Non servono tanti giri di parole: la famigerata riforma del processo penale della ministra Marta Cartabia, rappresenta una sberla in pieno volto verso chi crede nella Giustizia. Come ha sintetizzato il procuratore Nicola Gratteri: “Con la riforma Cartabia delinquere conviene di più”.
E’ evidente che prevedere soltanto 2 anni per un processo d’appello e 1 per la Cassazione, equivale a porre in essere un’amnistia per migliaia e migliaia di processi. Processi anche complessi come (se fosse già in vigore la riforma) quello sulla strage ferroviaria di Viareggio, il crollo del ponte Morandi, le torture compiute a Genova durante il G8 e persino quello sulla trattativa Stato Mafia. In un Paese come l’Italia non si può permettere di veicolare questo messaggio che sarebbe devastante per tutti quei cittadini che credono nella Giustizia.
Tutti auspicano che i processi siano più brevi, ma non è attraverso un colpo di spugna che si risolve un problema atavico. E’ indispensabile investire nella magistratura, ampliando gli organici specie in alcune realtà delicate come Napoli e Catanzaro, dove sarebbe reso vano tutto quel lavoro svolto dalla polizia giudiziaria e dei pubblici ministeri. A riceverne beneficio sarebbero solo migliaia di criminali a cui sarebbe garantita l’impunità, mentre le vittime non avrebbero giustizia. Il tutto anche attraverso un insopportabile raggiro semantico che sostituisce il termine prescrizione con improcedibilità.
Il M5s, sin dal suo inizio, è nato per essere un baluardo contro la corruzione e il malaffare e questa riforma rappresenta l’antitesi di tali valori su cui siamo cresciuti e su cui abbiamo ricevuto la fiducia da milioni di cittadini. Una fiducia che non possiamo tradire ed è per tale ragione che questa riforma, senza sostanziali modifiche, a mio avviso, non possiamo votarla.
La nostra forza politica ha attraversato un delicato e lungo momento di passaggio, ora con Giuseppe Conte la nostra linea è definita, sono sicuro che anche su questo argomento per noi fondativo, si agirà con determinazione e coraggio. Reputo inopportune le minacce di porre la fiducia bypassando il Parlamento, che è sovrano e deve poter intervenire in un provvedimento così importante e tanto criticato. Anche il Csm e innumerevoli esperti del settore hanno bocciato la riforma, ma la ministra sembra disinteressarsi e questa mancanza di ascolto la reputo una forma di debolezza. In questo momento, invece, dovrebbe prevalere proprio il confronto e la volontà di trovare una mediazione.
Una mediazione possibile potrebbe consistere nel posticipare la riforma per sfoltire gli arretrati e permettere un massiccio incremento negli organici che renderebbe i processi più celeri. Ma soprattutto eliminare, come del resto suggerito dal Csm, alcuni reati che non possono essere oggetto di improcedibilità. Penso, ad esempio, ai disastri ferroviari e ambientali, quelli legati alla mafia, al crollo di costruzioni e altri disastri dolosi che non possono assolutamente restare senza colpevoli. Le vittime e i loro familiari hanno il sacrosanto diritto di ricevere giustizia e questa non può venir meno per un mancato funzionamento del sistema.
La riforma Cartabia rappresenta un assist alla mafie e a quei colletti bianchi che hanno disponibilità economica per allungare i processi e sfuggire alle condanne. Con la riforma Bonafede che prevede lo stop alla prescrizione dopo una sentenza di condanna di primo grado, si garantisce la certezza della pena e questo ha fatto tremare tutto quel sottobosco di malaffare che è presente in Italia e che è ben rappresentato da certi partiti che vorrebbero ancor di più estendere l’impunità rispetto a ciò che vorrebbe la Ministra.
Gli iscritti al M5s votarono per il nostro sostegno a questo governo di unità nazionale anche con l’obiettivo di difendere “i principali risultati raggiunti”. La riforma sulla prescrizione e la certezza della pena è uno dei più importanti risultati che se volessero smantellare dovrebbe, a mio avviso, rappresentare per noi un inevitabile point break.