L’informativa firmata dai finanzieri guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci, che ilfattoquotidiano.it è riuscita a visionare, Baldassarri, nel 2017 candidata sindaco con l'appoggio del centrodestra, si sarebbe presentata in almeno due occasioni nel bar gestito dai familiari di Michele Cicala, il boss arrestato ad aprile perché ritenuto dalla Dda di Lecce a capo di un clan mafioso in contatto con gruppi campani e lucani
Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, ha sospeso dalle funzioni di direttrice del carcere di Taranto, Stefania Baldassarri. Il provvedimento è stato adottato – a quanto si apprende da fonti dell’amministrazione – sulla scorta di un’informativa della Dda di Lecce, secondo la quale la direttrice sarebbe coinvolta in condotte irregolari nell’interesse di un detenuto, presente nello stesso istituto penitenziario, indagato per il reato di 416 bis, l’associazione a delinquere di tipo mafioso.
L’informativa firmata dai finanzieri guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci, che ilfattoquotidiano.it è riuscita a visionare, Baldassarri si sarebbe presentata in almeno due occasioni nel bar gestito dai familiari di Michele Cicala, il boss arrestato ad aprile perché ritenuto dal pm Milto De Nozza della Direzione distrettuale antimafia di Lecce a capo di un clan mafioso che aveva avviato con gruppi campani e lucani un redditizio contrabbando di gasolio agricolo e reinvestito parte dei proventi in una serie di attività commerciali nel Tarantino. Secondo i finanzieri, in quelle “visite” al bar, la direttrice Baldassari avrebbe avuto colloqui con i parenti del presunto boss riportando informazioni e invitando a chiamarlo.
A certificarlo secondo gli investigatori sono state le intercettazioni tra Cicala e la moglie: quest’ultima infatti in almeno due colloqui avrebbe raccontato al marito “è venuta la direttrice al bar: ‘scrivigli mi raccomando così sta meglio’… no ma era gentile… cioè è venuta buona e ha detto ‘che sei molto fiducioso che stai bene’”. Per le Fiamme gialle “sebbene il bar Primus Borgo si trovi lungo uno dei possibili percorsi che la direttrice può percorrere per raggiungere la propria abitazione, considerate le circostanze – si legge nell’informativa – non si comprendono le ragioni per le quali dovesse necessariamente fermarsi presso il predetto locale fornendo rassicurazioni sull’umore del Cicala”.
Per gli investigatori è “singolare e di particolare premura l’attenzione riservata dalla direttrice della Casa Circondariale di Taranto verso il detenuto Michele Cicala, la quale recandosi presso una delle attività riconducibili al predetto e sottoposte a sequestro, raccomanda ai familiari del Cicala di scrivergli per esprimergli conforto, tenuto presente che nel periodo di detenzione, causa anche della situazione pandemia il Cicala, alla stregua di tutti gli altri detenuti, ha avuto molteplici modi per comunicare mensilmente: 3 colloqui in presenza; 6 videochiamate Whatsapp e 4 chiamate telefoniche”.
Tra gli addetti ai lavori, però, c’è chi sostiene che questi episodi siano in realtà la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La gestione Baldassarri, in carcere, infatti, era finita soprattutto negli ultimi anni al centro di una serie di vicende anche giudiziarie. Il carcere ionico, infatti, era finito al centro della cronaca quando indagini delle forze dell’ordine avevano scoperto un significativo traffico di droga all’interno delle celle. In alcuni casi, gli stupefacenti venivano consegnati addirittura con l’utilizzo di droni che dall’esterno della struttura penitenziaria raggiungevano in volo le finestre delle celle di alcuni detenuti.
Non solo. In questi anni altre indagini hanno portato all’arresto di alcuni agenti della polizia penitenziaria che, secondo l’accusa, in cambio di denaro svolgevano le funzioni di postino per i detenuti. Infine anche la gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia aveva scalfito la direzione: nel carcere di Taranto – tra i più sovraffollati d’Italia con 689 detenuti a fronte di una capienza massima di 304 persone – circa un mese fa, era stato individuato un focolaio Covid. Eppure della sua capacità di gestione del carcere, Stefania Baldassari ne aveva addirittura fatto un cavallo di battaglia durante la campagna elettorale del 2017 che la vedeva candidata alla carica di sindaco. A capo di una serie di liste civiche, Baldassari aveva riunito intorno a sé anche l’intero centrodestra ionico, ma la sua corsa si è arrestata al ballottaggio che ha visto la vittoria del centrosinistra con Rinaldo Melucci.