15, 26, 33….e probabilmente non è finita. Sono i miliardi di dollari di ricavi che Pfizer prevede di incassare nel 2021 grazie alle vendite di vaccini Covid. In pochi mesi le stime della casa farmaceutica statunitense sugli incassi garantiti dalle fiale sono raddoppiate. Il medicinale sviluppato con la tedesca BioNtech (destinataria di cospicui finanziamenti statali per la produzione del farmaco) è insomma una miniera d’oro che si scopre sempre più profonda. E destinata a garantire guadagni per molto tempo, visto che i vaccini andranno ciclicamente ripetuti e “aggiornati”. Nell’ultimo anno il valore di borsa di Pfizer è cresciuto di quasi il 20% toccando i 235 miliardi di dollari, quella di BioNtech è triplicata raggiungendo i 70 miliardi. Quadruplicato il valore della concorrente Moderna. Allo stato dei contratti già siglati Pfizer si attende quest’anno di consegnare 2,1 miliardi di dosi. Sinora sono state vendute un miliardo di dosi.
Nonostante la pioggia di dollari, Pfizer si è impegnata con le altre case farmaceutiche a stelle e strisce in una vigorosa azione di lobbying nei confronti di Washington e Bruxelles per ottenere l’esclusione dal nuovo regime di tassazione internazionale. Quello che prevede tra l’altro un’aliquota minima globale del 15% che vanifica il ricorso ai paradisi fiscali. Solo quest’anno Pfizer ha già speso quasi 7 milioni di dollari nella sua attività di lobbying negli Stati Uniti. Non che sinora il fisco sia stato particolarmente esigente nei confronti dei colossi delle medicine. Negli ultimi 10 anni Pfizer ha subito un prelievo medio effettivo sui suoi utili del 5,8% l’anno, Johnson & Johnson del 10,8%. Né Pfizer, né Johnson & Johnson, né Moderna hanno mai considerato la possibilità di ridurre il costo delle fiale per i paesi più poveri.