La nota dell'Associazione nazionale magistrati del capoluogo veneto: "Pare evidente che una riforma siffatta, pur astrattamente condivisibile sul piano del principio della ragionevole durata del processo ad essa sotteso, rischia di mandare letteralmente in fumo un numero elevatissimo di procedimenti anche per reati di elevato allarme sociale, quali maltrattamenti, omicidi stradali, bancarotte fraudolente e reati tributari"
La riforma della giustizia penale, in particolare l’improcedibilità del processo d’appello oltre i due anni “potrebbe avere effetti devastanti sui processi in corso e su quelli futuri frustrando in maniera irreversibile le esigenze di contrasto a gravi fenomeni di criminalità, anche organizzata, della nostra Regione”, è quello che scrive in una nota la Giunta esecutiva di Venezia dell’Associazione nazionale magistrati. “Allo stato – precisa la nota – circa il 59% dei processi ad oggi pendenti in corte d’Appello risulta iscritto al ruolo da oltre due anni. Pare evidente che una riforma siffatta, pur astrattamente condivisibile sul piano del principio della ragionevole durata del processo ad essa sotteso, rischia di mandare letteralmente in fumo un numero elevatissimo di procedimenti anche per reati di elevato allarme sociale, quali maltrattamenti, omicidi stradali, bancarotte fraudolente e reati tributari. Ulteriori effetti distorsivi prevedibili riguardano la contrazione del ricorso a riti alternativi e l’aumento esponenziale dei giudizi civili di risarcimento da reato”.
L’Anm di Venezia chiede “un regime differenziato che tenga conto della gravità dei reati oggetto di giudizio e della complessità istruttoria, nonché un adeguato periodo transitorio che consenta agli Uffici del Distretto di calibrare al meglio le già scarse risorse organizzative disponibili. Pare, altresì, superfluo evidenziare come una riforma di tale portata debba essere accompagnata da una rivisitazione radicale degli organici aumentando in maniera adeguata il numero dei magistrati e del personale amministrativo e potenziando il processo telematico”.
Critico è pure il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani che si dice “fortemente contrario alla improcedibilità dell’appello per decorrenza dei termini. Una vera e propria tagliola per i processi. Si rischia di assistere a una proliferazione di ricorsi in secondo grado da parte degli imputati mentre l’obiettivo dovrebbe essere di eliminare gli appelli pretestuosi e fatti solo per guadagnare tempo. Così mi desta perplessità la previsione in capo al legislatore di criteri di priorità in tema di esercizio dell’azione penale, quando sarebbe preferibile una sostanziale depenalizzazione”. Sottani si è detto favorevole solo alla parte della riforma che punta su informatizzazione e organici degli uffici.