Non solo la bellezza immensa della Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto, ma anche altri cicli pittorici e i palazzi o le chiese che li ospitano: la pittura del Trecento a Padova è stata riconosciuta dall’Unesco come bene patrimonio dell’umanità. La decisione è stata presa in Cina durante la 44esima Assemblea dell’organizzazione che si occupa di tutela culturale e ambientale. Padova aggiunge quindi un secondo sito di livello mondiale, oltre all’Orto Botanico, che ebbe la designazione nel 1997. Sale così a 56 il numero delle bellezze nostrane inserite nell’elenco, che fanno dell’Italia la prima nazione al mondo. L’ultimo sito proclamato patrimonio Unesco due anni fa, erano state le Colline del prosecco da Valdobbiadene e Conegliano, in provincia di Treviso.
“Padova urbs picta, la Cappella degli Scrovegni di Giotto e i cicli di affreschi trecenteschi di Padova”. È questa la dizione esatta scelta dall’Unesco per un sito diffuso nella città. Infatti, è diviso in quattro aree. La prima comprende la Cappella degli Scrovegni e il complesso della Chiesa degli eremitani. La seconda è costituita dal cuore commerciale della Padova medievale con il Palazzo della Ragione, il palazzo dei Carraresi, piazza del Duomo e il Battistero. Nella terza parte c’è il complesso della Basilica di Sant’Antonio, con in particolare la Cappella della Madonna Mora e la Sala del Capitolo. L’ultima parte è costituita dalla chiesetta di San Michele, affrescata da Jacopo da Verona. Oltre a quest’ultimo e a Giotto, gli artisti citati nella scheda tecnica dell’Unesco sono Pietro e Giuliano da Rimini, Guariento di Arpo, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio e Jacopo Avanzi. Si tratta di opere diverse tra di loro, con un filo conduttore che le lega, oltre all’epoca in cui sono state realizzate. Fanno parte di quella ricerca della prospettiva spaziale combinata con le conoscenze della scienza dell’epoca che ha creato le premesse della Pittura Rinascimentale e operato una rivoluzione nell’interpretare e rappresentare gli uomini e i loro sentimenti.
La Commissione dell’Unesco ha verificato l’integrità degli affreschi, soprattutto dopo il distacco di piccole parti delle opere. Ha però riconosciuto all’Italia di aver compiuto un ottimo lavoro di restauro conservativo, rimettendo nella posizione originale i frammenti. L’Unesco ha però fatto alcune raccomandazioni. In particolare chiede un piano complessivo di valorizzazione delle opere e un monitoraggio costante dell’umidità dell’aria in tutte le parti degli edifici che ospitano gli affreschi. Nella Cappella degli Scrovegni il controllo è già severo, con una camera di compensazione prima che i visitatori accedano e con un tempo limitato per ammirare gli affreschi, così da non alterare le condizioni ottimali di conservazione.
La strada per arrivare al riconoscimento è cominciata nel 1996 quando il Ministero per i Beni Culturali propose la candidatura della Cappella degli Scrovegni. Dieci anni dopo il sito proposto venne esteso ad altri luoghi della città che conservano i cicli affrescati. È nel 2012 che inizia il vero percorso del sito nella denominazione di “Padova urbs picta”. Gli enti coinvolti sono numerosi: l’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, la Basilica del Santo la Delegazione Pontificia, la Veneranda Arca del Santo, la Diocesi di Padova oltre al Ministero ai Beni culturali, al Comune di Padova e all’Università. Nel 2016 la nuova candidatura è stata inserita nella lista dei pretendenti dopo la scelta della Commissione nazionale italiana per l’Unesco di farne l’unico sito proposto per il 2019-20. Quindi l’invio del dossier e la visita degli ispettori, che hanno verificato, affresco per affresco, la fondatezza della proposta italiana, non solo il suo valore artistico, ma anche il lavoro in corso per preservarlo.