Le auto private di due agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere femminile di Rebibbia a Roma sono state incendiate a causa un lancio di molotov nel parcheggio dell’istituto di pena. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) esprime “solidarietà alle due colleghe” ed auspica che si faccia luce sull’episodio che definisce “grave e inquietante“. “Bisogna chiarire se, come sembra, si è trattato di una vera e propria intimidazione da parte di persone non identificate, che hanno incendiato le auto delle due poliziotte nella notte” dichiara il segretario Generale Donato Capece, che stigmatizza le “molte prese di posizione inneggianti all’odio verso il Corpo di polizia penitenziaria ed i suoi singoli appartenenti da parte dell’area extraparlamentare ed antagonista in tutta Italia”, giunte “dopo le gravi vicende di Santa Maria Capua Vetere”.

Lo definisce “un campanello di allarme” il segretario del Sindacato del corpo di polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, ricordando che altre molotov erano state lanciate una decina di giorni fa sul muro di cinta dello stesso carcere .”Il sistema penitenziario è sotto attacco – avverte il sindacalista – dobbiamo fare attenzione a non buttare benzina sul fuoco”. “Vogliamo augurarci che si tratti di eventi circoscritti a Roma, ma purtroppo non ci sembra sia così – dice Di Giacomo -. La realtà è che la visita alla casa circondariale Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) del presidente del Consiglio, Mario Draghi e del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, oltre ad essere interpretata da settori consistenti di criminalità e di detenuti come delegittimazione di uomini e donne in divisa, ha alimentato forti aspettative”.

Secondo Di Giacomo l’attesa spasmodica è per provvedimenti di scarcerazione sino a 6 anni ancora da scontare che, come sostengono esperti giuridici, sono irrealizzabili, con il risultato di produrre ulteriore delusione e provocare tensioni negli istituti penitenziari che sarà difficile prevenire. “Senza valutare gli effetti su tutte le persone e le loro famiglie che hanno subito fatti di grave criminalità”. La Commissione d’indagine Dap voluta dalla Ministra Cartabia su quanto è accaduto nelle carceri con le rivolte dei detenuti di marzo-aprile 2020 “ha perciò un compito gravoso da assolvere” e va sottratta “a tentativi di estendere il clima di delegittimazione del personale penitenziario scongiurando che si occupi anche di quelle vicende che sono state oggetto di indagini delle Procure ed archiviate da tempo”.

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