Si potrebbe sintetizzare così l’immagine-simbolo che l’attuale amministrazione di Tavullia, sul finire della propria legislatura, lascerà in eredità ai propri cittadini e al mondo, col progetto di “riqualificazione” dell’unico spazio di verde pubblico adiacente le mura medioevali del piccolo borgo fortificato, sul versante mare – ovvero su una prospettiva a oltre 180 gradi che dalle prime colline del San Bartolo scopre il tratto adriatico sino a Cervia e, più a ovest, a San Marino, al Monte Carpegna, al Sasso Simone e Simoncello, alle imperiose rocche di Montefiore Conca e Mondaino e a quelle piccolissime frazioni di paesaggio in cui si scorgono, nei giorni perfetti, i Torricini di Urbino.

Un luogo, come chiunque può intendere, di particolare bellezza e grazia naturale, l’immagine piena e perfetta di ciò che rappresentano le Marche, come architettura e come paesaggio: da secoli, e per di più in una collocazione “sensibile”. Proprio là dove le Marche si aprono alla Romagna e raccontano la loro storia di tutela, di bellezza, di conservazione, di recupero: come è stato il caso della ricostruzione del Cassero di ingresso al borgo, distrutto dal secondo conflitto mondiale, e ricostruito con criteri di stretta filologia architettonica per merito della precedente amministrazione.

Ora, questa perfetta cartolina, che si sarebbe potuta largamente arricchire con la valorizzazione di tutti i suoi terrazzamenti verso il mare, nell’esclusiva proiezione perpendicolare del paese verso la costa, verrà insultata da una macchina carnevalesca, fatta di polli, funghetti, nanetti, trombe parlanti e altre delizie di questo genere, rigorosamente di plastica o di cartapesta, con la pretesa che il tutto sia gioiosamente accolto come “riqualificazione” delle mura medioevali. Mura che, del resto, sono da anni usurpate da immensi striscioni di plastica di cui l’ultimo (che vanta ben “280 fotografie”) delle dimensioni di “metri 18×10”, cioè 180 metri quadrati accanto al Cassero medioevale.

Infatti, in questi giorni, il Comune ha iniziato i lavori di sistemazione dell’ex area verde adiacente alle mura, che lo ricordiamo sono un bene vincolato, per fare spazio a una gigantesca installazione carnevalesca, dal “bel nome evocativo” di Yellow Park, che di fatto stravolgerà le mura e privatizzerà i giardini per farne un fan park con annessa osteria e bar.

Non si vuol dire, con tutto questo, che l’Amministrazione non possa pensare, a scopi turistici, a un parco tematico. Ma non in adiacenza al proprio patrimonio storico e architettonico, non offendendo i valori di tutela ambientale e paesaggistica, non totalmente dimenticando di praticare scelte democraticamente partecipate. Una decisione di questo impatto avrebbe avuto necessità di pareri degli organi di competenza e meritato sondaggi, discussioni, partecipazione della cittadinanza.

Una scelta priva di cultura e anche semplicemente di storia; eppure nelle Marche, e nell’Italia intera, ci sono dei paesi, come Tavullia, che potrebbero dare un volto alla bellezza e alla civiltà. Un volto alla memoria del ben fare.

Da una segnalazione di Tiziana Mattioli, Socia Italia Nostra Valmarecchia

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