere. Solo il 22 luglio, e cioè nello stesso giorno in cui la sesta commissione ha bocciato la sua riforma, Cartabia ha deciso di chiedere al Consiglio un parere su tutti gli emendamenti depositati in commissione.
La richiesta di Cartabia, l’istanza di Mattarella – Una richiesta che, a questo punto, non era certo attesa a Palazzo dei Marescialli e che ha l’inevitabile effetto di ritardare l’approvazione di qualsiasi parere del Csm sulla riforma, attesa nell’aula della Camera il 30 luglio prossimo. La novità è contenuta in una comunicazione inviata stamattina da David Ermini ai consiglieri del Csm. Il vicepresidente ha spiegato che il parere “reso limitatamente all’istituto dell’improcedibilità dell’azione penale, approvato ieri dalla Sesta commissione non è stato inserito nell’ordine del giorno ordinario del prossimo plenum per consentire al Csm di esprimersi sull’intera riforma del processo penale”. Una decisione che Ermini ha preso per recepire le indicazioni di Mattarella. Il capo dello Stato ha rappresentato l’opportunità di “posticipare anche soltanto di pochi giorni l’iscrizione della pratica all’odg del plenum, affinchè il consiglio dia il proprio parere sul complesso della riforma così da consentire al Parlamento, che sta in questi giorni avviando la discussione del provvedimento, di avvalersi di una approfondita e compiuta valutazione tecnica proveniente dal Consiglio superiore magistratura”. Un’opportunità, continua Ermini nella sua comunicazione, dovuta “anche in considerazione della richiesta di parere formulata dalla ministra della Giustizia, pervenuta al Consiglio il 22 luglio del 2021, su tutti gli emendamenti governativi presentati i dalla medesima ministra”.
Tra ministero e Csm: la cronologia – La questione è delicata e va ricapitolata tenendo d’occhio le date. Cartabia ha portato gli emendamenti alla riforma della giustizia penale in Consiglio dei ministri l’8 luglio, per poi depositarli in commissione giustizia alla Camera il 14. Fino all’altro ieri non aveva chiesto alcun parere al Consiglio superiore della magistratura. Palazzo dei Marescialli, però, su argomenti simili può emettere pareri anche senza richiesta diretta. Visti i tempi stretti la sesta commissione ha deciso di concentrarsi sull’improcedibilità, cioè il meccanismo che fa “morire” i processi se non si concludono in due anni in Appello e in uno in Cassazione. In pratica il cuore della riforma. “Il consiglio, tenuto conto della brevità dei tempi a disposizione e dell’ampiezza del progetto di riforma ha ritenuto di svolgere – pur in assenza della richiesta di parere da parte del ministro – una prima valutazione dell’intervento normativo da ultimo presentato con la proposta di emendamenti concentrando l’attenzione in particolare sulle disposizioni in materia di prescrizione e improcedibilità dell’azione penale”, scrive il presidente Gigliotti.
Tempi strettissimi – La sesta commissione spiegava che la “tagliola” al processo d’Appello “non è sostenibile in termini fattuali in una serie di realtà territoriali, dove il dato medio è ben superiore ai 2 anni, ed arriva sino a 4-5 anni”. Il che significa che con la nuova norma “si impedisce la trattazione di un gran numero di processi”, senza considerare che restano poi anche i problemi di sistema,” perchè la nuova disciplina mal si concilierebbe anche con un altro principio dell’ordinamento: quello della ragionevolezza”. Quel parere non ha ricevuto alcun voto contrario: quattro votano a favore, due si astengono. Nello stesso giorno, però, la ministra cambia idea: vuole avvalersi dell’opinione del Csm per la sua riforma. Ma vuole un parere ampio, su tutte le norme. Dunque ha chiesto e ottenuto un rinvio al Csm, che nella prossima settimana ha in calendario altri due plenum dopo quello del 28 luglio: il 29 e il 30. Se non un nuovo parere – relativo a tutta la riforma – non sarà pronto entro allora, il Csm potrebbe addirittura essere chiamato a riunirsi probabilmente in via straordinaria visto che – normalmente – nel mese di agosto Palazzo dei Marescialli chiude i battenti. Nel frattempo la riforma è attesa in aula il 30 luglio: i tempi affinché il Parlamento si avvalga di “una approfondita e compiuta valutazione tecnica proveniente dal Consiglio superiore magistratura“, per usare le parole del capo dello Stato, sono strettissimi.
Albamonte: “Singolare ritardare il parere del Csm” – E infatti la decisione di ritardare l’ordine del giorno del plenum viene contestata da Eugenio Albamonte, pm di Roma e leader di Area, la corrente di sinistra delle toghe. “Trovo singolare che proprio nel momento nel quale il ministro annuncia che la riforma del processo penale verrà votata con il voto di fiducia e sostanzialmente l’Aula sarà privata della possibilità di fare emendamenti, si impedisca o comunque si ritardi un parere del Csm che era già pronto e poteva essere votato velocemente, offrendo il contributo che il Csm istituzionalmente è tenuto a rendere al governo e al Parlamento su riforme che riguardano il funzionamento della giustizia”, dice l’ex presidente dell’Anm. “Il fatto che la ministra abbia chiesto ieri il parere su tutta la riforma del processo penale non avrebbe impedito -continua – che la parte del parere già preparata venisse licenziata. Sarebbe stata una prima valutazione, anche con suggerimenti, proprio mentre è più acceso il dibattito sugli organi di informazione e all’interno della magistratura e tra le forze politiche su un punto che sta diventando tra i più qualificanti della riforma, l’improcedibilità in appello”. Quindi perché è arrivato questo stop? “E’ stato tanto il lavoro fatto per trovare una quadra politica, tutta ispirata all’esigenze di visibilità dei singoli partiti e in nessun caso attenta al reale funzionamento della giustizia. A pensar male, proprio perche si è raggiunta questa quadra in modo così difficoltoso, non si vuole che gli equilibri politici vengano turbati dalle valutazioni tecniche di chi il processo lo conosce. E questa non è una bella pagina, soprattutto per un governo istituzionale di questa caratura”.
Giustizia & Impunità
Csm, l’escamotage di Cartabia e Mattarella per ritardare il voto del plenum sulla riforma penale dopo la bocciatura della commissione
Dalla guardasigilli non era arrivata alcuna richiesta di parere a Palazzo dei Marescialli. Fino a ieri, quando la sesta commissione ha praticamente stroncato - con 4 voti a favore e 2 astenuti - il meccanismo dell'improcedibilità. Una posizione sulla quale il plenum avrebbe dovuto votare il 28 luglio. Proprio ieri, però, la ministra ha chiesto al Consiglio di avere un parere su tutti gli emendamenti della riforma. E il capo dello Stato ha rappresentato l'opportunità di "posticipare anche soltanto di pochi giorni l'iscrizione della pratica all'odg del plenum"
Al Consiglio superiore della magistratura slitta la votazione del parere alla riforma della processo penale di Marta Cartabia. Solo ieri la sesta commissione di Palazzo dei Marescialli aveva approvato a larga maggioranza, 4 voti a favore e 2 astensioni, una relazione che equivaleva a una totale bocciatura del meccanismo dell’improcedibilità studiato dalla guardasigilli. “Riteniamo negativo l’impatto della norma perchè comporta l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi”, ha spiegato Fulvio Gigliotti, presidente della commissione. Quella proposta era attesa in plenum il 28 luglio per essere discussa, eventualmente modificata e votata. Ma non sarà così. Il motivo? Il presidente della Repubblica, che come è noto è pure presidente del Csm, ha chiesto al Consiglio di posticipare la discussione, in attesa che la commissione vari una proposta di parere su tutta la riforma. A chiedere che il Csm si esprima su tutta la riforma e non solo sull’improcedibilità – che è poi il cuore della legge – è stata la stessa guardasigilli. Che in un primo momento non aveva chiesto a Palazzo dei Marescialli alcun parere. Solo il 22 luglio, e cioè nello stesso giorno in cui la sesta commissione ha bocciato la sua riforma, Cartabia ha deciso di chiedere al Consiglio un parere su tutti gli emendamenti depositati in commissione.
La richiesta di Cartabia, l’istanza di Mattarella – Una richiesta che, a questo punto, non era certo attesa a Palazzo dei Marescialli e che ha l’inevitabile effetto di ritardare l’approvazione di qualsiasi parere del Csm sulla riforma, attesa nell’aula della Camera il 30 luglio prossimo. La novità è contenuta in una comunicazione inviata stamattina da David Ermini ai consiglieri del Csm. Il vicepresidente ha spiegato che il parere “reso limitatamente all’istituto dell’improcedibilità dell’azione penale, approvato ieri dalla Sesta commissione non è stato inserito nell’ordine del giorno ordinario del prossimo plenum per consentire al Csm di esprimersi sull’intera riforma del processo penale”. Una decisione che Ermini ha preso per recepire le indicazioni di Mattarella. Il capo dello Stato ha rappresentato l’opportunità di “posticipare anche soltanto di pochi giorni l’iscrizione della pratica all’odg del plenum, affinchè il consiglio dia il proprio parere sul complesso della riforma così da consentire al Parlamento, che sta in questi giorni avviando la discussione del provvedimento, di avvalersi di una approfondita e compiuta valutazione tecnica proveniente dal Consiglio superiore magistratura”. Un’opportunità, continua Ermini nella sua comunicazione, dovuta “anche in considerazione della richiesta di parere formulata dalla ministra della Giustizia, pervenuta al Consiglio il 22 luglio del 2021, su tutti gli emendamenti governativi presentati i dalla medesima ministra”.
Tra ministero e Csm: la cronologia – La questione è delicata e va ricapitolata tenendo d’occhio le date. Cartabia ha portato gli emendamenti alla riforma della giustizia penale in Consiglio dei ministri l’8 luglio, per poi depositarli in commissione giustizia alla Camera il 14. Fino all’altro ieri non aveva chiesto alcun parere al Consiglio superiore della magistratura. Palazzo dei Marescialli, però, su argomenti simili può emettere pareri anche senza richiesta diretta. Visti i tempi stretti la sesta commissione ha deciso di concentrarsi sull’improcedibilità, cioè il meccanismo che fa “morire” i processi se non si concludono in due anni in Appello e in uno in Cassazione. In pratica il cuore della riforma. “Il consiglio, tenuto conto della brevità dei tempi a disposizione e dell’ampiezza del progetto di riforma ha ritenuto di svolgere – pur in assenza della richiesta di parere da parte del ministro – una prima valutazione dell’intervento normativo da ultimo presentato con la proposta di emendamenti concentrando l’attenzione in particolare sulle disposizioni in materia di prescrizione e improcedibilità dell’azione penale”, scrive il presidente Gigliotti.
Tempi strettissimi – La sesta commissione spiegava che la “tagliola” al processo d’Appello “non è sostenibile in termini fattuali in una serie di realtà territoriali, dove il dato medio è ben superiore ai 2 anni, ed arriva sino a 4-5 anni”. Il che significa che con la nuova norma “si impedisce la trattazione di un gran numero di processi”, senza considerare che restano poi anche i problemi di sistema,” perchè la nuova disciplina mal si concilierebbe anche con un altro principio dell’ordinamento: quello della ragionevolezza”. Quel parere non ha ricevuto alcun voto contrario: quattro votano a favore, due si astengono. Nello stesso giorno, però, la ministra cambia idea: vuole avvalersi dell’opinione del Csm per la sua riforma. Ma vuole un parere ampio, su tutte le norme. Dunque ha chiesto e ottenuto un rinvio al Csm, che nella prossima settimana ha in calendario altri due plenum dopo quello del 28 luglio: il 29 e il 30. Se non un nuovo parere – relativo a tutta la riforma – non sarà pronto entro allora, il Csm potrebbe addirittura essere chiamato a riunirsi probabilmente in via straordinaria visto che – normalmente – nel mese di agosto Palazzo dei Marescialli chiude i battenti. Nel frattempo la riforma è attesa in aula il 30 luglio: i tempi affinché il Parlamento si avvalga di “una approfondita e compiuta valutazione tecnica proveniente dal Consiglio superiore magistratura“, per usare le parole del capo dello Stato, sono strettissimi.
Albamonte: “Singolare ritardare il parere del Csm” – E infatti la decisione di ritardare l’ordine del giorno del plenum viene contestata da Eugenio Albamonte, pm di Roma e leader di Area, la corrente di sinistra delle toghe. “Trovo singolare che proprio nel momento nel quale il ministro annuncia che la riforma del processo penale verrà votata con il voto di fiducia e sostanzialmente l’Aula sarà privata della possibilità di fare emendamenti, si impedisca o comunque si ritardi un parere del Csm che era già pronto e poteva essere votato velocemente, offrendo il contributo che il Csm istituzionalmente è tenuto a rendere al governo e al Parlamento su riforme che riguardano il funzionamento della giustizia”, dice l’ex presidente dell’Anm. “Il fatto che la ministra abbia chiesto ieri il parere su tutta la riforma del processo penale non avrebbe impedito -continua – che la parte del parere già preparata venisse licenziata. Sarebbe stata una prima valutazione, anche con suggerimenti, proprio mentre è più acceso il dibattito sugli organi di informazione e all’interno della magistratura e tra le forze politiche su un punto che sta diventando tra i più qualificanti della riforma, l’improcedibilità in appello”. Quindi perché è arrivato questo stop? “E’ stato tanto il lavoro fatto per trovare una quadra politica, tutta ispirata all’esigenze di visibilità dei singoli partiti e in nessun caso attenta al reale funzionamento della giustizia. A pensar male, proprio perche si è raggiunta questa quadra in modo così difficoltoso, non si vuole che gli equilibri politici vengano turbati dalle valutazioni tecniche di chi il processo lo conosce. E questa non è una bella pagina, soprattutto per un governo istituzionale di questa caratura”.
Articolo Precedente
Corruzione, Luca Palamara rinviato a giudizio a Perugia per tutte le accuse. L’ex pg della Cassazione Fuzio assolto in abbreviato
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Mosca avanza nel Kursk, “ipotesi ritiro degli ucraini”. Il risiko Europa: Trump vuole spostare 35mila soldati dalla Germania e abbandonare le esercitazioni militari
Cronaca
“Papa Francesco, graduale miglioramento. Esami stabili, buona risposta alla terapia. Ma la prognosi resta riservata”: il bollettino
Zonaeuro
Germania, raggiunto un principio di accordo per formare il governo. I punti dell’intesa tra Cdu-Csu e Spd
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - I vigili del fuoco del Comando provinciale di Palermo resteranno per tutta la notte tra via Quintino Sella e via Gaetano Daita per tenere sotto controllo l'edificio in cui ieri mattina si è propagato un vasto incendio che ha distrutto l'appartamento all'ultimo piano dell'ex sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, e della moglie, l'ex magistrato Annamaria Palma. I due sono riusciti a mettersi in salvo, tutti i residenti sono stati evacuati, un uomo di 80 anni è rimasto intossicato. "Le fiamme sono state circoscritte e non si propagano più. Sono in corso adesso le operazioni di bonifica che consistono nello smassamento della parte combusta e nello spegnimento dei focolai residui. Per tutta la notte sul posto sarà effettuato un servizio di vigilanza antincendio", ha spiegato in serata all'Adnkronos Agatino Carrolo, direttore regionale dei vigili del fuoco della Sicilia, da ieri mattina sul luogo del rogo.
"Abbiamo dovuto tagliare il tetto con le motoseghe. I miei uomini hanno lavorato a 25 metri su un piano inclinato di 30 gradi e abbiamo lavorato con la dovuta cautela. Tagliato il tetto si impedisce alle fiamme di propagarsi. Quindi rimangono da effettuare le operazioni di bonifica, di rimozione del materiale combusto e laddove ci sono dei focolai residui spegnerli. Oltre a questo si prevede di effettuare un'operazione di vigilanza antincendio ceh consiste in un presidio fisico a vigilare lo stato dei luoghi fino a quando non ci sarà più bisogno", ha detto.
E ha aggiunto: "Ci siamo trovati ad operare ad un altezza di 25 metri dal piano di calpestio. Dobbiamo spegnere un incendio importante di un tetto di circa 400 mq di falde e le fiamme sono particolarmente insidiose perché questa combustione è caratterizzata dal cosiddetto fuoco covante ossia una combustione in condizione di sotto ossigenazione che corre nello spazio di ventilazione del tetto. Quindi in superficie non si vede nulla ma ad un certo punto le fiamme affiorano dove è possibile".
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.
Roma, 8 mr (Adnkronos) - "Mentre il dibattito politico italiano viene inevitabilmente attratto dalla demagogia, da Trump arriva un’altra sberla: l’ipotesi del ritiro di 35.000 soldati americani dalla Germania. Si va di cigno nero in cigno nero, ma tutto questo sembra non ridestare dalla bolla della politica politicante il governo". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva.
"Oggi il Capitano ha animato i suoi gazebo nei fatti contro la linea della Premier e dell’altro Vicepremier (che dovrebbe essere il Ministro degli Esteri). Di fronte a questi scenari, serve un soprassalto di responsabilità. Oggi - aggiunge Borghi - di fronte agli sviluppi della guerra in Ucraina e alla svolta anti-Nato di Trump sono in gioco le nostre libertà democratiche: questo è il tema chiave di questi anni".
Washington, 8 mar. (Adnkronos) - E' stata eseguita tramite fucilazione la condanna a morte di Brad Keith Sigmon, che aveva scelto il plotone di esecuzione alla sedia elettrica e all'iniezione letale, i metodi adottati dalla South Carolina per le pene capitali. La Corte Suprema dello Stato aveva rifiutato l'ultima richiesta di sospensione dell'esecuzione, la prima tramite fucilazione eseguita negli Stati Uniti in 15 anni.
Il legale dell'uomo, condannato a morte per l'omicidio dei genitori della sua ex fidanzata con una mazza da baseball, ha spiegato al Washington Post che il suo assistito ha scelto il plotone di esecuzione perché "ha paura" ed è preoccupato per le possibili sofferenze provocate dall'iniezione letale, il cui procedimento, ha aggiunto il legale, viene "tenuto segreto".
Secondo quanto riferiscono i media americani, un plotone di esecuzione di tre agenti ha sparato all'uomo da una distanza di circa 4,6 metri all'interno del Broad River Correctional Institution nella capitale dello stato Columbia.
I giornalisti che hanno assistito all'esecuzione da dietro un vetro antiproiettile hanno affermato che Sigmon indossava una tuta nera con un piccolo bersaglio rosso fatto di carta o stoffa sul cuore. In una dichiarazione finale letta dal suo avvocato, Gerald King, Sigmon ha dichiarato di voler inviare un messaggio di "amore e un invito ai miei fratelli cristiani ad aiutarci a mettere fine alla pena di morte".
Al condannato è stato quindi messo in testa un cappuccio e circa due minuti dopo il plotone di esecuzione, composto da volontari del South Carolina Department of Corrections, ha sparato attraverso fessure in un muro.
Da quando è stata reintrodotta la pena di morte negli Usa nel 1976 sono state eseguite solo tre condanne a morte per fucilazione, tutte nello Utah, nel 1977, nel 1996 e nel 2000.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “Il risultato record raggiunto con il 2x1000 per il 2024 consente al Partito democratico un investimento straordinario sui territori: questa settimana abbiamo inviato oltre un milione di euro alle nostre articolazioni regionali e provinciali, che si somma alle 440.000 euro già anticipate. Si tratta solo del 70% di quanto pattuito, in quanto lo Stato non ha ancora trasferito l’intero 2x1000 spettante ai partiti politici. Ma noi invieremo comunque entro marzo il restante 30%, superando in totale i 2 milioni di euro relativi al solo 2024. Se sommiamo queste risorse al mezzo milione di euro trasferito lo scorso anno, possiamo calcolare che, in questi due anni di segreteria, il Pd nazionale ha trasferito ai territori più del doppio delle risorse trasferite negli otto anni precedenti sommati insieme, cioè dalla fine del finanziamento pubblico al 2022". Lo sottolinea il tesoriere del Pd, Michele Fina.
"Oggi -aggiunge- possiamo farlo perché sta arrivando a compimento una grande opera di risanamento del nostro bilancio, ma soprattutto perché abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta precisa: investire per sostenere la partecipazione, l'attività politica e, in ultima istanza, la democrazia nel Paese. Abbiamo unito tutti i livelli del partito in un unico sforzo corale. Per questo nel 2024 siamo risultati il primo partito in assoluto con 10.286.000 circa di risorse, con una crescita di 3 milioni in due anni e ben 628.000 contribuenti che ci hanno scelto. È il dato più alto della nostra storia”.
“In un tempo in cui -le democrazie liberali sono messe in discussione dalla prepotenza finanziaria di plurimiliardari stranieri e dalla forza economica delle big tech, il Partito democratico -aggiunge la segretaria Elly Schlein- riparte dai territori, dal coinvolgimento della base, dal riacquisto e riapertura delle sedi, dalla formazione politica".