Mentre in tutta Italia si moltiplicano le firme dei magistrati a sostegno del pm di Milano Paolo Storari, per il quale il pg della Cassazione Giovanni Salvi ha chiesto al Csm il trasferimento cautelare d’urgenza e il cambio di funzioni per il caso dei verbali di Piero Amara, le vicenda Eni entra formalmente a Palazzo dei Marescialli. Il Csm ha cominciato ad audire alcuni dei protagonisti della vicenda che ha creato un vero e proprio terremoto al palazzo di Giustizia di Milano
A Palazzo dei Marescialli è stato ascoltato anche Marco Tremolada, presidente del collegio del processo Eni-Nigeria che assolse i 15 imputati e che in una nota, inviata alla Procura di Brescia e al Ministero della Giustizia, ha segnalato la presunta “irritualità” della mossa dell’aggiunto Fabio De Pasquale e del pm Sergio Spadaro: i due magistrati, secondo la ricostruzione, avrebbero tentato, in sostanza, di farlo astenere prima del verdetto.
Negli uffici giudiziari milanesi si è creata una situazione senza precedenti: parallelamente al caso Storari per i verbali di Piero Amara, si segnalano i contrasti tra uffici requirenti e giudicanti relativi a ciò che è accaduto nel dibattimento sul giacimento nigeriano. In quel processo la procura aveva valorizzato il teste-imputato Vincenzo Armanna, ex manager Eni, sul quale invece Storari raccolse prove che ne minavano la credibilità. Da qui l’accusa dei pm bresciani per De Pasquale e Spadaro di rifiuto d’atti d’ufficio. I due pm avevano inviato a Brescia passaggi di un verbale in cui Amara gettava ombre su Tremolada parlando di “interferenze” su di lui “da parte della difesa Eni”. Proprio su questo tema, secondo l’agenzia Ansa si è incentrata l’audizione di Tremolada davanti alla Prima Commissione del Csm nell’indagine aperta per accertare situazioni di incompatibilità ambientale.
Sul punto è stato sentito anche il presidente del Tribunale Roberto Bichi che già a fine marzo aveva difeso i giudici del caso nigeriano con una dura posizione nei confronti dei pm per “la gravità delle insinuazioni fatte circolare” che mettevano in dubbio la “terzietà” di chi ha giudicato. In più, sono stati ascoltati alcuni pm che hanno lavorato nel dipartimento “affari internazionali” creato appositamente da Greco e messo in mano a De Pasquale.