Un emigrato campano che apre un ristorante di cucina italiana dall’altra parte del mondo e lo chiama La Bella Italia. È il cliché per eccellenza del nostro Paese, ma anche l’inizio della storia di Liberato Cacace, terzino della Nazionale olimpica neozelandese che ha esordito battendo la Corea del Sud nella prima giornata del torneo maschile. Cacace però non è solamente un elemento di colore da derubricare nella sezione curiosità, ma un calciatore in ascesa reduce dalla sua prima, positiva stagione in Europa, continente che prima del suo trasferimento in Belgio al Sint Truiden, aveva visitato solo da turista, essendo nato e cresciuto a Wellington. Dove, nel quale meridionale di Petone (dal maori pit-one, ovvero “fine della spiaggia di sabbia”), nel 1992 si è trasferito il padre Antonio con la famiglia. Gli agganci per lasciare Massa Lubrense, il comune sulla penisola sorrentina dal quale provengono i Cacace, sono arrivati dalla madre da Liberato, Luisa, neozelandese di origini italiane, ma anche dai ricordi dell’esperienza fatta dal bisnonno che nel 1927 si trasferì in Nuova Zelanda e vi rimase per tre anni, sperando un giorno di poter diffondere la cucina tricolore nel Paese. Nella terra dei kiwi il boom per i prodotti provenienti dall’Italia è scoppiato negli Anni Ottanta, quando numerosi locali tentarono una fusione tra le due culture culinarie creando il “kiwitalian”. Nel decennio successivo, Antonio Cacace ha quindi trovato un terreno fertile per il suo progetto imprenditoriale chiamato La Bella Italia.
In un’intervista al sito locale Stuff, Antonio ha raccontato di una telefonata ricevuta un giorno dal figlio. Era in aeroporto e gli comunicava che sarebbe partito per Sydney. Era stato aggregato ormai da sei settimane alla prima squadra del Wellington Phoenix, unica compagine neozelandese a giocare nel campionato australiano, e il genitore nemmeno lo sapeva. Nei piani della famiglia la passione per il calcio di Liberato era sempre stata incoraggiata, consapevoli che, nella probabile eventualità in cui le cose non fossero andate come sperato, ci sarebbe sempre stato il piano B legato al ristorante. Liberato era entrato nell’accademia dello Scots College, la più rinomata del Paese a livello calcistico, ma diventare un professionista in un paese calcisticamente periferico, dove il pallone viene dopo rugby e cricket (“Tra i 5 e i 17 anni – dice Cacace – il calcio è lo sport più popolare in Nuova Zelanda, ma l’idea di costruirsi una carriera non è considerata molto seriamente”), non era per niente facile. Il Wellington Phoenix era la squadra di famiglia, oltre ovviamente al Napoli, anche perché fondato (nel marzo 2007) e cresciuto anche nel ristorante dei Cacace. Quel viaggio a Sydney del febbraio 2018, con successivo debutto ufficiale nella Hyundai A-League, significava che per Liberato la prospettiva di una carriera nel mondo del pallone si stava facendo concreta. Quattro mesi dopo sarebbe arrivato anche il debutto in nazionale.
Nel 2020 Liberato Cacace ha vinto la Harry Kewell Medal, premio riservato al miglior under-23 dell’anno nel campionato australiano o al miglior under-23 australiano all’estero. Nel corso dell’estate è stato acquistato dal Sint Truiden, club della massima divisione belga che, essendo di proprietà giapponese, è particolarmente attivo a livello di scouting nella zona più orientale del continente asiatico, compreso il sud-est e l’area dell’Oceania. Sbarcato da “signor nessuno”, una volta riuscito a conquistare una maglia da titolare non è più uscito dal campo, finendo incluso tra le giovani rivelazioni stagionali della Pro League. Prestazioni solide e senza fronzoli lungo tutta la fascia sinistra, nonostante il ruolo prediletto rimanga quello di terzino. Un biglietto da visita che lo ha avvicinato a quell’Italia nella quale sogna di giocare, e finora visitata solamente durante i periodi di vacanza.
Liberato Cacace appartiene a una nuova generazione di calciatori sui quali la Nuova Zelanda punta molto per incrementare il proprio livello. Lo ha dichiarato il diretto interessato in un’intervista al settimanale belga Voetbalmagazine. Come capitato all’Australia anni fa, anche la Nuova Zelanda comincia ad avvertire il peso della scarsa, pressoché nulla competitività, delle nazionali dell’area oceanica, ed è in corso un dibattito riguardante la possibilità di seguire la strada degli Aussies e chiedere l’iscrizione alla Federazione asiatica (l’Australia si è affiliata nel 2006). Da un lato, ha spiegato Cacace, per i neozelandesi non è esaltante né “allenante” la prospettiva di affrontare ripetutamente i dilettanti di Tonga, Samoa o delle Figi. Dall’altro, la posizione geografica del Paese non aiuta l’organizzazione di amichevoli internazionali. “Chi vuole sobbarcarsi ore di volo aereo per giocare 90 minuti, oltretutto contro un’avversaria non certo di livello top, e tornare a casa?”, ha precisato, rilevando come dal 2019 a oggi la nazionale abbia disputato solamente due incontri. Mancano i soldi per le trasferte, manca soprattutto l’appeal per attirare nazionali importanti. Per questo la Federazione locale punta molto sulla capacità delle nuove leve (Cacace, Sarpreet Singh di proprietà del Bayern Monaco, Elijah Just, Callum McCowatt) di trovare spazio e costruirsi una carriera all’estero, innescando così un circolo virtuoso. Le Olimpiadi possono rappresentare un buon punto di partenza.
Olimpiadi
Liberato Cacace, un po’ di Italia nel calcio alle Olimpiadi di Tokyo: chi è il terzino della Nuova Zelanda che rincorre una carriera in Europa
Figlio di un emigrato da Massa Lubrense che ha aperto un ristorante di cucina italiana a Wellington, il difensore non è solamente un elemento di colore da derubricare nella sezione curiosità, ma un calciatore in ascesa reduce dalla sua prima, positiva stagione in Europa, continente che prima del suo trasferimento in Belgio al Sint Truiden, aveva visitato solo da turista, essendo nato e cresciuto dall'altra parte del mondo
Un emigrato campano che apre un ristorante di cucina italiana dall’altra parte del mondo e lo chiama La Bella Italia. È il cliché per eccellenza del nostro Paese, ma anche l’inizio della storia di Liberato Cacace, terzino della Nazionale olimpica neozelandese che ha esordito battendo la Corea del Sud nella prima giornata del torneo maschile. Cacace però non è solamente un elemento di colore da derubricare nella sezione curiosità, ma un calciatore in ascesa reduce dalla sua prima, positiva stagione in Europa, continente che prima del suo trasferimento in Belgio al Sint Truiden, aveva visitato solo da turista, essendo nato e cresciuto a Wellington. Dove, nel quale meridionale di Petone (dal maori pit-one, ovvero “fine della spiaggia di sabbia”), nel 1992 si è trasferito il padre Antonio con la famiglia. Gli agganci per lasciare Massa Lubrense, il comune sulla penisola sorrentina dal quale provengono i Cacace, sono arrivati dalla madre da Liberato, Luisa, neozelandese di origini italiane, ma anche dai ricordi dell’esperienza fatta dal bisnonno che nel 1927 si trasferì in Nuova Zelanda e vi rimase per tre anni, sperando un giorno di poter diffondere la cucina tricolore nel Paese. Nella terra dei kiwi il boom per i prodotti provenienti dall’Italia è scoppiato negli Anni Ottanta, quando numerosi locali tentarono una fusione tra le due culture culinarie creando il “kiwitalian”. Nel decennio successivo, Antonio Cacace ha quindi trovato un terreno fertile per il suo progetto imprenditoriale chiamato La Bella Italia.
In un’intervista al sito locale Stuff, Antonio ha raccontato di una telefonata ricevuta un giorno dal figlio. Era in aeroporto e gli comunicava che sarebbe partito per Sydney. Era stato aggregato ormai da sei settimane alla prima squadra del Wellington Phoenix, unica compagine neozelandese a giocare nel campionato australiano, e il genitore nemmeno lo sapeva. Nei piani della famiglia la passione per il calcio di Liberato era sempre stata incoraggiata, consapevoli che, nella probabile eventualità in cui le cose non fossero andate come sperato, ci sarebbe sempre stato il piano B legato al ristorante. Liberato era entrato nell’accademia dello Scots College, la più rinomata del Paese a livello calcistico, ma diventare un professionista in un paese calcisticamente periferico, dove il pallone viene dopo rugby e cricket (“Tra i 5 e i 17 anni – dice Cacace – il calcio è lo sport più popolare in Nuova Zelanda, ma l’idea di costruirsi una carriera non è considerata molto seriamente”), non era per niente facile. Il Wellington Phoenix era la squadra di famiglia, oltre ovviamente al Napoli, anche perché fondato (nel marzo 2007) e cresciuto anche nel ristorante dei Cacace. Quel viaggio a Sydney del febbraio 2018, con successivo debutto ufficiale nella Hyundai A-League, significava che per Liberato la prospettiva di una carriera nel mondo del pallone si stava facendo concreta. Quattro mesi dopo sarebbe arrivato anche il debutto in nazionale.
Nel 2020 Liberato Cacace ha vinto la Harry Kewell Medal, premio riservato al miglior under-23 dell’anno nel campionato australiano o al miglior under-23 australiano all’estero. Nel corso dell’estate è stato acquistato dal Sint Truiden, club della massima divisione belga che, essendo di proprietà giapponese, è particolarmente attivo a livello di scouting nella zona più orientale del continente asiatico, compreso il sud-est e l’area dell’Oceania. Sbarcato da “signor nessuno”, una volta riuscito a conquistare una maglia da titolare non è più uscito dal campo, finendo incluso tra le giovani rivelazioni stagionali della Pro League. Prestazioni solide e senza fronzoli lungo tutta la fascia sinistra, nonostante il ruolo prediletto rimanga quello di terzino. Un biglietto da visita che lo ha avvicinato a quell’Italia nella quale sogna di giocare, e finora visitata solamente durante i periodi di vacanza.
Liberato Cacace appartiene a una nuova generazione di calciatori sui quali la Nuova Zelanda punta molto per incrementare il proprio livello. Lo ha dichiarato il diretto interessato in un’intervista al settimanale belga Voetbalmagazine. Come capitato all’Australia anni fa, anche la Nuova Zelanda comincia ad avvertire il peso della scarsa, pressoché nulla competitività, delle nazionali dell’area oceanica, ed è in corso un dibattito riguardante la possibilità di seguire la strada degli Aussies e chiedere l’iscrizione alla Federazione asiatica (l’Australia si è affiliata nel 2006). Da un lato, ha spiegato Cacace, per i neozelandesi non è esaltante né “allenante” la prospettiva di affrontare ripetutamente i dilettanti di Tonga, Samoa o delle Figi. Dall’altro, la posizione geografica del Paese non aiuta l’organizzazione di amichevoli internazionali. “Chi vuole sobbarcarsi ore di volo aereo per giocare 90 minuti, oltretutto contro un’avversaria non certo di livello top, e tornare a casa?”, ha precisato, rilevando come dal 2019 a oggi la nazionale abbia disputato solamente due incontri. Mancano i soldi per le trasferte, manca soprattutto l’appeal per attirare nazionali importanti. Per questo la Federazione locale punta molto sulla capacità delle nuove leve (Cacace, Sarpreet Singh di proprietà del Bayern Monaco, Elijah Just, Callum McCowatt) di trovare spazio e costruirsi una carriera all’estero, innescando così un circolo virtuoso. Le Olimpiadi possono rappresentare un buon punto di partenza.
Articolo Precedente
Olimpiadi di Tokyo 2021, subito il controllo antidoping per Federica Pellegrini. Lei reagisce così
Articolo Successivo
Paola Egonu portabandiera del Cio a Tokyo 2021, altro che “conformismo”: ecco tutti i meriti sportivi per cui è stata scelta
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Mosca avanza del Kursk, “ipotesi ritiro degli ucraini”. Il risiko Europa: Trump vuole spostare 35mila soldati dalla Germania e abbandonare le esercitazioni militari
Zonaeuro
Germania, raggiunto un principio di accordo per formare il governo. I punti dell’intesa tra Cdu-Csu e Spd
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Gli Stati Uniti hanno già inviato in Italia le nuove bombe atomiche: le B61-12 nelle basi di Aviano e Ghedi
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “Il risultato record raggiunto con il 2x1000 per il 2024 consente al Partito democratico un investimento straordinario sui territori: questa settimana abbiamo inviato oltre un milione di euro alle nostre articolazioni regionali e provinciali, che si somma alle 440.000 euro già anticipate. Si tratta solo del 70% di quanto pattuito, in quanto lo Stato non ha ancora trasferito l’intero 2x1000 spettante ai partiti politici. Ma noi invieremo comunque entro marzo il restante 30%, superando in totale i 2 milioni di euro relativi al solo 2024. Se sommiamo queste risorse al mezzo milione di euro trasferito lo scorso anno, possiamo calcolare che, in questi due anni di segreteria, il Pd nazionale ha trasferito ai territori più del doppio delle risorse trasferite negli otto anni precedenti sommati insieme, cioè dalla fine del finanziamento pubblico al 2022". Lo sottolinea il tesoriere del Pd, Michele Fina.
"Oggi -aggiunge- possiamo farlo perché sta arrivando a compimento una grande opera di risanamento del nostro bilancio, ma soprattutto perché abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta precisa: investire per sostenere la partecipazione, l'attività politica e, in ultima istanza, la democrazia nel Paese. Abbiamo unito tutti i livelli del partito in un unico sforzo corale. Per questo nel 2024 siamo risultati il primo partito in assoluto con 10.286.000 circa di risorse, con una crescita di 3 milioni in due anni e ben 628.000 contribuenti che ci hanno scelto. È il dato più alto della nostra storia”.
“In un tempo in cui -le democrazie liberali sono messe in discussione dalla prepotenza finanziaria di plurimiliardari stranieri e dalla forza economica delle big tech, il Partito democratico -aggiunge la segretaria Elly Schlein- riparte dai territori, dal coinvolgimento della base, dal riacquisto e riapertura delle sedi, dalla formazione politica".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Incredibile come nel caso del ricorso del clandestino trasportato sulla nave ‘Diciotti’, il pubblico ministero della Cassazione abbia dato torto all’immigrato con una motivata requisitoria, chiedendo il rigetto della domanda. La Cassazione in totale difformità della richiesta invece ha accolto il ricorso con una ordinanza che di giuridico pare avere ben poco. Infatti stravolgendo un principio costante, in assenza di una qualsiasi prova afferma che il danno morale subito dal clandestino va supposto, senza la necessità di esser provato. Quindi i famigliari delle vittime di un incidente sono tenuti a dar prova del danno morale subito, l’immigrato no! È incredibile come la Cassazione non abbia nemmeno indicato i criteri per la determinazione del danno. Una ordinanza che di giuridico ha molto poco. Siamo al fanta-diritto. All’uso politico della giustizia elevato alla massima potenza". Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
"Peraltro -aggiunge- la ‘suprema’ Corte è poco suprema perché ha persino scritto nella sentenza 1989 invece di 2019. Dico alla presidente della Cassazione che poi le sue minacce ci lasciano indifferenti. Loro possono scioperare contro lo Stato e la legalità repubblicana. E noi non potremmo dire quello che pensiamo? Lo ripeto: siete contro la separazione dei poteri, siete fuori dalla legge. La magistratura da risorsa è diventata malattia per il Paese”.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - In occasione della Giornata Internazionale della donna Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ricorda e condanna la penalizzazione che subiscono le donne dopo la nascita di un figlio. "Non è possibile - ha detto nel corso dell'evento del sindacato 'Donne, lavoro, futuro' - che da noi abbia un peso così grande e negativo la 'child penalty', la penalizzazione che le donne subiscono alla nascita di un figlio. Succede a un quinto delle donne, che lasciano il lavoro proprio in quello che dovrebbe essere il momento più bello della propria vita. Una cosa totalmente assente per gli uomini, una discriminazione inaccettabile". ''Se questo accade, - sottolinea la sindacalista è anche perché l’organizzazione del lavoro nelle imprese, e più in generale nella società, rimane fondamentalmente modellata sugli uomini''.
Secondo Fumarola "ancora è troppo diffuso, persino implicitamente, il pensiero che dietro a ogni uomo che lavora ci sia una donna che si occupa dei compiti di cura". "Siamo al nodo fondamentale di una 'conciliazione' ancora insufficiente tra vita familiare e lavorativa. Investire sulla parità di genere, - ha detto - significa trainare la crescita. Vanno create le condizioni affinché le donne possano entrare nel sistema produttivo, restarci e competere alla pari''.
Nel corso dell'evento 'Donne, lavoro, futuro' Daniela Fumarola ha parlato anche di pensioni. "Non appena si riaprirà il tavolo di confronto sulle pensioni, quello della previdenza al femminile" sarà "uno dei primi punti da affrontare". "Non c’è dubbio: la parità non si fa per legge, dall’oggi al domani. Bisogna costruire le condizioni", ha spiegato. "La questione dei tempi e delle modalità di lavoro - ha detto ancora - va affrontata, garantendo a lavoratrici e lavoratori un maggior grado di libertà nella loro gestione, incentivando in modo significativo congedi parentali equamente distribuiti, smart-working contrattato, welfare negoziato di taglio sociale. Le chiavi decisive, per noi, sono la partecipazione, intesa proprio come 'filosofia' di fondo, e il rafforzamento della contrattazione collettiva aziendale".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - Oggi non è la ‘Festa della donna’, ma la Giornata internazionale della donna, per ricordare che c’è ancora troppo, moltissimo per cui lottare. Ancora oggi, nascere donna non significa tagliare lo stesso nastro di partenza di un uomo. Non esiste la parità salariale e non esiste una concreta attuazione del diritto all’aborto. Va combattuto il negazionismo, in particolare del patriarcato. Fin quando il nostro sarà un Paese in cui si esulterà perché un datore di lavoro avrà deciso di prolungare un contratto di lavoro a una donna incinta, non avremo ancora raggiunto la parità di partenza con gli uomini. Le donne vogliono vivere, non sopravvivere, libere di decidere sul proprio corpo". Lo affermano le parlamentari M5S in commissione bicamerale di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.
Hiroshima, 8 mar. (Adnkronos) - "L’impegno della vostra Associazione per la pace e contro la proliferazione delle armi nucleari, ha sempre espresso un appello accorato per il futuro: che nessun altro popolo, che nessun altro Paese debba mai affrontare una tragedia simile. Mai più!". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ad Hiroshima l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari.
"Grazie, cari Hibakusha, per aver sottolineato che l’orrore da voi vissuto -ha ripetuto il Capo dello Stato- deve rimanere unico, tragico, spartiacque nella storia. Una cesura irreversibile nel percorso dell’umanità, affinché non sia più varcata la soglia dell’annientamento nucleare".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.