Quando si comincia a parlare di obbligo vaccinale c’è sempre chi corre a interpellare qualche sapiente, che puntualmente elargisce la propria saggezza. Tra le ultime prese di posizione si segnala quella dell’ex giudice costituzionale, già presidente della Corte Costituzionale, ex ministro della Giustizia (primo governo Prodi) Giovanni Maria Flick, che dalle pagine de La Repubblica fa sapere che l’obbligo vaccinale non ha nessuna controindicazione, anzi: “La Costituzione lo prevede”. Veramente la Costituzione, ed in particolare l’art. 32, prevede che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Quindi è vero che la legge può prevedere trattamenti sanitari obbligatori (i cosiddetti “TSO”) – tra cui anche campagne vaccinali preventive – ma dire che la Costituzione “prevede l’obbligo vaccinale” è come dire che andare in aereo prevede l’uso delle maschere per l’ossigeno: è un’eccezione alla regola che si applica in condizioni di emergenza.
E comunque è anche un po’ la scoperta dell’acqua calda: se c’è scritto a chiare lettere in Costituzione, che bisogno c’è di andare a scomodare Flick? Infatti è molto più interessante l’altra parte della risposta, ovvero la tesi per cui l’obbligo vaccinale “non avrebbe alcuna controindicazione”. In linea di principio, in un ordinamento liberale qualsiasi “obbligo” dovrebbe destare qualche sospetto, tanto più se incide così profondamente e materialmente sulla libertà di autodeterminazione del singolo. Nel necessario contemperamento tra diritti e libertà del singolo e diritti e libertà della collettività, la limitazione della libertà individuale in un ordinamento liberale è sempre un ricorso estremo, da utilizzare con enorme cautela. Infatti di controindicazioni ne ha eccome – ne cito alcune.
1. Gli obblighi sono stupidi e diseducativi. Non pongono il singolo davanti ad un’alternativa, che gli permetta di formarsi e prendere una scelta informata, lo obbligano e basta. Società dotate di una cultura democratica indubbiamente più spiccata della nostra non ricorrono quasi mai all’obbligo: basta prendere esempio dalla vicina Svizzera, dove moltissime importanti decisioni vengono prese per voto popolare, dopo che i cittadini sono stati (o si sono) informati. Soprattutto in materia sanitaria è fondamentale che il singolo venga informato estesamente, invece che obbligato: cito il dott. Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto Mario Negri, che si è più volte espresso in tal senso.
2. Gli obblighi alimentano le posizioni estremiste contrarie: obbligare la popolazione a vaccinarsi è il più bel regalo che si possa fare ai no-vax, che avrebbero grande facilità a fare proselitismo.
3. L’obbligo – specie in Italia – è sempre indigesto. Il singolo è più stimolato a seguire una raccomandazione (ben motivata) che a sottoporsi ad un’imposizione: è un meccanismo psicologico del tutto pacifico, come spiegano gli specialisti.
4. Ricorrere ad un obbligo (vaccinale o di altro genere) costituisce un precedente: in futuro, altri Parlamenti con altre maggioranze potrebbero facilmente introdurre obblighi di diverso contenuto (per esempio la castrazione chimica per stupratori tanto cara al liberalissimo Matteo Salvini), magari non così graditi a Flick – neanche nel suo ruolo di nonno (“Non siamo solo giuristi, siamo anche nonni.”). Come farebbe poi la Corte Costituzionale a cassare l’uno e salvare l’altro?
5. L’obbligo vaccinale è di dubbia utilità pratica: in Italia sono già previste 10 vaccinazioni obbligatorie. Analizzando i dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità scopriamo che la relativa percentuale di immunizzazione è in linea con quella di altri paesi (come la Germania o la Spagna) in cui l’obbligo non esiste. Addirittura, l’immunizzazione contro il morbillo è superiore in Germania.
Allora non può stupire se proprio la Germania per bocca della Cancelliera Merkel ha più volte confermato che non è prevista l’introduzione di un obbligo vaccinale anti Covid. Perché mai in Italia dovrebbe valere un altro principio (questo in sintesi si chiede, giustamente, Gilberto Corbellini, professore ordinario di storia della medicina e di bioetica alla Sapienza)?
Tutto ciò naturalmente non significa che i TSO siano sempre incostituzionali. Semplicemente, citando l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, sono “il rimedio ultimo”. Ricorrere all’extrema ratio prima di aver verificato che ve ne sia la necessità (anche qui: i dati attuali rivelano che in Germania quasi il 50% della popolazione è già completamente vaccinata contro il covid, mentre in Italia la percentuale è lievemente inferiore) e che non esistano rimedi alternativi (dispositivi di sicurezza, test, strategie di riduzione dei contagi etc.), questo sì sarebbe incostituzionale: il ragionamento è del costituzionalista tedesco Volker Boehme-Neßler, ma è universale ed inderogabile.
Svendere la libertà con troppa disinvoltura significa rinunciare a ciò che la nostra democrazia liberale ha di più caro, fondamentale e – ricordiamolo – sempre più raro.