di Enzo Marzo

“Nella sala dei busti, attigua a quella dove Draghi tiene le sue udienze, persino Enrico De Nicola e Alcide De Gasperi si guardano e sembrano sorridere.” Francesco Bei, V. Direttore di Repubblica, 4 febbraio 2021.

Perché ho posto questo esergo? Perché, stando in un buio fossato pieno di melma, si vede male il complesso della situazione in cui si è precipitati. E scuserete la perentorietà, dovuta alla necessaria brevità. Cerchiamo allora di prendere le distanze e vedere freddamente la condizione del nostro paese. Si parla tanto di prima repubblica, o di seconda, in troppi immaginano una terza repubblica presidenziale su base tecnocratico autoritaria. Io – e qui esprimerò solo giudizi strettamente personali – penso che siamo ancora alla Repubblica punto zero. (…)

Forse gli italiani non sanno riscattarsi dalla condanna delle loro storia, dalla propaganda fide alle lotte dei comuni, al modo con cui si realizzò la sua unità. La “fabbrica dell’obbedienza”, per dirla con Ermanno Rea, è sempre aperta. Che differenza c’è tra le veline del minculpop fascista e la retorica che in questi mesi ci sommerge? La frattura nella società italiana è profonda, a tratti riemerge intatta e, da una parte, siamo al cardinal Ruffo e i suoi lazzari, e, dall’altra, a spezzoni di società che idealmente hanno viaggiato oltre la dogana di Chiasso e hanno risentito dello spirito europeo. L’Italia non ha conosciuto la Riforma ma solo la Controriforma: in Italia in genere le riforme non sono altro che controriforme che mirano a peggiorare le condizioni del paese. (…)

La seconda repubblica non è stata che la scia della prima, solo più sfacciata. Il regime berlusconismo ha distrutto definitivamente ogni etica pubblica e privata, ha sdoganato non solo l’estrema destra ma ha posto la pietra tombale sul socialismo, il liberalismo, il radicalismo. Ha eretto la corruzione a sistema di governo comprando parlamentari, giudici, testimoni e avvocati. Ha abolito ogni differenza trafficando con i Bush come con i Putin e i Gheddafi. Un fondatore di Forza Italia è stato condannato per i suoi rapporti con la mafia. Ma tutto questo è stato quasi cancellato. E adesso siamo al gradino che più basso non si può: sembra che sia normale che un pregiudicato, con il suo passato possa essere solo immaginato come Presidente della repubblica.

Alcuni autorevoli editorialisti, proni a tutto, addirittura concepiscono l’idea che possa essere votato dalle forze di sinistra. E che l’Italia possa sopportare il prevedibile e meritato disprezzo di tutti i paesi democratici. Adesso sembra che il berlusconismo non sia mai esistito, forse perché è stato sostituito da una destra politicamente estrema, dopo il Papeete sfacciatamente eversiva, opportunistica, buffonesca e disposta a mille giravolte al giorno pur di conquistare il potere. L’unico suo punto fisso è l’accordo con i sovranisti e suprematisti europei che si dichiarano illiberali e lo provano coi fatti. Siamo ancora al cardinale Ruffo e a quei reazionari clericali che Croce definì “canagliume”. A quei politici-pagliacci che fanno finta d’essere devoti. Il risultato è davanti agli occhi, ma la pancia non ha occhi.

Eppure basterebbero i numeri. L’Italia in tutte le classifiche europee sta negli ultimi posti. Se la batte con la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Sull’informazione non ne parliamo neppure, veniamo dopo Burkina Faso e la Beciuania. In tema di corruzione, a fine marzo, nell’ultima assemblea plenaria tenutasi a Strasburgo, il Greco (organo del Consiglio d’Europa che riunisce 49 Paesi fra cui l’Italia) ha messo in evidenza che il nostro Paese non ha ancora dato piena attuazione a sette delle dodici raccomandazioni del 2017 e a oltre quattro anni dall’adozione del Rapporto “i risultati in questo settore sono progrediti nel complesso abbastanza lentamente”.

Per anni si è condannata, a ragione, la casta politica, senza accorgersi di quanto accadeva contestualmente. Purtroppo la metastasi si è estesa a tutto il corpo sociale e istituzionale. La catastrofe ha investito la magistratura, la scuola, l’impresa, l’informazione, il mondo del lavoro, la ricerca, la sanità pubblica, la difesa del territorio, la criminalità organizzata che da quattro regioni si è allargata a tutto il paese. Come per la giustizia dove la prescrizione voluta da Berlusconi ha provocato uno spaventoso sperpero di risorse pubbliche, così ci si è preoccupati giustamente dell’immigrazione, ma si è dimenticata l’emigrazione, col conseguente spreco di talenti e di denaro. Secondo i dati Istat, nell’ultimo decennio (2010-2019) sono 900mila gli italiani e le italiane che hanno lasciato il nostro paese, di cui oltre 200mila con titolo di studio uguale o superiore alla laurea. Che vanno sottratti al numero complessivo dei laureati, dato che l’Italia è il penultimo Stato in Europa per quota di laureati. (…)

Mi sembra essere nel giusto chi ha sintetizzato la degenerazione nella formula: svendere legalità in cambio di consenso. Il tutto si è potuto realizzare perché è venuto meno un fondamentale dei regimi liberali: il conflitto. Per i loro incancellabili geni anche gli ex-comunisti sono votati al compromesso. All’inciucio. Al Nazareno. È irrefrenabile la loro passione per i “fratelli in camicia nera”. È incredibile che nei periodi che sono stati al potere non abbiano neppure pensato a varare una legge contro il conflitto di interessi. Si sono fatti complici e hanno fornito a Berlusconi ben due presidenti della Rai. Ovvero della Raiset. Chi poteva fare opposizione? (..)

Forse siamo arrivati al semestre bianco. Sospiro di sollievo. Dopo il Papeete è stata sempre la nostra priorità e ossessione fare di tutto, nella legalità, ma proprio di tutto, pur di non arrivare a elezioni anticipate. Abbiamo guadagnato tempo, ma non ne abbiamo approfittato. Il Conte 2 nella fase ante-covid avrebbe dovuto caratterizzarsi come il governo della difesa e restaurazione della democrazia italiana. Ma non ha voluto o potuto farlo. Così è rimasto il governo di due colori a difesa dei posti di potere. In balìa di un avventuriero della politica disposto a tutto. “Canagliume”, ripeterebbe Croce. (…)

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