Si arricchisce di testimonianze il "Memoriale della Resistenza" promosso dall’Associazione nazionale partigiani e curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi. Verità Annunziata e Piero Conte racconteranno le loro storie domenica 25 all’Istituto “Alcide Cervi” a Gattatico.
“Ho scelto di fare la partigiana perché volevo la libertà. Mi sono salvata dalla fucilazione solo perché mi hanno sparato alle braccia e sono riuscita a slegare la corda con la quale ero legata ai compagni morti, con i denti”. A parlare è Verità Annunziata, 95 anni e una storia che da domenica 25 entrerà a far parte del “Memoriale della Resistenza” promosso dall’Associazione nazionale partigiani e curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi.
Una voce, quella di questa donna, che si unisce alle altre 150 che completano questa raccolta di testimonianze uniche e spesso inedite. Un lavoro prezioso che in totale raggruppa 500 video registrazioni che resteranno per sempre nonostante molti di loro stiano per andarsene. E’ successo proprio in questi giorni: mercoledì 21 è morta Adelina Grossi, 93 anni. partigiana e testimone dell’eccidio alle case Baffè e Foletti di Massa Lombarda del 17 ottobre 1944.
Il suo volto è entrato a far parte del “Memoriale” e continuerà a parlare ai ragazzi di oggi.
Una giovane lo era anche Verità quando scelse di stare dalla parte dei partigiani: “Avevo 17 anni quando ho cominciato. I partigiani si nascondevano nelle case vuote, fredde: se loro avevano bisogno di qualcosa io c’ero. La mia missione era quella della staffetta: nascondevo tutto nelle mutande. Un giorno a seguito dell’ attentato a un fascista, fecero un rastrellamento mi fermarono e mi chiesero se conoscessi dei partigiani ma negai. Alla fine mi dissero: “Firmi lì”. Era la mia condanna a morte. Ci hanno portato al cimitero di Rivalta e poi ci hanno sparato. Mi colpirono alle braccia e di striscio sulla fronte. Caddi e mi ritrovai legata ai compagni morti. Ero ancora viva. Quando riuscii a slegarmi, strappando la corda coi denti, scappai”.
Quel giorno Verità non l’ha mai più dimenticato tanto che quando scoprì che uno dei fascisti che l’aveva fucilata era in un ospedale lo raggiunse: “Mi telefonò una signora che era la figlia di uno che era stato fucilato con me. Andai e gliene dissi di tutti i colori”.
Anche la storia di Piero Conte, 88 anni, partigiano di Borgosesia è una di quelle che verrà presentata domenica alle 17 all’Istituto “Alcide Cervi” a Gattatico (L’evento si potrà seguire in diretta sulle pagine www.facebook.com/anpinaz e www.facebook.com/IstitutoCervi): “Mio padre faceva la staffetta partigiana e fu catturato a causa di una spia. Faceva parte della pattuglia che teneva il collegamento con il comando alleato. L’unico che conosceva il nascondiglio del comandante Moscatelli era lui. Il 9 aprile del 1944 i fascisti mi caricarono sulla macchina e vollero sapere dov’era mio padre. Io non li portai da papà ma da un’altra parte sperando che mio padre fuggisse. Alla terza volta che li accompagnavo in un luogo sbagliato si arrabbiarono. A quel punto pensando che papà fosse fuggito li condussi davvero all’osteria dove sapevo che si trovava. Lo catturarono. Da quel giorno cercai di rintracciare papà per dirgli che non l’avevo tradito. Andavo nel seminterrato della scuola dove facevano gli interrogatori”.
E’ lì che Piero scoprì che stavano per fucilare il padre. Lo vide insieme agli altri, tentò di parlargli ma fu allontanato: “Fuggii a casa ad avvertire mia madre e lei disse che se avessero fucilato papà avrebbero dovuto fucilare anche tutti noi”. A quel punto, davanti a noi, lo tolsero dal plotone d’esecuzione. Lo portarono al comando e noi lo seguimmo. Si raggiunse un compromesso: avrebbero liberato mio padre in cambio di mio fratello. Mio padre non voleva. A mio fratello venne messa la divisa da fascista e lo portarono via. Mio padre non poteva rinunciare alla missione che aveva ma per lui era diventata troppo pericolosa: avrebbero ammazzato mio fratello se l’avessero scoperto. L’unico modo per continuare il servizio ero io. Toccò a me fare la staffetta partigiana”.
Domenica anche la vicenda di Piero Conte entrerà nella Storia dell’Anp che proprio in quella giornata, in tutta Italia ma anche all’estero, festeggerà il 78esimo anniversario della caduta del regime criminale di Benito Mussolini con la “Pastasciutta Antifascista” (luoghi e programmi sono disponibili su https://www.anpi.it/eventi/ ) in ricordo di quella offerta dalla famiglia Cervi nella piazza di Campegine proprio in quel 25 luglio 1943.