Un documento molto critico sull'improcedibilità, licenziato dalla sesta Commissione, avrebbe dovuto essere votato dall'organo al completo il 28 luglio, ma il capo dello Stato ha suggerito di rinviare la seduta per estendere il parere sull'intero progetto (come chiesto dalla Guardasigilli). Ermini lavora per anticipare la convocazione al 30, lo stesso giorno in cui il ddl approda alla Camera
Come chiesto dalla ministra Marta Cartabia e raccomandato dal capo dello Stato in persona, il Consiglio superiore della magistratura si esprimerà sull’intero progetto di riforma del processo penale. Ma lo farà il 5 agosto, quando il testo – nei piani del Governo – sarà già stato approvato dalla Camera con voto di fiducia. Si concretizzano così i timori di una parte dei consiglieri e i sospetti sulla tempistica dell’istanza della Guardasigilli, arrivata soltanto dopo un parere molto critico sull’improcedibilità (il contenuto cardine della riforma) approvato il 22 luglio dalla sesta Commissione, competente in materia di corruzione e antimafia.
Quel parere avrebbe dovuto essere votato dal plenum – l’organo al completo – il giorno 28, ma non è stato calendarizzato su impulso del presidente della Repubblica: che ha suggerito al Csm l’opportunità di “posticipare – anche soltanto di pochi giorni – l’iscrizione della pratica all’ordine del giorno (…) affinché il Consiglio dia il proprio parere sul complesso della riforma, così da consentire al Parlamento (…) di avvalersi di un’approfondita e completa valutazione tecnica“. Quella valutazione tecnica, però, quasi certamente alla Camera non arriverà in tempo: perché il documento – che la sesta Commissione conta di licenziare entro la fine della settimana – sarà approvato dal plenum in seduta straordinaria il prossimo 5 agosto, mentre la discussione sulla riforma con annessa questione di fiducia inizierà venerdì 30 luglio.
“Se si chiede al Csm un parere su una riforma complessa e articolata, si deve poi consentire allo stesso Csm di fornire il suo contributo. La questione di fiducia posta il 30 luglio renderebbe impossibile farlo”, diceva qualche giorno fa, intervistato da Repubblica, il consigliere togato dei progressisti di Area Giuseppe Cascini. “L’effetto paradossale – spiegava – sarebbe di sottrarre alla conoscenza della Camera e dell’opinione pubblica il contenuto del parere sull’improcedibilità che la Commissione ha già elaborato”. Per questo, a quanto si apprende, il vicepresidente Ermini sta lavorando per anticipare il plenum straordinario alla stessa data del 30 luglio, o al massimo al 31.