L’azienda del gruppo Scattolini, come le altre che hanno annunciato esuberi subito dopo la fine del blocco, ha deciso di avviare la procedura nonostante la possibilità di altri mesi di cassa straordinaria e cassa covid. L'annuncio è arrivato il 14 luglio, oggi lo sciopero proclamato dalla Fim. Cgil, Cisl e Uil chiedono una "prima verifica" sull'applicazione dell'avviso comune che si è rivelato un'arma spuntata
Non solo i casi della brianzola Gianetti ruote, della toscana Gkn e della bresciana Timken: un’altra azienda dell’indotto automobilistico annuncia una procedura di licenziamento collettivo. Stavolta si tratta della San Marco Industrial di Atessa (Chieti), acquisita nel 2017 dal gruppo veronese Scattolini, che intende lasciare a casa 50 lavoratori su 163. I sindacati hanno organizzato uno sciopero e manifestazioni davanti ai cancelli della società che produce cassoni e accessori per veicoli commerciali tra cui il Ducato della Sevel (gruppo Stellantis), il Doblò e i furgoni Citroen e Peugeot.
L’azienda, come le altre che hanno annunciato esuberi subito dopo la fine del blocco dei licenziamenti, ha deciso di avviare la procedura nonostante la possibilità di altri mesi di cassa straordinaria e cassa covid. Opzione che stando all’avviso comune sottoscritto da governo e parti sociali il 29 giugno avrebbero dovuto essere “raccomandata” dalle associazioni di categoria. Quell’intesa si è rivelata un’arma spuntata e non a caso giovedì sera i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno scritto al premier Mario Draghi chiedendo la convocazione di un incontro per una “prima verifica” sulla sua applicazione e sui processi di “riconversione e riorganizzazione in atto su tutto il sistema produttivo e manifatturiero, dei trasporti e logistico”.
La San Marco, fallita nel 2012, era stata gestita per cinque anni da Blutec, finita gambe all’aria dopo l’acquisizione dell’ex Fiat di Termini Imerese. Nel 2017 l’asta vinta dalla veneta Scattolini, con la conferma di tutti i dipendenti a fronte però della richiesta di due anni di cig straordinaria per riorganizzazione. Nell’autunno 2020 arriva la dichiarazione di 90 esuberi e la Fim lamenta che “l’azienda non solo non ha portato nuove lavorazioni, ma ha delocalizzato verso altri stabilimenti del gruppo prodotti che in passato venivano costruiti ad Atessa”. Poi l’uscita di 20 dipendenti con incentivi e nonostante questo la nuova dichiarazione di 80 esuberi arrivata a marzo. Fino ai licenziamenti.
La segreteria Fim Cisl aveva proposto a tutte le sigle sindacali di organizzare uno sciopero a livello nazionale, fa sapere Amedeo Nanni, responsabile metalmeccanico della Fim. Ma è arrivato un diniego. “Come Fim – Cisl continueremo ad attuare tutte le iniziative possibili al fine di tutelare i lavoratori del nostro territorio”, dice Nanni. “Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e portare l’azienda a ritirare la procedura e a utilizzare gli ammortizzatori sociali che non sono ancora esauriti, oltre che a portare nuove lavorazioni come da impegni presi quando l’azienda aveva acquisito lo stabilimento dal fallimento”.
Oggi c’è stato uno sciopero di quattro ore anche nelle aziende metalmeccaniche bresciane in solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della Timken, che ha comunicato la cessazione delle attività pur non avendo problemi di mercato e di volumi.