Le modifiche alla prescrizione immaginate dalla riforma Cartabia "rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro", processi "che possono elevare la nostra democrazia o affossarla", scrive la presidente Egle Possetti, che nel disastro ha perso la sorella, il cognato e due nipoti. "Chiediamo al Parlamento di rivalutare attentamente queste proposte"
Le modifiche alla prescrizione immaginate dalla riforma Cartabia “rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro”, processi “che possono elevare la nostra democrazia o affossarla“. A scriverlo, in un comunicato dal titolo “Prima che sia troppo tardi” è il comitato dei parenti delle vittime della strage del ponte Morandi di Genova. “Purtroppo le notizie che provengono dalle nostre istituzioni sono sconfortanti”, scrive la presidente Egle Possetti, che nel disastro ha perso sorella, cognato e due nipoti. “Negli emendamenti proposti dal ministro Cartabia emergono elementi che destano grande preoccupazione. Con la prescrizione e questa norma, a tutte le grandi tragedie italiane potrà continuare a essere consegnato lo scettro dell’impunità per reati gravissimi. È molto triste ma lo vediamo da troppi anni e in troppi casi”.
“Noi pensiamo che la necessità di abbreviare i processi sia sacrosanta per tutti – precisa – pensiamo che possano e debbano essere modificate le norme che contribuiscono ad allungare inutilmente i processi. Il processo deve essere snello e l’esame dei fatti approfondito, imparziale e celere, ma non si possono lasciare impuniti reati così gravi”. Peraltro, ricorda, dall’elenco delle fattispecie per cui è possibile allungare il tempo massimo del grado di appello fino a tre anni “risulterebbero esclusi i reati più significativi del nostro processo, disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Nel nostro caso il giudice non potrebbe quindi prolungarne i tempi, neanche considerando i numerosissimi imputati e vittime presenti e la conseguente complessità processuale. Questo è paradossale e per noi gravissimo”, spiegano.
“Da quasi tre anni – racconta Possetti – stiamo vivendo un incubo, sperando ogni mattina di svegliarci dopo un brutto sogno, siamo in attesa del processo, siamo in attesa di vedere cambiamenti positivi intorno a noi, speriamo nella giustizia, speriamo in un po’ di pace per il nostro cuore”. È “demoralizzante“, dice, pensare che il processo sulla strage del 14 agosto 2018 possa estinguersi, “immaginare il triste spettacolo dopo anni di lavoro degli inquirenti, della magistratura, l’impiego di fondi pubblici spesi per la gestione del processo, le battaglie per la giustizia, il rispetto della Carta costituzionale, tutto potrebbe finire in piccole bolle di sapone“. In linea teorica, gli effetti della riforma non valgono per i procedimenti per reati commessi dopo il 1° gennaio 2020: ma gli avvocati degli imputati, in caso di entrata in vigore, sono già pronti a chiedere di sollevare la questione davanti alla Consulta, per ottenere l’applicazione retroattiva basata sul principio del favor rei.
“Pensiamo che questa proposta presti il fianco a numerose critiche, anche da parte di autorevoli esperti del settore e non solo”, conclude il comunicato. “Le vittime hanno bisogno di giustizia, non di giustizialismo: devono essere trovati i colpevoli, la verità deve emergere, solo questo potrà dare dignità ai morti, dare dignità ai vivi e cercare di porre rimedio al delinquere. Noi chiediamo a gran voce che gli emendamenti proposti possano essere modificati e possano essere accolte le grandi perplessità, ci prepareremo a lottare contro queste norme e chiediamo a tutte le forze politiche in Parlamento di rivalutare attentamente queste proposte, che non possono essere la soluzione”.