La torcia si accende. Il fuoco olimpico finalmente divampa nello Stadio Nazionale di Tokyo: con la tennista giapponese Naomi Osaka a fare da ultima tedofora, i Giochi sono ufficialmente iniziati. Colori e volti da tutto il mondo, con la storia e la tradizione del Giappone a fare da sfondo. 206 delegazioni chiamate a presentarsi nella lunga, meravigliosa e come non mai attesa cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Migliaia di droni si alzano in volo, disposti a formare il pianeta con i suoi continenti. Finalmente, dopo mesi di dubbi, polemiche e paura causate dalla pandemia che ci ha colpiti tutti, i Giochi di Tokyo prendono il via. Lo stadio vuoto e le mascherine sui volti dimostrano fin dalle prime immagini che questa non sarà un’edizione come quelle precedenti. Ma nonostante questo, non mancano le esibizioni, il folklore e le curiosità tipiche di ogni cerimonia inaugurale.
It’s on! ???? pic.twitter.com/3cgHVvpyZy
— Olympics (@Olympics) July 23, 2021
La pandemia – Un’atleta che corre da sola, su un tapis roulant, nel mezzo dello stadio nazionale. È questa la prima immagine forte, e già memorabile, con cui inizia la serie di esibizioni della cerimonia. E il messaggio: “Separati ma non da soli”. Poi sopraggiungono maratoneti e sportivi delle varie discipline, tutti distanziati, con solo dei fasci di luce ad unirli. Una metafora del durissimo anno e mezzo che l’intero mondo ha vissuto, dal lockdown alle restrizioni di tutti i giorni. Il Covid ha messo davvero in difficoltà la realizzazione dei Giochi di Tokyo, ma lo sforzo collettivo di ogni nazione non solo nello sport ha permesso alle Olimpiadi (già rinviate di un anno) di prevalere contro la pandemia.
Apart, but not alone.
With the emergence of COVID-19, many athletes had to train for this moment in isolation. But they were always connected by their hope and shared passion. ❤️#StrongerTogether #OpeningCeremony pic.twitter.com/7teAvhljXe
— Olympics (@Olympics) July 23, 2021
Delegazione italiana targata Armani – La parte più attesa della cerimonia inaugurale è stata sicuramente quella della sfilata delle delegazioni. Tutte vestite, colorate e di numero diverso, dalle poche unità di quella irachena ai 400 e più atleti della Cina. La passerella ha seguito l’ordine alfabetico giapponese, e il Team Italia ha sfilato per 22sima con un gruppo di più di 300 atleti. A portare alto il tricolore Jessica Rossi ed Elia Viviani, giovani promesse rispettivamente del tiro al volo e del ciclismo su pista. Gli Azzurri sono stati emozionatissimi e festanti, presentandosi subito come una delle delegazioni più vivaci della sfilata: il loro “abito da cerimonia” è stata una divisa molto minimale, confezionata da Armani: bianca, con il simbolo della bandiera giapponese colorato di verde, bianco e rosso posto al centro del busto.
I rifugiati – Tra le delegazioni che hanno sfilato, ha destato molta attenzione e curiosità quella dei rifugiati, presentatasi per seconda dopo la Grecia. Sono arrivati a Tokyo per la seconda volta nella loro storia, senza inno né bandiera. La loro squadra, denominata EOR (Equipe Olympique des Refugies), è formata da 11 donne e 18 uomini che provengono da 11 Paesi d’origine e 13 Stati ospitanti che ha conferito loro lo status di rifugiato. C’è stata curiosità anche intorno alla delegazione russa, che ha sfilato con un nome e una bandiera diversi: ai Giochi di Tokyo si chiamerà ROC, ovvero Russian Olympic Committe, e non potrà usare né ascoltare drappo e inno nazionali. Questo perché la nazione Russia (e non gli atleti) è stata sanzionata con l’esclusione alle competizioni sportive fino al 2022 in seguito all’enorme caso di doping cheha travolto gli sportivi russi tra il 2018 e il 2020.
Le commemorazioni – La cerimonia dei Giochi di Tokyo è stato anche un momento di raccoglimento e commemorazione. Tutte le autorità presenti sugli spalti hanno osservato un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime del Covid, ed artisti e ballerini hanno inscenato rappresentazioni per non dimenticare cosa il 2020 e il 2021 abbiano significato per tutto il mondo. La memoria non è andata solo al presente, ma anche al passato, con la commemorazione degli atleti israeliani che hanno perso la vita nell’edizione olimpica di Monaco nel 1972 in seguito alla strage causata da un gruppo terroristico palestinese.