Riccardo Cristello deve essere reintegrato: lo ha stabilito il tribunale di Taranto. Il legale: "La sentenza dà atto del fatto che si è trattato di un licenziamento fuori luogo, avvenuto solo perché il lavoratore aveva esercitato il diritto di manifestazione del pensiero"
Acciaierie d’Italia non ha fornito “adeguata dimostrazione della giusta causa” per il licenziamento di Riccardo Cristello, 45enne impiegato tecnico nell’area amministrativa, cacciato dall’azienda dopo la pubblicazione di un post su facebook che secondo Arcelor Mittal (in quel periodo gestiva la fabbrica ionica), era stato ritenuto altamente lesivo dell’immagine aziendale. Cristello, quindi, dopo 4 mesi ha ottenuto di tornare a lavorare e soprattutto la sentenza del giudice Giovanni de Palma del Tribunale del Lavoro ionico gli ha dato ragione: quel post sulla fiction di Mediaset “Svegliati amore mio” non avevano alcun riferimento alla multinazionale dell’acciaio. “Sono felicissimo – ha spiegato Cristello a ilfattoquotidiano.it – e non so esprimerlo a parole: mi ricorderò per sempre questa giornata che aspettavo da quattro mesi. Abbiamo ottenuto giustizia – ha aggiunto il lavoratore tarantino – perché il giudice ha confermato che nel mio post non c’era alcuna volontà di colpire o insinuare nulla sul mio datore di lavoro”. Il magistrato, infatti, ha ritenuto che quelle parole facessero riferimento alle passate gestioni dell’acciaierie di Taranto e ha quindi annullato il licenziamento del 45enne per insussistenza del fatto contestato.
Tutto era cominciato il 24 marzo quando Cristello aveva pubblicato sul suo profilo facebook un post che girava da qualche settimana sui social network e che, oltre a invitare tutti a guardare la fiction girata da Ricky Tognazzi e Simona Izzo e interpretata come protagonista da Sabrina Ferilli, sosteneva che pur non essendoci alcun riferimento diretto ed esplicito al capoluogo ionico, “la fantomatica acciaieria Ghisal, altri non è che lo stabilimento siderurgico di Taranto”. Nel prosieguo del post vi era poi l’appello per la diffusione del messaggio affinché “la storia di questa bambino/a non rimanga coperta”; infine l’inciso: “In nome del profitto la vita dei bambini tarantini non conta… assassini”. Per il giudice è da escludere che quelle offese “possano essere estese alle proprietà intervenute successivamente allo svolgersi delle vicende”: in sostanza il giudice ha sostenuto che quelle parole fosse da ricondurre alle precedenti gestioni industriali e non alla gestione Arcelor, che al suo arrivo a Taranto aveva scelto la discontinuità col passato al punto da pubblicare sulle pagine ufficiali il ricordo di Lorenzo Zaratta e di Giorgio Di Ponzio, due giovanissimi morti “a causa dell’inquinamento ambientale prodotto – si legge nella sentenza – dallo stesso stabilimento siderurgico”.
“Una vittoria che appartiene certamente a Riccardo Cristello, al legale Mario Soggia, ma ancora una volta e soprattutto all’organizzazione sindacale USB” ha scritto in una comunicato stampa l’Unione Sindacale di Base, che ha sostenuto il 45enne in questa battaglia. In una nota inviata alla stampa il coordinatore provinciale Usb, Franco Rizzo, parla di un “ko” per Arcelor grazie a una sentenza che “rende giustizia ad un lavoratore ingiustamente licenziato, colpevole solo di aver espresso un pensiero che peraltro si riferiva ad una fiction con riferimenti alle precedenti gestioni. A vincere è il rispetto della libertà di esprimere il proprio pensiero. Per noi ulteriore dimostrazione della mancanza di rispetto da parte della multinazionale nei confronti dei dipendenti e delle esigenze di una intera comunità. Partiamo dalle odierne considerazioni per interrogare il Governo, sulla capacità degli attuali manager che oggi rappresentano la società – ha aggiunto Rizzo – di affrontare questioni delicatissime da cui dipende il futuro dello stabilimento e della città”.