Secondo il gip di Pavia Maria Cristina Lapi l’assessore alla Sicurezza di Voghera Massimo Adriatici – che martedì sera, nel corso di una colluttazione, ha ucciso con un colpo di pistola il 39enne Youns El Boussetaoui – è pericoloso per la comunità e potrebbe reiterare il reato. Ma la ricostruzione è contestata dalla difesa del politico leghista, che ha annunciato il ricorso al tribunale del Riesame per ottenere la revoca dei domiciliari: per l’avvocato Gabriele Pipicelli non ci sono i presupposti, perché il pericolo di reiterazione “non sussiste in alcun modo”.
Eppure il giudice, nelle 19 pagine di ordinanza con cui sabato ha confermato gli arresti domiciliari disposti dal pm, ha ricordato “l’abitudine, riferita dallo stesso Adriatici, di passeggiare con in tasca o nella fondina una pistola con il colpo in canna e priva di sicura” durante le proprie ronde notturne. Usanza che “evidenzia certamente una consuetudine comportamentale che è alla base della condotta oggetto di valutazione”. E ha giudicato necessaria una “misura che limiti provvisoriamente ma fortemente la libertà di circolazione in capo a un soggetto che, per sua stessa ammissione, ha dichiarato di non essere in grado” di gestire una situazione come quella in cui si è trovato.
Inoltre, dagli elementi raccolti fino a qui dagli investigatori, risulta come Adriatici fosse solito ergersi a tutore dell’ordine pretendendo di consigliare a poliziotti e carabinieri i comportamenti da tenere. Tanto che, volendo avvertire le forze dell’ordine del fatto che El Boussettaoui importunasse i clienti del bar Ligure – di fronte al quale è partito lo sparo – non ha telefonato al 112 come un qualsiasi cittadino, ma direttamente a un numero fisso del commissariato. E i vertici delle forze dell’ordine avevano più volte avvisato la sindaca, Laura Garlaschelli, dell’incontinenza del suo assessore, delle ronde e della convinzione di dover governare da solo Voghera ma lei non aveva mai voluto – o potuto – revocargli l’incarico.